Grasso: “Per combattere la
mafia, anche uno striscione conta”.
15/01 Nella lotta alla criminalita' organizzata anche uno striscione
con su scritto 'E adesso ammazzateci tutti' - come quello dei ragazzi
di Locri, dopo l'omicidio del vicepresidente della regione Calabria
di Francesco Fortugno - "non lascia indifferente la mafia, perche'
indica una nuova presa di responsabilita' e coscienza soprattutto
da parte dei giovani, e la criminalita' organizzata teme l'opinione
pubblica e ha bisogno di consenso". Lo ha detto il procuratore
nazionale antimafia Pietro Grasso intervistato, stasera, da Fabio
Fazio nel corso della trasmissione 'Che tempo che fa' in onda su Rai3.
Il capo della Dna ha anche detto che "non e' vero che negli ultimi
anni c'e' stato un indebolimento del pool antimafia di Palermo, perche'
si e' indagato in ogni direzione con molti politici arrestati o rinviati
a giudizio per collateralismo alla mafia". "Piuttosto -
ha aggiunto Grasso - ci sono state tante leggi e interpretazioni della
Cassazione e della Consulta che hanno indebolito la lotta ai clan:
come il patteggiamento allargato o il rito abbreviato che concedono
sconti di pena per cui, oggi, non e' piu' conveniente diventare collaboratore
di giustizia". I pentiti, infatti, sono "diminuiti in qualita',
seppur non in numero". Grasso, inoltre, ha ribadito - come gia'
fatto davanti alla Commissione Antimafia - la necessita' di migliorare
la collaborazione internazionale tra gli stati perche' il crimine
organizzato e anche i terroristi dell'Eta o di Al Qaeda "operano
su scala globale". Infine, a Fazio che gli chiedeva "se
in questo ultimo anno, il suo sogno di poter un giorno leggere ai
nipoti un libro che inizia dicendo 'C'era una volta la mafia', ha
fatto dei passi avanti?", Grasso ha risposto che l'unico passo
avanti "e' che da mio figlio sta per nascere un nipote".
Bianchi (Progetto Calabrie): “Va
capita la lezione dell’omicidio Fortugno. Estirpare la malapianta
della violenza”
15/01 ''Nessuno ci obbliga a condividere supinamente, e non lo abbiamo
mai fatto, le scelte del Presidente Loiero e della sua Giunta, ma
al contempo nessuno ci ha investito del compito di fare i revisori
o i censori di quelle scelte. Io credo che a noi spetti il diritto-dovere
di valutare i comportamenti e le azioni dell'attuale governo regionale
senza subordinazioni di sorta ma avendo ben presente, nel caso qualcuno
l'avesse dimenticato, che abbiamo contribuito significativamente alla
sua affermazione''. E' questo uno dei passaggi piu' significativi
della relazione che Alessandro Bianchi, rettore dell' Universita'
Mediterranea, ha tenuto alla Conferenza programmatica di Progetto
Calabrie, movimento politico di cui lo stesso Bianchi e' uno dei dirigenti.
''Sarebbe miope, comunque - ha aggiunto Bianchi - non riconoscere
i cambiamenti che sono intervenuti nell'azione di governo della regione.
Certamente non mi sfugge l'esistenza di problemi, di incertezze e
di discrasie nell' azione di questo Governo regionale e della sua
maggioranza, ma insisto sul fatto che noi non dobbiamo assumere l'atteggiamento
del difensore civico, che ad ogni manchevolezza fa sentire la propria
voce in merito. Noi siamo un soggetto politico con un suo progetto
politico e, dunque, dobbiamo in primo luogo portare avanti le nostre
linee sulle grandi questioni - l'economia, l'occupazione giovanile,
il welfare, la tutela del territorio, lo sviluppo dell'imprenditoria
e via dicendo - e quando queste linee non collimano con quelle della
Regione, dobbiamo farlo rimarcare e proporle con ancora maggiore insistenza.
Per quanto mi riguarda posso riferire di due aspetti dei quali ho
diretto riscontro. Uno e' quello della politica urbanistica, per la
quale vedo che l' assessore Tripodi, eletto anche con i nostri voti,
sta portando avanti con determinazione una linea di profondo rinnovamento
della pianificazione del territorio regionale, che e' una delle chiavi
di volta dello sviluppo di questa regione. L'altro e' quello della
politica universitaria, per la quale vedo l'incisivo lavoro che sta
conducendo l' assessore Principe per la definizione di un piu' ampio
e proficuo rapporto tra Regione e sistema universitario calabrese.
Per entrambi gli aspetti la mia valutazione, dunque, e' largamente
positiva e tale da motivare il piu' ampio consenso nei confronti dell'
azione regionale''. ''E, allora - ha sostenuto ancora Bianchi - nessuna
acquiescenza verso il governo Loiero, ma nessuna rincorsa alla revisione
quotidiana dei suoi atti e nessuna velleitaria richiesta che faccia
in poco tempo quello che non e' stato fatto per cosi' lungo tempo.
Un nuovo modello, basato prioritariamente sulla valorizzazione di
risorse endogene, non potra' applicarsi se non avremo creato alcune
condizioni di base e se non avremo, appunto, fertilizzato il terreno
su cui impiantare lo sviluppo. Il primo fertilizzante e' la sicurezza
e, quindi, la sua precondizione: la legalita'. Per questo, la lezione
dell' omicidio Fortugno va capita fino in fondo. Va capito che non
possiamo accettare di convivere con questa malapianta della violenza
e del malaffare che si annida nel corpo della societa' calabrese,
ne inquina le istituzioni, ne corrode le coscienze, ne devasta la
vita civile e, dunque, dobbiamo capire che cosa dobbiamo fare per
estirparla. Dobbiamo, anzitutto, tenere alta la guardia, facendo in
modo che il moto di ripulsa seguito all' eccidio non lasci come sempre
il campo al rassegnato oblio della vita quotidiana. Si tratta, per
ciascuno di noi, di avere coscienza del fatto che ogni giorno, nel
nostro fare quotidiano, una parte dei nostri pensieri e delle nostre
energie vanno dedicati a combattere questa battaglia, vanno dedicati
a contrastare la malapianta''. ''Quanto alla questione del metodo
- ha detto ancora Bianchi - riguarda strettamente la stagione elettorale
verso la quale stiamo andando e si sostanzia in una sola parola: primarie,
primarie, primarie! Le primarie sono il vero contraltare della legge
truffa come hanno dimostrato ormai molteplici esperienze: da Vendola
in Puglia, a Borsellino in Sicilia, passando per Prodi in campo nazionale,
fino ad arrivare a Rombola' a Soverato. E nessuno deve dirlo a noi
di Progetto Calabrie, che delle primarie siamo stati tra i promotori
riuscendo ad ottenere per le elezioni regionali l' Assemblea dei grandi
elettori di Lamezia, che con tutti i suoi limiti possiamo a buon diritto
considerare la madre di tutte le primarie. Tuttavia l'insegnamento
delle esperienze di questi mesi - soprattutto quella esaltante per
l'investitura di Prodi - non ha portato ad un definitivo salto in
questa direzione a motivo della spinta in direzione contraria imposta
dalla legge truffa. Dobbiamo, allora, lavorare per superare questo
stallo, convincendo i partiti che il metodo delle primarie, se a prima
vista sembra limitarne la capacita' di scelta, in realta' ne amplifica
enormemente la portata politica, costruendo basi di consenso di assai
maggiore consistenza. Si tratta di un' operazione di lungimiranza
politica che finora l' elettorato ha mostrato costantemente di premiare''
Margherita al convegno su Fortugno:
“Accogliere le istanze dei giovani”
15/01 La figura di Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre
scorso, e' stata ricordata nel corso della riunione della Direzione
provinciale di Reggio Calabria della Margherita. A commemorare Fortugno
e' stato il coordinatore provinciale del partito, Giuseppe Francesco
Sera. ''Francesco Fortugno - ha detto Sera - restera' nel ricordo
sempre vivo come persona, come politico e per il merito di avere organizzato
la Margherita in ogni paese, facendola diventare, da piccola cosa,
un grande partito, il primo della provincia di Reggio Calabria''.
Nel corso della riunione si e' parlato anche delle prossime elezioni
politiche. Sera, a tale proposito, ha sottolineato la ''necessita'
di un ampio rinnovamento, considerando - ha detto - che la gente e
tutte le istanze che salgono dal mondo giovanile, dopo il delitto
di Fortugno, richiedono, insieme alla giustizia, il ricambio di una
classe dirigente che finora non e' stata capace di rinnovare la societa'
e di combattere la mafia. C' e' da stare molto attenti a chi si mette
in lista affinche' non si determinino zone d'ombra o contiguita' con
ambienti malavitosi. Anzi, bisognerebbe puntare sui simboli antimafia
nei quali la gente si riconosce''.