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La rivoluzione dolce di Occhiuto
La rivoluzione dolce di Occhiuto 08 giu 16 La parola rivoluzione, di per se, è una parola forte, cruenta e poco si addice ad un uomo “dolce” come Mario Occhiuto.Un sindaco che ha mostrato la sua sua signorilità in questi ultimi cinque anni alla guida della città e che in campagna elettorale non è mai caduto nel tranello della provocazione. Si fa per dire, provocazione. Perché più che provocazione è stato un vero e proprio linciaggio continuo. Argomenti poco “politically correct” e che niente avevano a che fare con l’agone politico. Un modo di fare importato dagli Stai Uniti e che ha già mostrato, nelle scorse elezioni, che non paga affatto. Mario Occhiuto, invece, ha sempre porto l’altra guancia. Quella del confronto. Mai quella dello scontro. Chiedendo di scendere sul piano principale che un amministratore di alto livello offre: il proprio operato. Quello che la politica chiede. Parlare dei risultati per discutere. E la risposta non è venuta dai “politicanti”, rottamati in toto dai cosentini. Guarda caso proprio quel giudizio invocato da tutti, quello delle urne, che ha chiarito i fumi nella testa dei tanti che di confronto si sono riempiti la bocca ma che nei fatti buttavano solo veleni. Una rivoluzione. I cittadini che decidono. Liberi dalle solite contumelie, dai legacci del voto di scambio, del giogo del chiedere al politico di turno per campare. I cosentini hanno deciso. Stanchi delle parole a vanvera. Stanchi di decenni di promesse. Sotto i loro occhi il “Davide contro Golia” di Occhiuto contro la vecchia nomenklatura. Una bocciatura sul campo della vecchia generazione di politici. Tutti insieme contro il “solo” Occhiuto. Il solo? Macchè. La sua grande intuizione quella di avere cercato la gente ed avere ottenuto il loro appoggio. Hai detto niente. Un’opera immensa come il rifacimento della piazza centrale della città, o il ventennale progetto del Ponte di Calatrava chiusi in tempi incredibilmente corti per dei lavori pubblici. Incredibile ma vero. Solo contro tutti. Solo contro organizzazioni abituate a scendere nella guerra delle elezioni con armi improprie come le promesse di finanziamenti a progetti, per lo più, sballati. Il cosentino non è fesso. Quando serve mostra i suoi di “muscoli”. Quelli di una comunità stufa di soprusi e bugie. La protesta questa volta è andata sul concreto firmando una garanzia in bianco per 5 anni di mandato. Per poter portare a termine le grandi idee ed i progetti presentati. La città è veramente cambiata. Hai voglia a schernire e ridurre a barzelletta il rifacimento del salotto buono della città. Il corso principale, un'isola sempre affollata di gente. Il cittadino che si riappropria degli spazi togliendoli alle macchine. Il castello che diventa parte attiva del territorio. Un monumento da vivere. Una rivoluzione. Una città di tutti. In quattro anni. Hai capito? Solo quattro anni. Altro che voto d’opinione. Un voto di decisione reale. Questa la vera politica che paga. Se la misuri col metro trovi quaranta punti percentuali di distacco. Altro che asfaltata. Di più. La politica vecchia è stata disintegrata. Senza colori ne appartenenze. La politica del fare. Paga sempre. Una rivoluzione dolce. Fatta in punta di matita. Quella matita che traccia una croce sulla scheda elettorale e decide il futuro della sua città. Il futuro dei suoi figli. Adesso è tempo di alzare le maniche e costruire il nuovo. Buon lavoro Sindaco!
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