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Commissione Antimafia a Cosenza: Morte Cocò evidenzia mancanza tutela minori
Commissione Antimafia a Cosenza: Morte Cocò evidenzia mancanza tutela minori 27 ott 15 "Il piccolo Cocò è stato vittima della mafia, è stato usato dalla sua famiglia e probabilmente è stato anche vittima di una mancanza di strumenti adeguati per tutelari i minori, sempre, ma soprattutto in questa terra. La domanda che ci poniamo è perché Cocò non era con la madre e perché era stato affidato ad una famiglia che lo stava usando". Ad affermarlo è stata la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi al termine delle audizioni tenute oggi a Cosenza con i procuratori della Dda, il Garante regionale per l'infanzia e il presidente del tribunale per i minori parlando della vicenda del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e bruciato in auto a Cassano allo Ionio insieme al nonno e alla compagna di questi il 16 gennaio del 2014. "Ci sono forse delle carenze legislative - ha proseguito la Bindi - e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Però vogliamo anche accertare, con un'altra inchiesta che ci riserviamo di fare, se ci sono state anche altre responsabilità. Detto questo, però, non è stato segnalato un rapporto mafia minori come in altre parti del nostro Paese, né come attori di mafia né come vittime. Da questo punto di vista questa provincia non registra problemi particolari, mentre, come tutta la Calabria, registra un'emergenza minori, perché dimenticati dalle politiche. Minori significa scuola, famiglia, servizi sociali, capacità di relazioni. E noi continuiamo a chiederci qual è il modo migliore per tutelare i minori dalle loro famiglie quando sono dentro famiglie mafiose". "È un tema delicato - ha concluso la Bindi - perché è delicato il rapporto tra famiglia e minori, ma riteniamo di non poter ignorare questo aspetto, perché un minore che nasce e cresce in una famiglia mafiosa è un minore che va tutelato anche dalla sua famiglia". Acceso focus su minori. "Oggi abbiamo acceso un focus su Cosenza per approfondire la presenza della criminalità organizzata in città e nella provincia e il tema dei minori, uno dei filoni d'inchiesta della nostra commissione che ci ha visti già impegnati a Reggio Calabria e non poteva non trovarci presenti qui, dopo le vicende che hanno interessato il piccolo Cocò Campolongo". A dirlo è stata la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, al termine della giornata di incontri nella Prefettura di Cosenza, con i procuratori della Dda, il Garante regionale per l'infanzia e il presidente del Tribunale per i minori. "Dalle nostre audizioni - ha aggiunto - emerge che anche in questa provincia sono presenti le cosche di 'ndrangheta con famiglie ben radicate, con collegamenti con altre 'ndrine della Calabria, con forti capacità intimidatorie, legate come sempre alla droga, al traffico di essere umani e con capacità di penetrazione nella politica e nella pubblica amministrazione. Abbiamo trovato un'attenzione da parte della magistratura e delle forze di polizia e questo ci rassicura, nonostante una carenza di organici che la Procura, in particolare la Dda, ci ha segnalato. Ci siamo soffermati, poi, sull'accorpamento dei tribunali di Rossano e Castrovillari, che per noi resta un tema che deve essere oggetto di osservazione da parte del ministero della Giustizia, e crediamo che se si devono razionalizzare e risparmiare le risorse, la Calabria è di certo l'ultimo posto nel quale si debba pensare di risparmiare e razionalizzare". "Si conferma un dato - ha concluso Rosy Bindi - di cui siamo sempre più convinti: affrontare il tema della mafia significa discutere anche di scuola, lavoro, salute e infrastrutture, e in questo senso penso di poter dire che guarderemo con attenzione alla Legge di stabilità". Buemi: inspegabile chiusura Tribunale Rossano. "Dopo l'audizione di oggi, risulta inspiegabile la chiusura del tribunale di Rossano, in un territorio che da tutti è stato confermato ad alta intensità criminale". A dirlo è stato il senatore Enrico Buemi, componente la Commissione antimafia, al termine delle audizioni tenute a Cosenza in cui sono stati trattati vari argomenti tra i quali la carenza di organico nelle procure, e in particolar modo nella Dda, della chiusura del tribunale di Rossano e della vicenda del piccolo Cocò Campilongo. "Quindi - ha aggiunto - da questo punto di vista e tenendo conto i parametri che il legislatore aveva dato al governo per definire gli accorpamenti e le modifiche della geografia giudiziaria, ribadisco è inspiegabile. In Calabria non bisognava chiudere tribunali, ma è ancora più inspiegabile la chiusura del tribunale di Rossano, rispetto ad altre situazioni". "Dagli incontri avuti - ha aggiunto la deputata del Pd Enza Bruno Bossio - c'è stato presentato un salto di qualità non banale nell'organizzazione mafiosa della provincia di Cosenza che sostanzialmente dovrà, per quel che riguarda la commissione antimafia, focalizzare ancora di più situazioni che fino all'altro giorno pensavamo fossero soprattutto dei territori di Vibo Valentia e Reggio Calabria. La vicenda di Cocò è emblematica rispetto alla valutazione di questo salto di qualità". "Queste due giornate - ha detto Laura Lai - ci consegnano una riflessione ampia che dovrà continuare in commissione antimafia, che richiamano le responsabilità della politica nazionale. Non è banale retorica riferita all'abbandono del Mezzogiorno, ma c'è un deficit di risorse, investimenti e di un monitoraggio che andava fatto, e non abbiamo più alibi". "Sono stati due giorni intensi - ha detto Luigi Gaetti del Movimento 5 Stelle - che saranno forieri di grandi novità nel campo dei centri di accoglienza per i migranti, della sanità e sulle situazioni specifiche di alcuni Comuni".
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