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Una fiaccolata per Lucia, il 12 maggio
Una fiaccolata per Lucia, il 12 maggio 26 apr 12 Non solo un ricordo o un gesto per non dimenticare, il 12 maggio a Cosenza a partire da piazza XI settembre partirà una fiaccolata per Lucia, la giovane neo mamma e neo laureata a pieni voti in ingegneria che ha deciso di spegnere la sua vita lanciandosi da un balcone. Su Facebook è nato subito un gruppo (Il Mondo di Lucia) che ha organizzato l'evento. In poche ore 1700 persone hanno aderito all'iniziativa. Il passa aprola ha messo anche i puntini sulle i invitando chiunque ad evitare di mettere colori e bandiere così come qualcuno ha subito approfittato della cosa. Il passa-parola è quello di essere presenti con bandiere bianche che non sono simbolo di resa. "Una fiaccolata per chi resta in Calabria nonostante le condizioni di sfruttamento e precariato, per non ricadere nella rassegnazione, per chiedere alle istituzioni di attivare immediate politiche di miglioramento della condizione giovanile e tanto altro ancora" si legge tra le righe del manifesto che sta per essere steso. Una manifestaizone non solo per ricordare ma per spronare la società civile ad uscire dall'apatia del "tanto non c'è nulla da fare". Il gruppo parte dalla lettera della mamma di Lucia che abbiamo pubblicato giorni fa e che fu spedita alal redazione del Quotidiano. Questo il testo: GENTILE direttore, avevo deciso di scrivere questa lettera quando tutti sarebbero andati via, lasciandomi lì, da sola, ad aspettare dietro la porta della sala di rianimazione, dove mia figlia stava affrontando, tanto per usare una frase fatta che poi tanto fatta non è, la sua ultima battaglia. Non ne ho avuto il tempo... siamo stati avvertiti che l’aveva persa… o forse l’aveva vinta. Ed ora eccomi qui. Non so cosa le scriverò, so solo il “perché”. Non si può banalizzare e liquidare il suo gesto come un suicidio dettato dalla depressione, come ha scritto qualche giornale; merita rispetto e maggiore attenzione. Si parla di imprenditori che ricorrono al gesto estremo, parliamo anche dei giovani: questi giovani che noi abbiamo generato, ma che non siamo in grado ora di accompagnare nel loro percorso di speranza. Mia figlia non è mai stata banale, ha vissuto il suo breve tempo alla ricerca di qualcosa che noi, NOI TUTTI, non sappiamo più offrire a chi, come lei, vive la condizione di giovane. Lei sì, lei sì che si è sempre impegnata, fiduciosa nei nostri insegnamenti, sicura che il merito avrebbe pagato. Ha sempre dato senza mai chiedere… ecco… senza mai chiedere. E invece avrebbe dovuto farlo, avrebbe dovuto chiedere che i suoi diritti, conquistati con impegno e sacrifici, venissero onorati. Laureata in Ingegneria gestionale, in condizioni molto difficili, con il massimo dei voti, 110/110, si è trovata a doversi accontentare di un lavoro che non era il suo, poco retribuito, si è trovata a doversi prendere cura della sua piccolina di appena due anni, affrontando tutte le difficoltà che già conosciamo noi donne… e noi donne del Sud. E’ bella come il sole, la sua intelligenza non è stata scalfita neppure dal volo liberatorio, ma era sola! Ci adorava tanto quanto noi, familiari e amici, tanti, adoriamo lei, ma era sola! Aveva un solo difetto: portare un cognome anonimo e credere nella meritocrazia. Ingenua lei, colpevoli noi che sapevamo che le cose non vanno esattamente così… E’ sempre stata onesta, non ha mai cercato compromessi, si è sempre messa in discussione, troppo, e ci ha dato sempre il massimo… o forse no, perché, ne sono certa, se non l’avessimo uccisa, TUTTI, ci avrebbe dato di più. Perché lei è così, ha dato, sempre, senza neanche volerlo, così, naturalmente, come respirare, bere, vivere. Perché lei è così! Cosa vogliamo fare… liquidare il suo gesto così, in maniera banale? No, non è stato un gesto da imprigionare in un trafiletto in terza pagina. E’ il gesto che ogni giovane potrebbe fare, soprattutto se giovane del Sud, questo Sud divorato negli anni - quanti 150? - da lupi famelici, da burattini - burattinai, da gente mediocre e servile, da chi chiede “per favore” ciò che dovrebbe chiedere “per diritto”, da gente incapace di governarci, da gente che bada a far quadrare i bilanci, da gente che mette al potere quei servi che dicono sempre di sì e che legano a sé con le complicità del malaffare e dei facili e lauti guadagni. No, non poteva vivere in quest’Italia asservita, e non poteva neanche allontanarsene, voleva semplicemente vivere nella sua Calabria, dov’era amata dai suoi innumerevoli amici. E’ una colpa da pagare a così caro prezzo? Se è così, giovani, andate via, andate via e abbandonate questa Terra, noi non vi vogliamo!... E voi , mamme, non consentite che questo mostruoso Leviatano divori i nostri figli. Lottiamo insieme a loro, nella legalità, per i loro diritti, e chiediamo a testa alta ciò che è loro dovuto! La mamma di Lucia
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del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto |