L’ENEL chiude la centrale
del Mercure e montano le polemiche.
28/09 Ha suscitato clamore, in epoca di carotariffe e di deficit
energetico, la notizia della sospensione delle attivita' della piccola
centrale del Mercure destinata a non restare un caso isolato, ma a
costituire un precedente per altre e piu' dolorose decisioni da parte
dell'Enel. L'impianto, che prende nome dal fiume che vi scorre accanto,
il Mercure, e' stato bloccato in attesa di ulteriori decisioni da
parte dell'ex monopolista dell'energia a causa dei troppi e ripetuti
intoppi burocratici che ne avevano impedito la riapertura dopo uno
stop durato alcuni anni. All'Enel l'operazione Mercure e' costata
circa 50 milioni di euro: chiusa dal '97, la centrale, preesistente
alla nazionalizzazione dell'energia, era stata ridotta da 150 a 30
Mw con la riconversione avviata nel 2002: un progetto pronto gia'
a maggio che ne prevedeva il funzionamento con l'utilizzo di legname
di risulta (le biomasse). Dopo le proteste degli ambientalisti e le
resistenze burocratiche degli amministratori locali, la decisione
dell'Enel di non farne piu' nulla. Ma quello della Mercure non e'
un caso isolato e altrove una decisione dello stesso genere rischia
di lasciare il segno. Come per esempio a Rossano Calabro, dove la
locale centrale verra' sicuramente fermata a fine 2008 se non avverra'
l'attesa riconversione: in ballo 500 milioni di investimenti destinati
all'abbattimento del 50 per cento delle emissioni attraverso la riconversione
da olio combustibile a carbone.
Procura di Castrovillari: “La
decisone dell’ENEL può generare tensioni”
28/09 ''La decisione dell' Enel, che non riguarda la magistratura,
corre il rischio di generare tensione e turbare il sereno andamento
delle indagini, nonche' la serenita' dell' istruttoria amministrativa
degli Enti locali preposti''. E' quanto sostengono in una nota congiunta
il procuratore capo di Castrovillari, Agostino Rizzo, e del sostituto,
Baldo Pisani, dopo la decisione dell'Enel di sospendere le attivita'
della Centrale del Mercure, nel cosentino. ''La magistratura - hanno
aggiunto - e' vicina alle problematiche sociali di questa vicenda
che non dovranno turbare il rispetto della legge e la tutela dell'
ambiente. Sulla centrale del Mercure si e' creata in modo piu' o meno
artificioso confusione, il che non consente di inquadrare correttamente
i termini della questione. I diversi sequestri sono stati originati
dalla disastrosa situazione ambientale, e sono stati revocati ove
possibile. E' stata data l' autorizzazione all' accesso per bonificare
i siti, questione pregiudiziale per tutto, perche' gli effetti dannosi
dell' inquinamento non si fanno attendere. Allo stato sono stati bonificati
solo piccoli siti di interesse per la produzione''. ''In primo luogo
- hanno proseguito Rizzo e Pisani - gli Enti preposti non hanno seguito
correttamente la procedura in tema di messa in sicurezza e bonifica
dei siti inquinati: la normativa, in merito alla quale e' stato anche
interpellato con quesiti specifici il Ministero dell' Ambiente non
appare rispettata: vi e' carenza della necessaria indagine conoscitiva
necessaria prima del processo di riconversione dei siti quando si
e' in presenza di siti appunto inquinati, per non parlare della mancanza
della valutazione di incidenza. Le indagini tecniche hanno evidenziato
la presenza di rifiuti pericolosi di ogni tipo: amianto, polveri ed
altri metalli e materiali plastici.Le informazioni di garanzia inviate
gia' dal mese di giugno ai funzionari di diverse Amministrazioni concernono
proprio le verifiche che si stanno facendo in materia e che non sono
confortanti''. ''Appare una fantasiosa scusa - hanno concluso - parlare
di intoppi burocratici per celare la realta'. Le Amministrazioni hanno
finalmente preso cognizione di un problema di grave inquinamento ambientale,
e sono tenute al rispetto delle procedure, nel recente passato ignorate.
E' abbastanza logico che non sia stata ancora rilasciata l' autorizzazione,
perche' manca un' istruttoria compiuta sul fenomeno inquinamento,
indispensabile alle Amministrazioni per poter procedere. Vi sono anche
in corso accertamenti sul dissesto idrogeologico: la perizia ha accertato
la presenza di alcune condotte di dubbia origine oggetto di attenzione
supplementare. Appare inoltre singolare il recente intervento del
Consorzio di Bonifica del Pollino, oggetto di ulteriori verifiche''.
La Regione Basilicata chiede di
sospendere la decisione
28/09 La Regione Basilicata chiedera' all' Enel di sospendere le
decisioni assunte riguardo alla centrale del Mercure, bloccando gli
annunciati trasferimenti dei lavoratori interessati ed aprendo contestualmente
un tavolo di discussione con i sindacati e le istituzioni del territorio.
E' quanto e' emerso da un incontro che l' assessore all' Ambiente
della Regione Basilicata, Gianni Rondinone, ha avuto oggi con i segretari
regionali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil. Nel corso della riunione,
che era stata convocata precedentemente alla decisione dell' Enel
di chiudere la centrale del Mercure, e' emersa una valutazione comune
degli ultimi eventi, che sembrano scaturire da una serie di dinamiche
relative agli enti locali calabresi. L' assessore Rondinone ritiene
''che vada attivato il tavolo tecnico, gia' concordato con l' Enel
nell' incontro svoltosi a Potenza il 18 luglio, per valutare i termini
tecnici e le ricadute della riconversione a biomasse della centrale
del Mercure sul territorio del Parco del Pollino. Ogni eventuale e
futura decisione deve scaturire da tale incontro''.
L’ENEL aveva proceduto alla
bonifica dei siti
28/09 ''La centrale del Mercure dal febbraio 2005 e' stata oggetto
di numerosi provvedimenti cautelari da parte dell'autorita' giudiziaria
principalmente dovuti a problematiche ambientali risalenti nel tempo
in relazione alle quali Enel ha prontamente provveduto alla bonifica
dei siti inquinati''. A sostenerlo e' l' Enel in relazione alla nota
della Procura della Repubblica di Castrovillari. L' Enel ''nel ribadire
il massimo rispetto e la piena collaborazione in relazione alle indagini
in corso ritiene opportune alcune precisazioni''. ''L' Enel - prosegue
la nota - ha inoltre avviato la rimozione dell' amianto presente nel
gruppo 1, attivita' peraltro non urgente in quanto tale prodotto,
confinato e stabile, non costituisce alcun pericolo ambientale o sanitario.
Come noto la centrale e' stata regolarmente autorizzata da oltre tre
anni a seguito di un iter amministrativo che ha visto coinvolti tutti
gli enti locali ivi inclusi Regione Calabria, la Provincia di Cosenza
ed i Comuni interessati. In tale sede non e' mai emersa la problematica
relativa alla valutazione di incidenza in quanto la centrale e' a
notevole distanza dell' area Sic ne' vi sono interferenze tra l' attivita'
della centrale e l' area medesima''. ''In relazione, infine, all'
ipotizzato fenomeno franoso - prosegue la nota - Enel attende fiduciosa
il completamento delle indagini predisposte dalla Procura della Repubblica
nella consapevolezza che l' area da destinare al parco del cippato
non avra' alcun effetto negativo sull' assetto idrogeologico dell'
area interessata, ma al contrario comportera' un considerevole beneficio
ambientale in quanto le acque meteoriche verrebbero canalizzate all'interno
del sistema di scarico della centrale anziche' essere disperse nel
terreno come ora avviene''. ''Enel - conclude la nota - conferma la
sua piena disponibilita' a fornire sia all' autorita' giudiziaria
sia agli enti preposti ogni necessario chiarimento per addivenire
ad una positiva soluzione della vicenda, ormai non piu' procrastinabile
tenuto conto del lungo tempo ormai trascorso dal completamento dei
lavori di riconversione''.
Il Comitato di salute: “La
centrale una follia energetica”
28/09 ''La decisione dell' Enel di ritirarsi dalla Valle del Mercure
non ci sorprende, considerando la follia energetica, ambientale oltre
alla inconsistenza economica ed occupazionale del progetto''. E' quanto
scritto in una nota del Comitato Salute Ambiente Pollino (Cosa) circa
la decisione dell'Enel di sospendere le attivita' della Centrale del
Mercure. ''Ci sembra ridicolo - prosegue la nota - che la piu' grande
societa' energetica italiana si ritiri per intoppi burocratici e ammetta
a impianto acceso che non ha risolto tutti gli adempimenti amministrativi.
Il comunicato dell' Enel e' probabilmente un tentativo strumentale
per allentare l' attenzione delle popolazioni e delle amministrazioni
locali che hanno assunto posizioni decise costituendo una Commissione
di studio che valutera' la legalita' del progetto''. ''In forza di
4.000 firme - conclude la nota - raccolte nella Valle del Mercure,
si ritiene che la Commissione di studio, sia e rimanga lo strumento
irrinunciabile per chiarire una volta per tutte i numerosi interrogativi
legati a questa vicenda''
L’ENEL replica al Cosa: “Nessuna
follia”
28/09 Con riferimento alle esternazioni del COSA, Enel precisa che
nessuna ''follia energetica e ambientale'' si cela dietro un progetto
per la produzione di energia rinnovabile attraverso l'utilizzo di
biomasse, ovvero con l'impiego di una tipologia d'impianto richiesta
ed incentivata dalle leggi italiane e comunitarie che si rifanno al
trattato di Kyoto. La biomassa vegetale difatti, e' notoriamente classificata
come fonte ad emissioni di anidride carbonica nulle e la riconversione
dell'impianto del Mercure porta un contributo netto alla riduzione
delle emissioni di gas serra. Nel ''confermare la validita' economica
dell'investimento, condizione essenziale per ogni iniziativa industriale
e prioritaria per Enel'', l'azienda ricorda che ''il progetto ha un
valore di 50 milioni di euro ed e' in grado di dare lavoro sicuro
e nel territorio d'appartenenza, considerando l'indotto, a circa 200
addetti senza dimenticare gli oltre 250 dipendenti delle ditte impegnate
nei lavori di riconversione''. Da ultimo ''si ricorda che l'iter autorizzativo
per la trasformazione si e' concluso positivamente il 2/09/2002 con
il rilascio di tutte le autorizzazioni per la riconversione e la messa
in esercizio dell'impianto. Enel quindi ha completato correttamente
tutti gli adempimenti amministrativi comprese le richieste di autorizzazione
che vengono rilasciate, per prassi, ad impianto ultimato quale ad
esempio l'autorizzazione agli scarichi idrici: solo successive e reiterate
richieste di riesami ed approfondimenti, sul progetto gia' approvato
e ritardi nel rilascio delle autorizzazioni, correttamente richieste
da Enel a fine lavori, impediscono l'esercizio della centrale''.
Legambiente; “Con 100 milioni
all’anno, tanto da fare”
''Ottantasei nuovi treni da 800 posti per il trasporto regionale;
mettere in sicurezza 400 chilometri di linea ferrata; realizzare interventi
di elettrificazione, potenziamento o raddoppio dei binari su 50-100
chilometri di linee ferroviarie. Con 100 milioni di euro l' anno sono
tante le cose che si potrebbero fare. E invece le ferrovie saranno
obbligate a versare questa tassa per 30 anni nelle casse del Ponte''.
Cosi' Legambiente nel suo dossier lancia e spiega nel dettaglio come
sarebbe piu' utile ed urgente investire il capitale che invece le
Ferrovie dello Stato dovranno pagare annualmente per 30 anni per poter
transitare sul progettato collegamento sospeso tra Sicilia e Calabria.
Lo stabilisce infatti la Convenzione firmata dal Governo con la Societa'
Stretto di Messina. Il dossier di Legambiente esce oggi, alla vigilia
della manifestazione nazionale di sabato contro il Ponte a Reggio
Calabria e Messina, promossa da Legambiente, WWf e Italia Nostra a
cui hanno aderito sindacati, associazioni, consumatori, societa' civile.
''Prima del Ponte, molto prima c' e' davvero tanto da fare - commenta
Roberto Della Seta, Presidente nazionale Legambiente -. L' assenza
di elettrificazione riguarda ancora il 36% della rete, il 63% delle
tratte e' ancora a binario unico, e nelle Regioni del Sud questi ritardi
infrastrutturali raddoppiano. Ogni giorno in Italia oltre 1.210.000
persone usano i treni regionali e locali, contro le 219mila che usano
i treni a lunga percorrenza. Ma le priorita' di investimento nei prossimi
anni sono quelle fissate dal Piano dell' Alta Velocita' ferroviaria,
rimangono solo le briciole per potenziare la rete esistente. Investire
sulla sicurezza e sul potenziamento dei treni deve invece rappresentare
una priorita' nei prossimi anni, solo con convogli e linee piu' sicure
si potranno aumentare le velocita' dei treni italiani e quindi la
qualita' del servizio e la competitivita' della ferrovia rispetto
alla strada. Questa direzione - conclude Della Seta - deve rappresentare
la priorita' degli investimenti sulla rete e non essere condizionata
dalla difficolta' di reperire risorse mentre si sceglie di investire,
come testimonia l' ultima finanziaria, nelle inutili ''grandi opere''.
''Nel 2004 sono stati investiti complessivamente 6,4 miliardi di euro
nelle infrastrutture ferroviarie. Ben quattro sono andati all' Alta
Velocita', che rappresenta in prospettiva un decimo della rete, solo
2,4 miliardi ai restanti 9 decimi. Per quanto riguarda il futuro solo
per i cantieri e le opere dell' Alta Velocita' ferroviaria si dovranno
individuare nuove risorse per almeno 20miliardi di euro. Ecco cosa
si potrebbe fare, ad esempio, se le Ferrovie non dovessero buttare
al vento 100milioni di Euro l' anno: Comprare 86 nuovi treni ad alta
frequentazione (TAF) a due piani per il trasporto regionale, composti
da una locomotiva e cinque carrozze, con 532 posti a sedere e 300
in piedi. Comprare 100 nuovi treni Minuetto per il trasporto regionale
e locale, composti da una locomotiva e due carrozza, 122 posti a sedere
e 200 in piedi. Mettere in sicurezza 400 km di binari con il sistema
Scmt; il Sistema automatico di controllo della marcia del treno che
verifica e garantisce distanza di sicurezza e comanda in automatico
la frenatura in caso di mancato rispetto (il sistema che avrebbe impedito
la tragedia di Crevalcore di Gennaio 2005). Realizzare interventi
di elettrificazione, potenziamento o raddoppio dei binari su 50-100
chilometri di linee ferroviarie ogni anno (tutte quelle escluse dal
piano dell'Alta Velocita' ferroviaria). 100 milioni di Euro l' anno:
gli investimenti che servono alle ferrovie italiane.
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