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Contro il bullismo serve rigore e rieducazione
Contro il bullismo serve rigore e rieducazione 21 nov 16 Riceviamo da Donatella Marazziti e Mario Campanella e pubblichiamo: La settimana contro il bullismo è una splendida occasione per affrontare finalmente di petto un problema che è presente da tantissimo tempo e che rende difficile la vita a migliaia di bambini e ragazzi. Di per sé il fenomeno somiglia per molti versi al nonnismo, la pratica becera e tollerata ai tempi dell'obbligo del servizio militare, basata su una gerarchia che legittimava sopraffazioni e umiliazioni. Lo sviluppo del bullismo è stato sorprendente, nonostante una presa di coscienza iniziata da anni. È presente sin dell'asilo ed è ovviamente più pervasivo tra la fine della scuola dell'obbligo e l'inizio delle superiori. La Scuola, nonostante esempi individuali notevoli e apprezzabili, non ha acquisito gli strumenti per fronteggiarlo. Le nuove tecnologie ne hanno consentito una crescita tecnologica che arriva a consumare drammi. La storia didattica ci insegna che i fenomeni si sono capovolti nei decenni : 40 anni fa non era raro trovare un bullo per classe con la differenza che il resto degli studenti lo isolava e spesso lo costringeva ad integrarsi. Oggi, invece, il "branco " individua alcuni soggetti ritenuti deboli e inizia a vessarli in ogni modo. La scuola diventa un tormento per chi è bersaglio di queste stupide e vergognose intimidazioni. L'aspetto fisico, i.vestiti vengono presi di mira. Ovviamente senza immaginare perché un ragazzo ha vestiti magari scadenti (non per la moda ) e infischiandosene di tutto. È ora di usare il rigore e la rieducazione, nell'interesse del bullizzato e del bullo. Chi ha superato i 14 anni è parzialmente perseguibile penalmente. Portarlo a fare volontariato per recuperare i suoi debiti culturali prima che formativi potrebbe essere positivo. Però , prima di tutto viene il ragazzo bullizzato. Bisogna fargli capire con una forte rete sociale, che lui non è lo "sfigato ", che la vigliaccheria e la violenza sono sempre perdenti nella vita. Per fare questo è necessario che la Scuola abbandoni ogni segretezza omertosa. Non bastano i sermoni sulla legalità a rendersi credibili se poi si nasconde dolosamente la polvere sotto il tappeto. Si può realmente rieducare e si deve necessariamente consentire a chiunque di andare a scuola sereno. Altrimenti, fallisce la missione educativa. Prima di persone competenti pretendiamo che dalla Scuola si formino uomini in grado di capire la bellezza dell'altro.
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