Scoppia il caso intercettazioni,
Sono 13 mila al giorno in Italia per un costo di oltre 300 milioni
di euro. Catanzaro e Reggio tra le più “origliate”.
Ma chi controlla i controllori?.
01/08 La situazione creata dall'intercettazione telefonica di conversazioni
tra il presidente dell'Unipol, Giovanni Consorte, nelle quali compare
anche il nome del giudice Francesco Castellano e' oggetto di una relazione
che il procuratore dirigente di Roma Giovanni Ferrara ha inviato al
ministro Guardasigilli, al Consiglio Superiore della magistrato e
la Procuratore Generale della Cassazione per illustrare loro lo stato
dell'inchiesta sui risvolti romani della scalata alla Bnl. Lo stesso
procuratore Ferrara ha spiegato che si tratta di un atto dovuto e
che nel documento viene ricostruita tutta la situazione dell'indagine,
che per il momento non vede alcun indagato e nella quale sono stati
configurati contro ignoti i reati di aggiotaggio, ostacolo all'attivita'
della Consob e dell'organo di vigilanza nonche' turbativa di mercato.
Nella relazione si sottolinea tra l'altro che nonostante la delicatezza
di quanto emerge dalle conversazioni una delle quali fa riferimento
proprio al giudice Castellano, non emergono motivi che possano determinare
un trasferimento ad altro giudice. Di conseguenza il fascicolo resta
affidato al procuratore aggiunto Achille Toro. I magistrati, comunque,
approfitteranno del periodo feriale per studiare a fondo le carte
ricevute dalla Procura di Milano.
La vicenda delle intercettazioni telefoniche di politici, manager
e banchieri sta sollevando anche un altro grande problema collegato
con il potere che hanno i gestori delle telecomunicazioni. I grandi
network della telefonia, sia fissa sia cellulare, sono infatti in
grado non soltanto di conoscere chi e' intercettato e da chi, ma anche
di sapere se il suo concorrente, un impreditore o un banchiere, ha
o meno rapporti con questo o quel politico. Tutto cio' grazie alle
centrali che da Wind a Telecom possiedono fra Roma, Milano e Napoli.
Accanto ai gestori si muovono, poi, una decina di imprese private
di piccola dimensione che svolgono consulenza per le procure piu'
importanti, che sono in grado di risalire, grazie agli incarichi ricevuti
dai magistrati al traffico telefonico di chiunque. Per legge tutti
i dati dopo essere stati utilizzati per una indagine giudiziaria dovrebbero
essere distrutti o consegnati agli archivi e alle cancellerie dei
tribunali. Ma recenti casi hanno evidenziato che negli archivi privati
rimangono milioni di dati, che potranno servire ancora per i magistrati,
ma anche per altri scopi. Ci sono tanti intercettati quotidianamente
che alle procure molte volte sfugge perfino il numero e difficilmente
i PM sono in grado di controllare che le deleghe da loro concesse
agli intercettatori, pubblici e privati, siano rispettate con rigore.
Le intercettazioni un business da
300 milioni di euro all’anno
01/08 Duecentocinque milioni di euro, iva esclusa. Questa la cifra
spesa in un anno dal nostro Paese, precisamente dal 1 luglio 2003
al 30 giugno 2004, per le intercettazioni telefoniche, telematiche
e ambientali. E' quanto emerge da un dossier elaborato nei mesi scorsi
dai tecnici del ministero della Giustizia. Secondo gli esperti sono
tra le 12 e le 14 mila le utenze telefoniche controllate ogni giorno
(tra apparecchi fissi e cellulari), e ogni anno vengono registrate
le conversazioni di 300mila italiani. E in occasione dell'inaugurazione
dell'ultimo anno giudiziario la stima fatta per l'intero 2004 dal
ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e' ancora piu' alta e
si aggira intorno a 300 milioni di euro. Una cifra, dunque, in crescita
rispetto al passato e che segue l'aumento dell'attivita' di intercettazione.
''Sono 32 mila le utenze intercettate nel 2001 per 165 milioni di
euro - aveva infatti ricordato Castelli in occasione del suo discorso
- 45 mila per 230 milioni di euro nel 2002 e oltre 77mila per 255
milioni di euro nel 2003''. Le cifre riguardanti i costi delle intercettazionisono
suddivise per distretti di Corte d'Appello: al primo posto come spesa
complessiva c'e' Palermo (47,4 mln), che spende piu' del doppio di
Reggio Calabria (21,5 mln), al secondo posto. Seguono Genova, Roma
e Bologna; all'ultimo posto Perugia (635mila euro).
Questi dati sono il risultato di due variabili fondamentali: la necessita'
di ricorrere al mezzo investigativo delle intercettazioni, che e'
chiaramente piu' forte nelle zone colpite dalla malavita organizzata
(anche se e' da notare che Napoli si trova solo all'ottavo posto della
'classifica'); ed il prezzo pagato alle aziende private che gestiscono
le apparecchiature, che puo' variare notevolmente (a Roma un giorno
di ascolto costa 10 euro a utenza, a Genova 25 e in altre citta' arriva
a 50).
Le intercettazioni, nella maggior parte dei casi, sono richieste dai
pubblici ministeri in procedimenti per reati di criminalita' organizzata
o di terrorismo interno e internazionale, ed e' difficile che i gip
dicano di no alle richieste dei pm di autorizzare l'ascolto. Ci sono,
pero', alcune procure piuttosto parche nell'autorizzare le intercettazioni.
E' il caso di Perugia, ad esempio, il cui distretto di Corte d'Appello,
pur essendo competente ad indagare sui magistrati romani e pur avendo
condotto diverse inchieste su clan malavitosi che sfruttavano prostitute
provenienti dall'estero, ha speso 635.797 euro.
“Super Amanda” e “Cnag” sono gli “Echelon”
italiani
Ma qual e' il 'grande fratello' italiano? Sono due le 'orecchie indiscrete'
che ascoltano le conversazioni telefoniche, che leggono le e-mail
e che spiano circa 300mila persone in tutt'Italia. Si chiamano 'Super
Amanda' e 'Cnag', versione italiana dell'inglese 'Echelon'. Nei super
computer confluiscono tutte le informazioni legate ad ogni tipo di
comunicazione: dagli indirizzi di partenza e di arrivo delle e-mail
ai numeri di telefono composti, dalla durata delle conversazioni al
contenuto sia di quelle effettuate che di quelle ricevute. Un sistema
che, in pratica, riesce ad acquisire tutto cio' che viene trasmesso
e ricevuto dalle banche dati pubbliche e private.
Il Cnag, Centro nazionale autorita' giudiziaria, e' dotato di una
serie di computer di ultima generazione che da due anni a questa parte
e' in grado di memorizzare, grazie a dei potenti hard disk, i numeri
di telefono, le utenze intecettate e le persone alle quali sono intestate.
A questa banca dati ha accesso solo la Direzione nazionale Antimafia
(Dia). Alla guida del Cnag, la cui sede centrale e' a Milano, c'e'
un ex sottufficiale dei Ros dei Carabinieri, Giuliano Tavaroli, gia'
responsabile della sicurezza anche per conto di Pirelli e Telecom.
L'altra grande 'spia' elettronica si chiama 'Super Amanda', nome femminile
dato ad un software di ultima generazione che permetterebbe di registrare
e catalogare tutto cio' che gli italiani si scambiano via telefono
ma anche tramite sms, fax e posta elettronica, ma sulla cui operativita'
e' mantenuto il piu' stretto riserbo. Ancora non e' chiaro, infatti,
se la rete centralizzata creata su un progetto realizzato da Telecom
Italia per raccogliere i flussi telematici e collegare tra loro differenti
banche dati sia pubbliche che private, sia attiva o meno.
Un giro di affari di 300 milioni di euro
Le intercettazioni telefoniche muovono un giro d'affari pari a circa
300 milioni di euro l'anno e proprio per la possibilita' che offrono
di avere accesso a dati riservati, possono essere autorizzate solo
da una rigida procedura che segue un preciso iter: la richiesta di
avviare un'intercettazione parte dall'ufficio di polizia all'autorita'
giudiziaria. Sono, infatti, il giudice per le indagini preliminari
o il pm per decreto di urgenza gli unici che possono autorizzare l'avvio
dell'intercettazione e solo nel caso che queste costituiscano una
misura indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini. Una
volta ottenuta l'autorizzazione il pubblico ministero consegna alla
polizia giudiziaria il decreto di intercettazione e la polizia, a
sua volta, chiede alla Telecom la concessione di una linea fissa dedicata
con cui far arrivare alla sala della Procura il flusso dei dati da
intercettare. Una seconda copia della richiesta autorizzata dal giudice
e' poi inviata alla compagnia telefonica con la quale la persona da
'spiare' e' abbonata. In questo modo e' possibile monitorare ogni
chiamata che parte o che arriva al numero controllato, convogliandola
sulla linea predisposta da Telecom e deviata al cervellone elettronico
dove si trova la sala d'ascolto.
Come funziona l’autorizzazione a intercettare
L'intercettazione telefonica e' consentita nei procedimenti relativi
a specifici reati: delitti non colposi per i quali e' previsto l'ergastolo
o la reclusione superiore a 5 anni, delitti contro la pubblica amministrazione,
delitti riguardanti armi, sostanze esplosive e stupefacenti. E' prevista
anche nei casi di reato di usura, ingiuria, minaccia, molestie e disturbo
alle persone via telefono. C'e' anche la possibilita' di autorizzare
intercettazioni nei casi di indagini sul terrorismo. A regolare questa
procedura sono sette articoli del codice di procedura penale, che
vanno dal 266 al 271 e che fanno parte del terzo libro del Cpp relativo
alle prove. E proprio nel contrasto al terrorismo internazionale all'interno
del 'pacchetto' Pisanu, approvato la scorsa settimana dal parlamento,
sono contenuti due articoli che fanno espresso riferimento alla materia
delle intercettazioni telefoniche. L'articolo 4 del decreto antiterrorismo
riguarda le nuove norme per il potenziamento dell'attivita' informativa
e da' al presidente del Consiglio il potere di delegare ai direttori
dei servizi di intelligence a chiedere al magistrato l'autorizzazione
alle intercettazioni telefoniche preventive. L'articolo 6, invece,
stabilisce che i dati sul traffico telefonico e telematico ''devono
essere conservati fino al 31 dicembre 2007 dai fornitori di una rete
pubblica di comunicazioni o di un servizio di comunicazione elettronica
accessibile al pubblico''. Inoltre e' stabilito che gli acquirenti
delle schede telefoniche debbono esibire un documento di riconoscimento
al momento dell'acquisto.
Infine questa è la tabella delle citta' italiane (o meglio
dei distretti di Corte d'Appello) dove si spende di piu' in intercettazioni
telefoniche, secondo i dati (che si riferiscono al periodo tra il
1 luglio 2003 e il 30 giugno 2004) di un dossier elaborato dai tecnici
del ministero della Giustizia.
1 - Palermo: 47.431.695 euro
2 - Reggio Calabria: 21.576.608
3 - Genova: 13.457.151
4 - Roma: 12.113.588
5 - Bologna: 11.417.918
6 - Firenze: 10.567.607
7 - Catanzaro: 10.286.248
8 - Napoli: 9.511.773
9 - Torino: 9.378.205
10 - Milano: 9.006.425
11 - Brescia: 8.280.028
12 - Cagliari: 5.189.945
13 - Trieste: 4.991.151
14 - Caltanissetta: 4.940.260
15 - Venezia: 3.579.458
16 - Messina: 3.505.147
17 - Sassari: 2.644.882
18 - Lecce: 2.294.142
19 - Potenza: 2.251.764
20 - Ancona: 2.073.893
21 - Trento: 2.000.403
22 - L'Aquila: 1.697.040
23 - Campobasso: 1.404.594
24 - Bari: 1.184.179
25 - Bolzano: 1.121.665
26 - Catania: 1.007.433
27 - Taranto: 751.181
28 - Salerno: 733.876
29 - Perugia 635.797
Sottosegretario Valentino :”Sufficiente la smentita del PM,
ma resta il problema”
01/08 Basta con un ''uso disinvolto'' delle intercettazioni, soprattutto
se riguardano parlamentari: bisogna definirle ''con maggior rigore
e puntualita''', utilizzando come ''punto di partenza'' il ddl presentato
in Senato dal diessino Guido Calvi. E occorre anche individuare ''soluzioni
meno onerose'' per queste attivita' investigative, per le quali il
ministero della Giustizia spende ogni anno ''750 miliardi di vecchie
lire'', cioe' ''buona parte del suo budget''. Il sottosegretario alla
Giustizia Giuseppe Valentino indica la via da seguire per evitare
un ''uso disinvolto'' delle intercettazioni e spendere di meno.
L'esponente di governo giudica anche ''sufficiente'' il chiarimento
fornito dalla Procura di Milano a proposito dell'indagine in corso
su Antonveneta e Unipol: ''Non c'e' nulla di specifico che autorizzi
l'intervento del ministero, la smentita per noi e' sufficiente'',
spiega Valentino. ''Ha fatto bene il presidente Pera -aggiunge il
sottosegretario di via Arenula- a chiedere un chiarimento ufficiale.
Chiarimento che c'e' stato: e' stato escluso che siano state disposte
intercettazioni su numeri del Senato, ne ho preso atto. Anche se si
lascia intendere che non e' improbabile che qualche conversazione
sia stata intercettata attraverso terze persone. Il problema quindi
resta''.
Valentino precisa di non conoscere ''elementi di fatto'', fatta eccezione
per quelli riportati dai giornali. ''Ma che ci sia un uso disinvolto
delle intercettazioni, mi sembra sia un dato acquisito -aggiunge-
Del resto, non e' la prima volta che se ne parla e da parte di ambienti
qualificati. Immagino quindi che un 'fumus' ci sia. Occorrono ricognizioni
attente negli uffici per verificare se qualche funzionario 'infedele'
abbia violato la legge e la Costituzione''.
In ogni caso, sostiene il sottosegretario alla Giustizia, quantosta
accadendo puo' essere ''l'occasione per verificare, in questo scorcio
di legislatura, se e' possibile una soluzione legislativa piu'rigorosa
proprio per tutelare i parlamentari''. Prendendo come ''base di partenza''
il ddl del diessino Calvi, ''coerente con le esigenze di tutela della
funzione parlamentare''. ''Se si potesse definire con maggior rigore
e puntualita' quali sono i doveri per le intercettazioni, si eviterebbero
molti equivoci -aggiunge Valentino- Il ddl Calvi e' molto puntuale
e rigoroso, puo' essere il punto di partenza per riconsiderare una
materia che forse viene trattata con troppa disinvoltura dagli organismi
inquirenti''.
Ma, al di la' del caso in questione, il problema delle intercettazioni
e' anche di natura economica, precisa Valentino.''Sono tante e costose'',
osserva il sottosegretario alla Giustizia, convinto che sia necessario
''impegnarsi per una soluzione meno onerosa''. E ribadisce di non
essere a conoscenza del cosiddetto 'progetto Amanda', una struttura
che -stando ad indiscrezioni circolate nei mesi scorsi- sarebbe dovuta
servire a centralizzare l'ascolto delle conversazioni. ''Non so nulla
di questo progetto -dice Valentino- Ho avuto una serie di contatti
con operatori che prospettavano soluzioni, ma nulla di piu'''.
Boselli (SDI) “Grave il pubblicare
i testi delle intercettazioni”
01/08 "Io considero il comportamento del governatore della Banca
d'Italia molto discutibile" . Lo ha detto a Radio Radicale il
presidente dello Sdi Enrico Boselli. "Quello di Fazio e' un comportamento
che rischia di minare la credibilita' di una istituzione che invece
deve continuare a godere del rispetto della comunita' finanziaria
internazionale e di quella italiana - ha spiegato Bosellli - penso
che sia indispensabile approvare una legge che modifichi non solo
i criteri di nomina , ma anche la durata della carica del governatore
della Banca d'Italia". "E' molto grave - ha detto ancora
Boselli - che si sia tornati a pubblicare i testi di intercettazioni
telefoniche e a dar vita ad una specie di processo di piazza, che
normalmente si conclude con una condanna preventiva pubblica, senza
dare all'imputato neppure la possibilita' di difendersi. Ho considerato
con grandissima preoccupazione quello che e' accaduto, un ritorno
ad un passato che immaginavo morto e sepolto , del quale non andare
fieri e orgogliosi. Sarebbe indispensanbile che il Csm e il ministro
della giustizia intervenissero con tutta la severita' del caso per
individuare i responsabili, siano essi nella magistratura o nelle
forze di polizia che hanno adottato queste intercettazioni, e punirli
in modo esemplare, perche' non hanno reso un servizio alla democrazia".
"Abbiamo perso una buona occasione - ha detto infine Boselli
- l'Italia e' uno dei pochi paesi europei nel quale partiti politici
giudicano operazioni finanziarie, scalate o conquiste di pacchetti
azionari, uno dei pochi paesi europei in cui queste operazioni finanziarie
prendono il colore dei partiti di riferimento e purtroppo e' accaduto
cosi' anche questa volta"
Armani (An) “Violato il segreto
istruttorio. Ma chi passa le intercettazioni alal stampa?”
01/08 ''Sono ormai diversi giorni che sono apparse le intercettazioni
telefoniche relative alle vicende Antonveneta e Bnl, con coinvolgimento
del Governatore di Bankitalia. Nessuno finora, pero', si e' preoccupato
di indagare come e perche' esse, nonostante allo stato non facciano
emergere reati, sono arrivate alla stampa, violando il segreto istruttorio
e schizzando indebitamente fango sull'immagine pubblica di Antonio
Fazio''. Lo afferma Pietro Armani di An, lamentando che ''il ministero
della giustizia non sembra aver preso finora iniziative ispettive,
come pure sulla stessa linea - rimarca l'esponente di An - appare
l'atteggiamento della Procura generale milanese la quale peraltro,
a termini di legge sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, avrebbe
probabilmente avuto titolo per intervenire''. ''Dobbiamo, quindi,
concludere - rileva - che le trascrizioni delle intercettazioni sembrano
essere giunte ai giornali tramite qualche uccellino, magari un piccione
viaggiatore o una gazza ladra''. ''Ma - dice ancora Armani - c'e'
una cosa ancora piu' inquietante. Sta infatti affermandosi una nuova
prassi italiana secondo cui la magistratura penale, in nome della
cosiddetta obbligatorieta' della sua azione, sottrae funzioni alle
autorita' di vigilanza preposte, scavalcando anche gia' avvenuti pronunciamenti
della magistratura amministrativa e non preoccupandosi di turbare
pesantemente la operativita' del mercato che sulle OPA e OPAS in corso
ha impostato calcoli e scambi''.
Giulietti (DS) “Intollerabile
che le intercettazioni vengano usate per la politica”
01/08 ''A me fa piacere che un ampio fronte garantista, guidato dallo
stesso presidente Pera, sia preoccupato per le intercettazioni telefoniche
e per il loro uso mediatico. Naturalmente questa sensibilita' bisogna
averla anche quando le intercettazioni si riferiscono al cittadino
comune, e anche al cittadino immigrato''. Lo afferma Giuseppe Giulietti,
esperto di politiche della comunicazione dei Ds. ''In ogni caso -
aggiunge - trovo intollerabile che questo diventi un metodo che viene
trasformato in strumento di lotta politica e poi che le intercettazioni
arrivino prima sui tavoli dei giornali e poi ai difensori''. ''Su
questi principi - sottolinea Giulietti - e' bene essere sempre molto
fermi''.
Di Pietro: “Da Pera inutili
tensioni”
01/08 "Le intercettazioni telefoniche al Senato rappresentano
un'anomalia, anzi, una doppia anomalia istituzionale, che non ha a
che vedere con i compiti dei giudici di Milano, ma con le affermazioni
del presidente Pera". Ne e' convinto Antonio Di Pietro, presidente
dell'Italia dei valori. "Primo perche' sul piano del metodo e
del rispetto istituzionale egli aveva il dovere di richiedere le informazioni
direttamente al procuratore di Milano e non di farlo attraverso i
giornali o le televisioni, perche' cosi' facendo ha ingenerato inutili
tensioni e sospetti, arrecando danni sul piano istituzionale. Secondo-
prosegue il leader Idv- perche', sul piano del merito, era chiaro
chi erano gli interlocutori della telefonata, se parlamentari o meno,
se le telefonate partivano da utenze del Senato e se erano effettuate
su linee di un cellulare, per rendersi conto sulla possibilita' o
meno di procedere". "Il presidente Pera- conclude Di Pietro-
ha mancato di rispetto sul piano istituzionale e della procedura giudiziaria
nella ricostruzione dei fatti e nell'elaborazione delle informazioni".