Il virus dell’aviaria in Italia.
21 cigni colpiti, 5 morti. Uno in Calabria. Preso a Vibo e morto a
Cosenza in un centro recupero animali. Scattate le misure precauzionali:
vietata la vendita delle carni sensibili così come vietato
il trasporto dei volatili vivi. Nessun rischio per l’uomo.
11/02 Il virus H5N1 dell'influenza aviaria e' arrivato in Italia.
L'allarme e' scattato oggi in CALABRIA, Sicilia, e Puglia, dove un
totale di 21 cigni migratori sono risultati positivi ai test: in cinque
casi, ha confermato il Centro nazionale di riferimento di Padova,
e' stata accertata la presenza del virus H5N1 altamente patogeno.
L'allarme aviaria, dopo aver toccato Turchia ed Africa, ha dunque
colpito anche il nostro Paese, e nuovi casi sono stati confermati
anche in alcuni cigni selvatici in Grecia e Bulgaria. Il ministro
della Salute Francesco Storace, che in mattinata ha riferito dei primi
casi di contagio in Italia nel corso di un Consiglio dei ministri
ed informato anche il presidente della Repubblica, invita pero' a
non fare allarmismi: ''C'e' preoccupazione ma non allarme - ha affermato
Storace - ed esiste una relativa tranquillita' per la salute umana,
dal momento che i casi di contagio riguardano uccelli selvatici e
mai, sino ad oggi, si sono verificati casi di contagio da animali
selvatici all'uomo''. Nessun pericolo neppure dal consumo di carne
pollo: quello italiano, ha ribadito il ministro, e' sicuro e certificato.
Tra le misure decise , Storace ha annunciato di aver emesso un'ordinanza
che vieta temporaneamente la movimentazione di uccelli vivi nelle
zone colpite. Intanto, per domani e' prevista la riunione dell'unita'
di crisi sull'aviaria per stabilire ulteriori misure e martedi' il
ministro riferira' in Parlamento. Prima di allora, nella giornata
di lunedi', Storace si rechera' in alcune delle zone dove sono stati
riscontrati i primi casi italiani di infezione da virus H5N1.
- VIRUS H5N1 IN SICILIA, PUGLIA E CALABRIA: 21 CIGNI COLPITI Sono
21, ad oggi, i cigni morti che risultano colpiti dal virus H5N1 ed
i cui campioni, provenienti da Sicilia, Puglia e Calabria, sono stati
analizzati nell'Istituto di riferimento nazionale per l'aviaria di
Padova. Per ora, ha confermato Storace, solo su 5 cigni e' stato riscontrato
il virus ad alta patogenicita'. Accertamenti sono in corso su altri
campioni animali provenienti da queste regioni.
- DOMANI UNITA' DI CRISI CON ASSESSORI Domani, l'unita' di crisi sull'aviaria
incontrera' gli assessori delle tre regioni dove sono stati riscontrati
i casi: Sicilia, Calabria e Puglia.
- STORACE, RELATIVA TRANQUILLITA' PER SALUTE UMANA Esiste una relativa
tranquillita' per la salute umana mentre esistono motivi di preoccupazione
per quella veterinaria, ha precisato Storace. Il ministro ha anche
spiegato che l'Italia e' in contatto con l'Unione europea per un'analisi
piu' completa della situazione: "I flussi migratori - ha detto
- dal Sud si sarebbero spostati verso l'Italia a causa dell'eccezionale
freddo nelle zone dei Balcani". Ma l'invito e' ad evitare ogni
allarmismo: ad oggi non risultano casi, ha ricordato il ministro,
di contagio da animale selvatico all'uomo, mentre nessun caso di infezione
si registra tra gli animali di allevamento sul nostro territorio.
- FIRMATA ORDINANZA CON NUOVE MISURE Scatta da oggi per cinque province
il blocco della movimentazione di carne e animali dopo l'individuazione
di cigni infettati dal virus H5N1. La misura e' contenuta nell'ordinanza
che il ministro della Salute ha firmato oggi e che e' stata inviata
alle regioni e ai servizi veterinari in tutta Italia. Il provvedimento
accompagnato da una lettera consiglia di applicare misure di profilassi
per tutti coloro che hanno avuto contatti con uccelli morti o vivi
sospettati di essere malati. Nel caso specifico non dovranno essere
sottoposti, ha spiegato Donato Greco direttore del centro per il controllo
delle malattie, al trattamento antivirale. I farmaci sono comunque
disponibili, ha aggiunto il responsabile, qualora le condizioni ne
indicassero l'utilizzo. In tutto ci sono 170 mila cicli di antivirali
ai quali si aggiungeranno altre 50 mila dosi a marzo. Storace ha anche
spiegato come, in base alla nuova ordinanza, funzioneranno i controlli.
In ogni zona colpita i sindaci e i responsabili delle Asl dovranno
preparare la lista degli allevamenti. Dal punto di ritrovamento dell'animale
infetto si segnera' un cerchio ideale con tre chilometri di raggio.
Quest'area rappresentera' quella cosiddetta di protezione. Tutti gli
allevamenti della zona dovranno essere sottoposti a controlli. In
un raggio di 10 chilometri, sempre dal punto di ritrovamento degli
animali ammalati, verra' invece delineata l'area di sorveglianza,
dove i controlli potranno essere minori. Nella prima zona il blocco
delle movimentazioni sara' di 30 giorni, nella seconda di 21 giorni.
- ESPERTI CONCORDANO, PER ORA NON C'E' ALLARME PER L'UOMO Il virus
H5N1 dell'influenza aviaria non rappresenta, al momento, un pericolo
reale e di vasta scala per la salute umana. Perché lo diventi
sono necessari una serie di passaggi e, soprattutto, e' necessario
che si verifichi il cosiddetto 'salto di specie', ovvero la mutazione
che farebbe dell'attuale H5N1 un virus capace di innescare l'infezione
da uomo a uomo. A ribadirlo il virologo Mauro Delogu e il microbiologo
Michele La Placa. Mutazione, affermano gli esperti, che potrebbe anche
non avvenire mai: la possibilita' teorica, cioé, esiste ma
la probabilita' concreta che cio' avvenga e' estremamente ridotta.
Vietata per 21 giorni la movimentazione
degli animali vivi
Il ministro della Salute ha firmato un'ordinanza che vieta per ventuno
giorni la movimentazione di animali vivi, sensibili al virus dell'aviaria.
Il blocco varra' per ventuno giorni ma solo nelle province delle tre
regioni (Sicilia, Calabria e Puglia) dove sono stati riscontrati gli
animali infetti. Fra le province dovrebbe esserci Taranto, Vibo Valentia,
Ragusa, Catania, Messina e Siracusa. Il provvedimento stabilisce anche
delle norme per la protezione del personale che andra' ad effettuare
i controlli. Si indicano anche i meccanismi per realizzare i controlli,
attraverso zone epicentriche di 10 chilometri, a partire dal punto
dove sono stati trovati animali infetti. Il provvedimento e' ancora
in corso di scrittura.(
Il cigno morto in Calabria trovato
il primo febbraio a Vibo e morto a Cosenza
E' stato trovato il primo febbraio scorso sulla riva del lago Angitola
da dipendenti del Consorzio di bonifica, il cigno morto in Calabria
e risultato affetto dall' influenza aviaria. A riferirlo e' stato
il responsabile del Wwf di Vibo Valentia, Giuseppe Paolillo, che oggi
sta partecipando, insieme al direttore generale dell' As di Vibo,
Francesco Talarico, e del direttore del Servizio veterinario della
stessa As, Francesco Massera, ad un sopralluogo dove il cigno e' stato
trovato. Secondo quanto riferito da Paolillo, l' animale e' stato
poi portato in un centro di recupero di Cosenza dove e' morto. Da
qui e' stato poi portato nel centro zooprofilattico di Portici per
gli esami.
Ass. Lo Moro: “Attivate le
misure adeguate e l’unità di crisi”
''La Regione ha attivato le misure piu' adeguate al fine di prevenire
eventuali epidemie da influenza aviaria. L' assessorato segue costantemente
la situazione, in contatto continuo con il Presidente Loiero''. Lo
ha dichiarato l' assessore alla Sanita' della Regione Calabria, Doris
Lo Moro, in merito al caso di infezione da virus H5N1 riscontrato
su un cigno caduto nella zona dell' oasi naturalistica dell' Angitola,
nel Vibonese. L' assessore Lo Moro, che domani sara' a Roma per partecipare
al vertice convocato dal ministro della Salute, Francesco Storace,
sottolinea che ''e' fondamentale saper affrontare le situazioni quando
si verificano. Era previsto che prima o poi anche la Calabria, cosi'
come il resto del Paese, potesse essere in qualche modo interessata
dal problema. L' importante e' essere preparati''. ''L' unita' di
crisi - ha concluso l' assessore - e' attrezzata per garantire un
controllo adeguato sull' intero territorio ed attivare le misure necessarie
per la tutela della salute dei cittadini. E' bene precisare che il
caso di cui ci stiamo occupando riguarda un cigno selvatico e non
un animale d' allevamento. Quindi le possibilita' di contatto con
l' uomo sono assai remote''.
In Calabria l’unità
di crisi è attiva da novembre
11/02 La Regione Calabria ha attivato da tempo le procedure necessarie
per la prevenzione e la cura dell' influenza aviaria. E' quanto sottolinea
l' assessorato regionale alla Sanita' ricordando che il 18 novembre
scorso e' stata istituita una unita' di crisi che lavora presso l'
assessorato. Ne fanno parte esperti e funzionari dello stesso assessorato,
oltre che un rappresentante dell' istituto zooprofilattico per la
Calabria e dell' assessorato regionale all' Agricoltura. Lo presiede
il dirigente generale del dipartimento per la tutela della Salute,
Raffaele Faillace. L' unita' di crisi ha dettato alle aziende sanitarie
le linee guida per le misure da attivare, in particolare per il monitoraggio
della filiera zootecnica ed ai fini dell' accertamento e della prevenzione
di casi di contagio umano. Indicazioni specifiche sono state dettate
dall' unita' di crisi al competente laboratorio dell' istituto zooprofilattico
di Catanzaro, per quanto riguarda l' approntamento delle misure di
analisi sulla filiera animale, ed alle As, per cio' che concerne l'
adozione di misure atte ad affrontare problematiche di contagio umano.
Alle aziende ospedaliere, secondo quanto riferito nelal nota, sono
state impartite direttive finalizzate all' allestimento di stanze
idonee alla cura, in condizioni di sicurezza e protezione, di eventuali
pazienti affetti dall' influenza avaria. L' unita' di crisi segue
costantemente, in contatto anche con le autorita' sanitarie nazionali,
la situazione ed ha predisposto un articolato piano di monitoraggio
che riguarda sia gli animali selvatici, sia gli altri volatili.
Un altro cigno era stato trovato
a Pellaro
Riguarda un cigno migratore caduto nell' oasi naturalistica dell'
Angitola, nel vibonese, il caso di influenza aviaria accertato in
Calabria. Lo ha reso noto l' assessorato alla Sanita' della Regione.
Il volatile e' stato recuperato ed e' stato immediatamente sottoposto
agli esami del caso. L' animale e' stato trasferito a Portici (Napoli),
all' istituto zooprofilattico, per essere successivamente inviato
a Padova, dove e' stato sottoposto ad accertamenti piu' approfonditi
dagli specialisti dell' Istituto zooprofilattico di riferimento per
le malattie dei volatili. Il cigno e' risultato positivo al virus
H5N1, responsabile dell' influenza aviaria. Stamane, i dirigenti del
settore preposto e del servizio veterinario dell' assessorato alla
Sanita', insieme con un rappresentante dell' istituto zooprofilattico
di Catanzaro, hanno partecipato ad una riunione a Vibo Valentia, con
il direttore generale dell' As competente, per mettere in atto le
misure necessarie, in primo luogo per accertare la presenza di altri
uccelli selvatici nella zona del ritrovamento del cigno malato. Le
autorita' sanitarie sono al lavoro anche per ricostruire il percorso
dell' esemplare ammalato nella fase dei trasferimenti necessari per
gli esami, allo scopo di accertare eventuali contatti con l' uomo.
Sono stati percio' disposti controlli per identificare le persone
che hanno avuto un contatto con l' animale e sottoporle ai controlli
sanitari del caso. Un altro caso sospetto, secondo quanto reso noto,
si era verificato il 2 febbraio scorso a Pellaro, nel reggino, ma
l' allarme era risultato infondato alla luce degli esami eseguiti
sull' esemplare, anche in quel caso un cigno, deceduto due giorni
dopo il ritrovamento.
Un tir carico di piccioni viaggiatori
rispedito indietro a Malta
Un tir carico di piccioni viaggiatori provenienti da Malta e che
avrebbero dovuto essere liberati stamani a Catanzaro, e' stato bloccato
dai carabinieri mentre i responsabili del servizio veterinario dell'
Asl 7 ne hanno disposto il rientro in patria per motivi precauzionali
alla luce del provvedimento che vieta la movimentazione di animali
vivi firmata stamani dal ministro della Salute, Francesco Storace.
Il tir, fermato nel quartiere Lido, secondo quanto accertato dai carabinieri
del comando provinciale di Catanzaro, e' entrato in Italia con le
autorizzazioni prescritte, ma in considerazione della situazione venutasi
a creare, e' stato bloccato ed e' stato intimato all' autista di fare
rientro in patria.
In Sicilia individuati due focolai
E' allerta aviaria in Sicilia, dove sono stati individuati due focolai
ritenuti ad alto rischio per la presenza di uno stormo di cigni morti
per il virus H5N1 patogeno. Le analisi dell'Istituto di Padova hanno
confermato che due volatili sono deceduti a causa di questo virus,
ma secondo l'Istituto zooprofilattico di Palermo, altri 12 cigni,
appartenenti ai due focolai, sarebbero morti per la stessa causa.
I volatili, infatti, presentavano gli stessi sintomi dei due cigni
analizzati a Padova, per cui l'Istituto di Palermo non ha ritenuto
necessario inviare in Veneto i campioni di cervello per le contro-analisi.
I cigni, provenienti dalla Russia e giunti in Sicilia per via delle
correnti fredde che hanno impedito ai volatili di svernare sul delta
del Po, sono stati rinvenuti a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina)
e nel catanese. L'avvistamento risale a nove giorni fa, ma solo giovedi'
scorso l'Istituto Zooprofilattico di Palermo, dove erano stati inviati
quattro volatili dopo un primo ricovero nel centro di Catania, ha
rilevato su tre cigni la positivita' al virus dell'aviaria. I campioni
cerebrali di due dei tre volatili sono stati quindi spediti nel centro
di Padova, che ne ha confermato la presenza del ceppo influenzale
H5N1. I casi di aviaria hanno creato allarme in Sicilia: numerose
sono giunte le segnalazioni di altri volatili all'Istituto di Palermo,
dove sono in corso esami su altri animali. L'unita' di crisi istituita
dalla Presidenza della Regione ha esteso i controlli soprattutto nelle
province di Messina e Catania. A farne le spese sono stati sei volatili
probabilmente non infetti, ricoverati nel centro di Catania e abbattuti
in via precauzionale dopo l'arrivo nello stesso reparto dei cigni
sospetti: si tratta di un barbagianni, due poiane, un gufo reale,
un pollo sultano e un airone. Tutti i volatili, spiega l'assessorato
alla Sanita', sono stati rimossi o catturati e su questi esemplari
sono in corso le analisi. L'allarme risale al 2 febbraio con 'l'avvistamento'
e la successiva cattura di un cigno reale migrante proveniente da
Est e considerato a rischio. Da quel momento il cordone di sicurezza
e' stato tirato in modo da intercettare i volatili migranti che giungono
sul territorio regionale. Dopo gli esami che hanno confermato la morte
dei cigni per il virus H5N1, e' scattato subito un piano d'allerta
con controlli in tutti gli allevamenti fino a 250 polli. Intanto,
negli ospedali siciliani e' scattata anche l'allerta prevista in questi
casi dal Piano nazionale contro l'aviaria. Nei territori dove si verificano
casi del genere, i nosocomi devono compiere specifici test su pazienti
che presentano sintomi sospetti. I due carabinieri che la scorsa settimana
hanno recuperato nel catanese due dei cigni morti sono sotto il controllo
del centro medico specializzato di Padova. Secondo quanto si e' appreso
i due militari della compagnia di Giarre sono in buone condizioni
di salute, non hanno contratto alcuna infezione ma vengono monitorati
dai medici a scopo precauzionale. Sono state identificate anche le
persone che sono entrate a contatto con i volatili nel centro di primo
soccorso fauna selvatica di Catania, che e' stato sottoposto a disinfestazione
e messo in quarantena. L'assessore alla Sanita', Giovanni Pistorio,
comunque invita alla calma: ''Non c'e' un solo caso riscontrato che
dimostra che il virus H5N1 sia trasmissibile da un animale selvatico
all'uomo. Anche chi avesse toccato il cigno malato non correrebbe
alcun pericolo''. ''L'unico rischio di trasmissione del virus - aggiunge
Pistorio - sarebbe con altri animali, ma nella zona abbiamo effettuato
il 'vuoto sanitario' eliminando tutti gli altri volatili che sono
entrati in contatto con il cigno malato''.
Alemanno e gli allevatori rassicurano
i consumatori: la produzioni italiane sono sicure
11/02 Rassicurare i consumatori sulla sicurezza degli allevamenti
di polli italiani ed evitare ogni tipo di allarmismo, per scongiurare
ulteriori ricadute su un settore come quello avicolo gia' pesantemente
colpito nei mesi scorsi con una perdita economica di oltre 500 milioni
di euro. E' a questa linea che oggi, dopo la notizia di alcuni cigni
morti ritrovati in Sicilia, Calabria e Puglia colpiti dal virus H5N1
dell'influenza aviaria, si sono conformati tutti i commenti dei rappresentanti
degli allevatori, del mondo agricolo e, per primo, del ministro delle
Politiche agricole Gianni Alemanno. ''Non c'e' nessun pericolo sul
versante alimentare'', ha precisato subito Alemanno in visita alla
Fieragricola in corso a Verona. ''Sapevamo gia' - ha proseguito -
che l'unica possibilita' di arrivo in Italia di questo virus venisse
da uccelli migratori, data l'assoluta sicurezza nostri allevamenti''.
Anche l'Unione nazionale dell'avicoltura (Una) ha precisato che gli
allevamenti italiani ''sono i piu' controllati d'Europa'' e che non
c'e' alcun pericolo per il consumo di carni di pollo e si appella
ai mezzi di informazione perche' diano un' ''informazione chiara e
responsabile'' che non alimenti inutili psicosi che hanno gia' messo
in ginocchio il settore. ''Il rischio di contagio per via alimentare
- ha sottolineato l'Una - e' stato tassativamente escluso da tutti
gli Organismi scientifici internazionali e dalle Autorita' Sanitarie
nazionali''. ''I nostri allevamenti hanno un grado di biosicurezza
elevatissimo'- ha dichiarato il presidente di Avitalia Gaetano De
Lauretis - confidiamo nell'operato del servizio sanitario nazionale
affinche' riesca a confinare questo fenomeno''.''Stiamo parlando di
uccelli migratori - ha aggiunto - che nulla hanno in comune con gli
animali dei nostri allevamenti avicoli, controllati e certificati''.
Secondo la Coldiretti ''occorre affrontare la nuova situazione con
una autorita' unica per la gestione dell'emergenza, l'intensificazione
dei controlli e delle sanzioni ed adeguati interventi di promozione
e valorizzazione che evidenzino la qualita' e la sicurezza alimentare
delle produzioni italiane''. Inoltre, servono ''interventi per la
sicurezza alimentare che prevedano test di controllo programmati negli
allevamenti, il monitoraggio delle specie selvatiche e migratrici
e l'estensione dell'obbligo di indicare l'origine della carne a tutti
i prodotti derivanti da attivita' di allevamento senza attendere nuove
emergenze''. Anche per la Cia- Confederazione italiana agricoltori,
occorre ''intensificare i controlli alle frontiere, stroncare ogni
frode e valorizzare le nostre produzioni, oggi ben riconoscibili dall'etichetta
obbligatoria''. La Cia crede che la tutela delle produzioni italiane
di qualita', ''impongano al governo una azione seria e concreta per
la loro difesa'' ma, aggiunge, ''nessun provvedimento del governo
sta andando nella direzione di difendere e conservare il patrimonio
di produzione nazionale che ci consente l'autosufficienza delle carni
avicole''. Evidenzia la sicurezza degli allevamenti italiani anche
la Confagricoltura, ribadendo che ''le norme sulla bio sicurezza,
recentemente rese ancora piu' severe in seguito all'emergenza dell'influenza
aviaria, rendono gli allevamenti italiani assolutamente sicuri da
rischi di contaminazione da parte di uccelli selvatici''. E il presidente
di Fedagri-Confcooperative, Paolo Bruni si raccomanda di ''non scatenare
la psicosi'', visto che ''si tratta di uccelli migratori che non c'entrano
con gli allevamenti di pollame italiani, sicuri e controllati''. Nel
dibattito si inserisce anche l'Arcicaccia che chiede al Ministro Storace
di convocare con grande urgenza il Tavolo tecnico istituito presso
il Dicastero della Salute per affrontare collegialmente la nuova situazione
determinatasi.
Arcicaccia: allertate le guardie
venatorie volontarie
L' Arcicaccia ha ''allertato le sue duemila guardie venatorie volontarie
affinche' rafforzino sul territorio la loro presenza e offrano, nel
rispetto delle indicazioni a suo tempo ricevute, la massima collaborazione
agli Enti preposti alla salvaguardia della salute pubblica''. Lo ha
reso noto il presidente del Consiglio nazionale dell' Arcicaccia,
Marco Ciarafoni, dopo la scoperta di casi di aviaria in alcuni cigni
morti in Sicilia, Calabria e Puglia. ''Chiediamo al Ministro Storace
- ha aggiunto Ciarafoni - di convocare con grande urgenza il Tavolo
tecnico istituito presso il Dicastero della Salute per affrontare
collegialmente con le autorita' scientifiche nazionali, i ministeri
competenti, le associazioni venatorie ed ambientaliste e il Corpo
forestale dello Stato, la nuova situazione determinatasi che richiede,
come fino ad ora e' avvenuto, serenita' di valutazione e rigore scientifico
propedeutico all' assunzione di nuovi provvedimenti''.
I controlli funzionano
11/02 ''La rete dei controlli funziona. E lo testimonia il fatto
che un cigno morto e' stato trovato in una zona interna della Calabria''.
Lo afferma Antonio Limone, commissario dell'Istituto zooprofilattico
del Mezzogiorno che ha sede a Portici e che e' competente sulla Campania
e sulla Calabria parlando di un cigno morto per il virus dell'aviaria
e che e' stato trovato in Calabria. ''I primi esami del cigno trovato
in provincia di ViBo Valentia - spiega Limone - sono stati eseguiti
dal nostro centro di Catanzaro, quindi ha operato il laboratorio di
Portici e una volta accertata la positivita' e' stato interessato
il centro di Padova, che e' competente sulla materia''. ''C'e' da
dire, anche per non creare inutili allarmismi - dice ancora Limone
- che non c'e' alcuna relazione tra i cigni che sono stati trovati
e il consumo della carne di pollo''. Limone sottolinea che la ''efficiente
rete dei controlli consente di monitorare costantemente la situazione
e non solo negli allevamenti ma anche sul flusso degli uccelli migratori''.
Rezza: “Nessun allarme per
l’uomo. Il pericolo nasce se infettati da animali domestici”
Al momento ''non c'e' particolare allarme per la salute umana, ed
il fatto che alcuni uccelli migratori siano stati trovati morti e
positivi al virus H5N1 non rappresenta di per se' un rischio per l'uomo''.
Lo ha affermato l'epidemiologo dell'Istituto superiore di sanita'
Gianni Rezza. ''Che arrivino volatili migratori infetti - ha affermato
l'esperto - non e' sorprendente, dal momento che gia' sono stati rilevati
in vari paesi. Era cioe' una possibilita' concreta e in qualche modo
attesa''. Il fatto che muoiano alcuni migratori, ha precisato, ''di
per se' non comporta gravi rischi per la salute umana. Il nostro sistema
di controllo e' infatti efficiente ed eventuali casi negli uccelli
selvatici sono dunque individuati tempestivamente''. Il pericolo per
l'uomo, ha quindi sottolineato Rezza, ''nasce quando si iniziano a
rilevare focolai nei volatili domestici ed in presenza di estesi allevamenti
domestici, condizione non comune nel nostro Paese''. Quasi mai, ha
ricordato Rezza, ''si e' infatti verificato il passaggio del virus
H5N1 da uccelli migratori all'uomo, ma il passaggio e' sempre avvenuto
dai volatili domestici, a loro volta infettati dai migratori, agli
umani. Ecco perche' il nostro sistema di controlli e' particolarmente
mirato alla sorveglianza sui domestici oltre che sui migratori. Ad
ogni modo - ha concluso l'esperto - non c'e particolare allarme per
la salute umana se la situazione resta quella attuale''
Il virus viaggia con gli uccelli
migratori
11/02 Se nei suoi dieci di storia il virus dell'influenza aviaria
e' riuscito a raggiungere tre continenti, molto probabilmente lo ha
fatto viaggiando insieme agli uccelli migratori. Sono migliaia le
specie di uccelli che si spostano periodicamente in cerca di climi
migliori e luoghi ricchi di cibo e nei quali poter nidificare. Molte
specie sono in grado di percorrere distanze notevoli, come la Sterna
artica, che detiene il record di volo con quasi 25.000 chilometri,
una distanza 5 volte maggiore rispetto a quella percorsa in media
dai migratori europei diretti in Africa. Soltanto per alcune specie
(come gru, cicogne e alcuni rapaci) le rotte sono note, ma sicuramente
l'Africa e' una meta d'obbligo per la maggior parte di esse. Si stima
infatti che siano oltre 5 miliardi gli uccelli migratori che ogni
anno raggiungono l'Africa per svernare. Per la sua posizione al centro
del Mediterraneo, l'Italia e' un vero proprio ponte naturale tra Europa
e Africa e due volte l'anno (in autunno e in primavera) e' attraversata
da centinaia di milioni di uccelli. Sono almeno una ventina i siti
italiani piu' frequentati dagli uccelli migratori e si trovano soprattutto
lungo le coste dell'Adriatico e del Tirreno e il corso dei fiumi piu'
grandi, come il Po. Le specie acquatiche preferiscono le zone umide
costiere e le foci, mentre la dorsale appenninica e' una sorta di
autostrada seguita da molte specie di rapaci. Senza dubbio il punto
di maggior concentrazione e' lo stretto di Messina, dove in primavera
passano fino 30.000 fra rapaci e cicogne. Tra le altre localita' italiane
in cui sostano gli uccelli migratori, il promontorio del Conero, quello
del Circeo, le alture di Arenzano in Liguria
Virus H5N1: Come fa a diventare
una minaccia per l’uomo
Il virus H5N1 dell'influenza aviaria non rappresenta, al momento,
un pericolo reale e di vasta scala per la salute umana. Perche' lo
diventi sono necessari una serie di passaggi e, soprattutto, e' necessario
che si verifichi il cosiddetto 'salto di specie', ovvero la mutazione
che farebbe dell'attuale H5N1 un virus capace di innescare l'infezione
da uomo a uomo. Mutazione, sottolinea il microbiologo dell'Universita'
di Bologna Michele La Placa, ''che potrebbe anche non avvenire mai:
la possibilita' teorica, cioe', esiste - ha affermato - ma la probabilita'
concreta che cio' avvenga e' estremamente ridotta''. Questi i passaggi
necessari perche' il virus H5N1 diventi una reale minaccia per l'uomo:
- UCCELLI MIGRATORI, L'HABITAT 'NATURALE' DEL VIRUS H5N1 Gli uccelli
migratori, ha spiegato La Placa, rappresentano il 'serbatoio' naturale
di tutti i virus influenzali, incluso il ceppo H5N1 che, a sua volta,
comprende virus che hanno diversissimi gradi di patogenicita'. H5N1,
cioe', ha nei migratori il suo 'habitat naturale', l''ambiente' che
gli consente di sopravvivere. In questi volatili, il virus non da'
una grande sintomatologia e non ne determina la morte (anche perche',
in questo caso, si 'autoeliminerebbe'). Tra i migratori, il virus
si trasmette soprattutto attraverso il contatto con gli escrementi.
- VOLATILI DOMESTICI, CONTAGIO PRIMO CAMPANELLO D'ALLARME E' frequente
che volatili domestici di allevamento possano contrarre il virus dell'influenza
aviaria a seguito del contatto con uccelli migratori di passaggio
o con le loro feci. L'infezione puo' in alcuni casi, non presentare,
anche negli uccelli d'allevamento, una sintomatologia particolare.
Se il virus influenzale appartiene pero' ai ceppi piu' patogeni (e
cioe' i ceppi H5 e H7), il contagio diventa esteso ed ha conseguenze
estremamente gravi in termini di mortalita' tra gli animali, tanto
che si parla di 'peste aviaria'. Se i ceppi influenzali meno virulenti
possono dunque non lasciare traccia, quelli piu' altamente patogeni
provocano gravi infezioni intestinali, fino ad invadere tutti i tessuti
dell'animale contagiato. Il virus altamente patogeno, cioe', passando
dal migratore all'uccello domestico, spesso risulta particolarmente
aggressivo anche perche' l'animale d'allevamento non ne rappresenta
'l'habitat naturale' ed e', in un certo senso, non 'immunizzato' alla
convivenza col virus.
- CONTAGIO VOLATILE DOMESTICO-UOMO, EVENTO RARO MA POSSIBILE Non si
registrano, ad oggi, casi di contagio da uccelli migratori all'uomo.
Confermati, invece, casi di contagio all'uomo da animali d'allevamento.
Si tratta, pero', di eventi comunque rari: ''L'uomo puo' essere infettato
- ha detto La Placa - solo se esposto a dosi enormi di virus influenzale
e questo significa avere un contatto diretto e per lungo tempo con
un animale infetto''. Il contagio e' comunque difficile perche', ha
precisato l'esperto, ''i virus aviari trovano nelle cellule della
mucosa respiratoria umane pochi recettori, ovvero pochi 'appigli'
cui ancorarsi per propagare l'infezione nell'organismo. Per questa
stessa ragione - ha sottolineato La Placa - e' anche molto difficile
che possa verificarsi il contagio da uomo infetto a uomo sano''.
- IL PERICOLO VIENE DA RISCHIO MUTAZIONE VIRUS Il vero pericolo deriva
dal rischio che il virus H5N1 possa mutare, trasformandosi in un virus
infettivo per l'uomo. Il fenomeno della mutazione, ha spiegato La
Placa, rappresenta un ''errore nel processo di replicazione del virus
ed e' un fenomeno casuale che puo' anche risultare 'letale' per il
virus stesso, rendendolo non piu' capace di replicarsi. Dunque, la
probabilita' che un fenomeno di mutazione avvenga, e si presenti secondo
condizioni favorevoli al virus, e' molto ridotta''. Si tratta cioe',
ha concluso l'esperto, ''di un gioco di probablita': la possibilita'
esiste, ma le probabilita' concrete che cio' avvenga sono molto poche''.
- LO SCENARIO DELLA PANDEMIA, CONTAGIO DA UOMO A UOMO Se il virus
dovesse mutare e diventare trasmissibile da uomo a uomo, il rischio
pandemia sarebbe concreto. In questo caso pero', ha sottolineato La
Placa, ''la mortalita' sarebbe legata anche alla presenza di complicazioni
batteriche; complicazioni che, grazie ai farmaci di cui disponiamo,
possono oggi essere evitate. Inoltre - ha concluso - una volta comparsa
la 'variante umana' del virus, saremmo in grado di mettere a punto
un vaccino nell'arco di pochi giorni''.
Ministro Urso: Cautela ma non allarmismo
''Credo sia giusta prevenzione e cautela, ma non allarmismo. L'Italia
e' nelle condizioni di reagire, di controllare il fenomeno e di evitare
ogni forma di contagio. Siamo un grande paese e possiamo affrontare
questo problema''. Lo ha detto vice ministro alle Attivita' produttive
Adolfo Urso parlando dell' emergenza aviaria, a margine di una manifestazione
del suo partito a Catania. ''Il Governo - ha spiegato Urso - ha messo
in atto tutti gli strumenti per controllare il fenomeno e nel caso
in cui ci fosse qualche forma di contagio, siamo preparati al meglio.
Il problema e' esterno, e' mondiale. L'Italia e' la frontiera meridionale
dell'Europa e quindi e' normale che questo episodio potesse accadere''.