I lavori del Consiglio comunale di Cosenza sulla sanità
13 apr 12 Prima di affrontare l’ordine del giorno sulla sanità cosentina, il Consiglio comunale di Cosenza, nella seduta del 12 aprile, con una inversione dell’ordine del giorno, ha approvato – senza discussione poiché passato unanimemente in commissione - il punto riguardante le determinazioni di competenza del Consiglio Comunale ai sensi dell’art. 6, comma 8, della legge regionale 10 febbraio 2012, n. 7.
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Sulla questione sanità, ha relazionato l’assessore al ramo Carmine Vizza:
“Ancora una volta, a distanza di pochi mesi, il consiglio comunale è chiamato a discutere di temi inerenti la sanità. Considerate le funzioni di rappresentanza dei problemi sociali, che sono attribuite al consiglio comunale, dobbiamo ritenere che il bene primario della salute collettiva sia in cima alle esigenze della popolazione.
Questo consiglio comunale si è già espresso in modo unitario con la elaborazione di un documento comune che indicava varie criticità e proponeva alcune soluzioni. Io credo che, anche oggi, nell’esaminare lo stato di salute dell’ospedale dell’Annunziata tutti noi dobbiamo essere pervasi dallo stesso spirito costruttivo. Le strumentalizzazioni in questo settore portano solo danni ai cittadini utenti. Noi oggi vogliamo discutere scevri da ogni pur legittima appartenenza politica, ciascuno con il personale contributo.
L’iniziativa odierna, partita dalle stesse forze di maggioranza, dimostra che l’esigenza primaria è quella di affrontare i problemi. Noi oggi non siamo chiamati a difese d’ufficio dell’operato degli attuali responsabili regionali della sanità, nel contempo non siamo affascinati da una sterile critica all’azione politica della precedente giunta regionale, ma siamo interessati ad una analisi dello stato di salute del nostro nosocomio cittadino, con richieste e proposte concrete, al fine di contribuire alla soluzione dei problemi.
La provincia di Cosenza, che rappresenta il 50% del territorio calabrese, si vede attribuire un ospedale hub a valenza regionale quale l’Annunziata e tre spoke, che dovrebbero fornire all’utenza una serie di prestazioni sanitarie di 1° e 2° livello e di conseguenza concentrare nell’ospedale capofila solo i casi che necessitano di assistenza di 3° livello. In realtà Cosenza rappresenta una sorta di super hub regionale, infatti il nostro nosocomio è sempre di più meta di trasferimenti da altre province. Inoltre bisogna considerare che al nostro ospedale afferisce direttamente la popolazione dell’area urbana, che sfiora i trecentomila abitanti.
Ciò premesso sembrerebbe razionale un impegno volto al potenziamento di questo pilastro della sanità regionale; di contro negli ultimi anni, per responsabilità comuni ai diversi schieramenti politici che hanno guidato l’azienda, abbiamo assistito ad un suo progressivo indebolimento. Ciò nonostante, io credo che l’Azienda Ospedaliera di Cosenza non sia una struttura al collasso, bensì una struttura che con i limiti posti da un piano di rientro lacrime e sangue, riesce tuttora a fornire i Lea. Campagne mediatiche volte a rappresentare una realtà da terzo mondo forniscono una informazione mutilata e sortiscono effetti negativi, aumentano le perplessità, incentivano la sfiducia, facilitano l’emigrazione sanitaria selvaggia. Nel 2010 la Calabria ha contribuito con 236 milioni di euro a finanziare la sanità del nord. Compito di noi tutti, impegnati nelle istituzioni, è sì quello di denunciare eventuali disservizi, criticità diffuse, ma anche quello di informare i cittadini sulle risorse e sulle professionalità presenti nella sanità cosentina.
È un diritto di tutti esprimere le proprie opinioni. Ma credo che nella sanità, per la particolarità dei temi in oggetto, la denuncia politica non debba tracimare. Credo non sia necessario alimentare forme di terrorismo sanitario che aumentano gli allarmismi, impediscono di fruire di cure e servizi comunque disponibili, provocando un effetto boomerang che acuisce i disagi e peggiora l’economia sanitaria. La legittima critica all’operato della politica non deve rischiare di inficiare il lavoro scientifico di alte professionalità, limitandone le potenzialità, disperdendone i benefici. L’obiettivo comune deve essere quello di difendere il nostro ospedale, per la centralità che riveste, per le sue funzioni insostituibili. L’Annunziata, solo in qualche caso, statisticamente irrilevante è stato teatro di casi di autentica malasanità, spesso additata ingiustamente, come dimostrano le risultanze giudiziarie.
In una breve analisi non si può non partire dalla porta d’ingresso: dal Pronto Soccorso, offrendo ai cittadini informazioni autentiche. Abbiamo assistito di recente in alcuni programmi televisivi ed in altri servizi giornalistici alla rappresentazione di strutture di Pronto Soccorso di importanti ospedali italiani che versavano in condizioni disumane, con pazienti ammassati su barelle per giorni. Il Pronto Soccorso di Cosenza, per alcuni versi, presenta le criticità comuni a tutti i Pronto Soccorso: sovraffollamento, tempi di attesa estenuanti, strutture recettive inidonee, personale medico e paramedico insufficiente. Ma il Pronto Soccorso di Cosenza eroga circa 100.000 prestazioni all’anno, 300 al giorno, è tra i principali del Mezzogiorno grazie all’abnegazione degli operatori. L’affluenza fuori dalla media è dovuta anche allo scarso filtro operato dagli ospedali della provincia, a patologie trattabili anche in strutture territoriali, oltre a ricoveri impropri per effettuare una tac o una rx torace. Certo è visibile a tutti l’inadeguatezza delle strutture, ma finalmente, dopo molti annunci, a breve sarà aperto il Dea che darà giusta risposta alla richiesta di spazi adeguati. La condizione necessaria per una efficace deospedalizzazione, con riduzione del sovraffollamento e della congestione ospedaliera, è una efficace rete territoriale che deve soddisfare le esigenze ambulatoriali di 1° livello, delegando l’ospedale alla funzione principale che è la cura degli eventi acuti e gravi. In positiva controtendenza sono i dati dell’Azienda Ospedaliera che registrano una lieve riduzione degli accessi al Pronto Soccorso nell’ultimo triennio, rispetto alle catastrofiche previsioni. Anche i ricoveri in osservazione breve sono passati da 3600 a 1800, segnale di una migliore razionalizzazione delle risorse. E così i ricoveri complessivi, che sono diminuiti, in conseguenza certo degli effetti del piano di rientro ma anche di una riduzione della inappropriatezza, non superando il 4%. C’è necessità di strutture intermedie capaci di operare una efficace deospedalizzazione, attraverso un filtro territoriale. Una prima concreta iniziativa è stata siglata a Cosenza da Regione Calabria , ASP e Medici di famiglia attraverso la costituzione di nuclei di cure primarie, che vedono coinvolti medici raggruppati in una unica struttura, attivi 12 ore e coadiuvati da specialisti di varie branche, al fine di ridurre le liste d’attesa, la congestione dei servizi, l’assalto all’ospedale e, nel contempo, garantire la continuità assistenziale. La prima risposta alle carenze è stata data con l’aumento del personale a 20 unità, ancora insufficienti. Gangemi ha avuto procedimento di infrazione, essendo le assunzioni bloccate dal piano di rientro, ma un ospedale hub non può sopravvivere senza una dotazione organica sufficiente.
L’ospedale cosentino vanta eccellenze nel solco della tradizione chirurgica dei Petrassi, dei Vena, degli Scarpelli, con esperienze consolidate nei trapianti renali e potenzialità nei trapianti di fegato. Come non citare poi la tradizione dei medici internisti cosentini, figli del compianto maestro Mario Valentini; dei neonatologi, quale il dr Corchia, professionista di nota fama; della scuola di anestesia e rianimazione, punto di riferimento in Calabria e non solo; della chirurgia pediatrica, per giungere ai recenti riconoscimenti alla microbiologia, dove pervengono analisi dall’intera Calabria; della recente istituzione del reparto di ematologia; del centro di ricerca nefrologico, di una cardiologia interventistica e di una neurochirurgia che ormai vantano numeri invidiabili. Certo, questo enorme bagaglio di competenze rischia di essere sottoutilizzato per storiche deficienze nella gestione della sanità, che scoperchia le innumerevoli criticità che oggi ci impongono questa discussione.
Sono evidenti e nessuno vuole nasconderle o mitigarle. Alcune sottolineate nella presentazione dell’attuale ordine del giorno da parte della stessa maggioranza: fatiscenza di alcuni reparti, carenze di organico medico e paramedico, interruzioni nei servizi sanitari più importanti indotte dall’obsolescenza delle tecnologie utilizzate, vetustà dei fabbricati, carenze organizzative causate dalla cattiva gestione del lavoro precario, riduzione delle dotazioni finanziarie ecc.
Il nostro compito non è quello di drammatizzare creando sconcerto e sfiducia tra i cittadini, quanto quello di contribuire con proposte e con mobilitazione politica a ridurre i disagi, favorendo gli interventi sui punti critici. Certo, il piano di rientro che, non dimentichiamolo, non è una scelta ma un percorso obbligato, impone che si proceda per priorità assolute: sarebbe opportuno produrre investimenti, risorse umane, tecnologie aggiornate, adeguamenti strutturali.
Necessitano risorse umane nei profili sanitari indispensabili per erogare buona sanità. Alcuni reparti sono costretti a turni faticosi per erogare i servizi essenziali. I vertici aziendali devono con forza chiedere le necessarie deroghe, peraltro già concesse in altre realtà regionali. Unità operative come ortopedia, con soli 6 medici, o rianimazione, sono oggi all’asfissia. Il dipartimento materno infantile, riconosciuto eccellenza regionale da oltre un decennio, comincia ad accusare difficoltà per carenza di personale anche in ragione dell’aumentato carico di lavoro derivante dalla chiusura di diversi punti nascita negli ospedali della provincia. Il numero di parti è aumentato. Recentemente è stato firmato un patto interaziendale del dipartimento con l’ASP che consente di utilizzare personale che arriva dall’ASP per sopperire al numero di parti. È chiaro che bisogna intervenire in maniera più incisiva, ma resta strumentale e scientificamente scorretto criticare la chiusura di alcuni punti nascita perchè le evidenze statistiche oltre che scientifiche, dimostrano che al di sotto di 500 parti all’anno mancano le garanzie di sicurezza.
È necessario completare le nomine dei primari. Vanno valorizzate al meglio le professionalità, rivedendo ove possibile le attuali organizzazioni delle unità operative semplici e complesse.
I progressi tecnologici in campo sanitario impongono un adeguamento costante per mantenere alta la capacità diagnostica ed interventistica. In questo campo le sollecitazioni precedenti cominciano a sortire i primi frutti: al Dea sarà associata una nuovissima risonanza magnetica già acquistata, una nuova tac di ultimissima generazione, due telecomandati digitali, quattro mammografi digitali, una spect- tc.
Si è dato seguito all’informatizzazione del Pronto Soccorso con la possibilità di assolvere a numerose funzioni imprescindibili per un PS moderno. È stato acquisito, con un investimento economico importante, un sistema ris /pacs .Tale sistema rappresenta una vera rivoluzione nella radiologia, consiste sostanzialmente nella digitalizzazione delle immagini radiografiche, e la diffusione attraverso rete informatica interaziendale, permettendo l’interazione fra i vari reparti e con altri ospedali. I referti viaggiano in rete, con l’abolizione delle pellicole radiografiche la cui spesa attualmente e’ intorno a 1.800.000 euro.
È stato attivato un terzo e più moderno complesso operatorio per attività chirurgiche di elevata specializzazione. È stato finalmente siglato il protocollo per il perfezionamento del cup unico ed il sistema di prenotazione dalle farmacie.
Dal punto di vista strutturale è opinione comune la necessità di una nuova e moderna struttura. Il sindaco ha individuato la soluzione nella costruzione graduale di un nuovo ospedale sul vecchio sito per il quale è imminente il bando per il concorso di idee. Nell’attesa sono evidenti gli investimenti strutturali: sono in corso di realizzazione i lavori per la messa in sicurezza ed il riammodernamento di alcuni reparti dell’Annunziata e la ristrutturazione del Mariano Santo, incluso il completamento della palazzina destinata alla dermatologia. Si tratta di investimenti per 40 milioni e altri 25 ne sono previsti.
Un traguardo ormai imminente è l’apertura del Dea, con sale operatorie e dotazione di varie attrezzature. Un Dea di 2° livello in cui saranno assicurate, oltre alle prestazioni tipiche di un moderno Pronto Soccorso, anche funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza, tra cui neurochirurgia, neuroradiologia interventistica, cardiologia interventistica, chirurgia vascolare, stroke-unit. Ciò consentirà una collocazione funzionale strutturale del polo oncologico (oncologia, ematologia, radioterapia, cure palliative e terapia antalgica). Credo che dopo l’attivazione della degenza ematologica si debba lavorare per una degenza oncologica che ridurrebbe un elevato numero di emigrazione sanitaria. È stata attivata la dialisi a Rogliano, esempio di sinergia azienda ospedaliera /Asp. È stato inaugurato un moderno reparto di odontoiatria con il progetto per i diversamente abili.
Il futuro dell’Annunziata è certamente correlato alle conseguenze derivanti dagli effetti della realizzazione del piano di rientro. La paventata ma reale flessione dei posti letto, previsti nella nuova riorganizzazione dell’azienda, è probabilmente conseguenza di un sistema di tagli lineari che non è stato sufficiente a riallineare situazioni ormai consolidate, frutto di scelte del passato, e perpetuando nelle sperequazioni. Ma non è una mera analisi matematica dei posti letto a preoccuparmi, quanto una efficace ridistribuzione delle risorse sul territorio. Di recente al tavolo Massicci si è raggiunto un primo risultato: la fase di attuazione del piano è conforme alle linee prefissate. È stato certificato il miglioramento dei conti della sanità calabrese, e quindi lo sblocco dei fondi fas per 500 milioni e di altri fondi della premialità per coprire il debito pregresso. Contemporaneamente il 31 marzo è divenuta esecutiva la deliberazione sulla chiusura di alcuni ospedali. Fonti autorevoli, come il direttore generale Orlando, hanno affermato che “se è vero che bisogna rispettare la tempistica nella riconversione degli ospedali, e se è giusto chiudere gli ospedali che non sono tali, è giusto che nessuno ci chieda di smantellare cosa c’è sul territorio finché non si definisce cosa si andrà ad attivare nei nosocomi riconvertiti”.
A tal proposito, queste risorse, ritengo, dovranno essere utilizzate non solo per coprire i crediti ma per investire sulle maggiori criticità che soffre la rete ospedaliera per recuperare i gravi ritardi nella riconversione delle strutture disattivate. Bisogna sveltire le procedure di conversione in casa della salute di alcuni presìdi e implementare i servizi territoriali, al fine di scongiurare un collasso sanitario con le inevitabili ricadute sulle strutture come l’Annunziata. È noto come per le varie rimodulazioni, per la mobilità del personale, sia necessaria l’approvazione dell’atto aziendale ancora bloccato. Alla dirigenza regionale si chiede di sbloccare queste procedure che potrebbero rallentare i già difficoltosi processi di riconversione. L’obiettivo di ridimensionare la rete ospedaliera va segnalato, costituisce un obiettivo a medio e lungo termine dei paesi della comunità europea. Il governo nazionale, dopo il risanamento dei conti con tagli e tasse, per uscire dalla recessione ha necessità di favorire la crescita. Anche la sanità non si può governare utilizzando solo l’accetta e quindi, dopo i tagli imposti dal piano di rientro, servono investimenti perché non è pensabile riorganizzare senza investire nella costruzione di nuovi ospedali o nell’aggiornamento degli esistenti.
Di estrema attualità è il patto siglato tra l’Ospedale Bambin Gesù, la Regione Calabria e il Pugliese di Catanzaro, per la realizzazione di un centro hub regionale di assistenza pediatrica di 1° e 2° livello. La nostra protesta non ha nulla di campanilistico, ma mira a valorizzare e sostenere l’intero polo pediatrico dell’Azienda Ospedaliera che da anni rappresenta un centro di eccellenza che fornisce assistenza di 1°, 2° e 3° livello. Si tratta, tra l’altro, di uno dei pochi dipartimenti che assiste pazienti provenienti, oltre che dall’intera Calabria, anche da regioni limitrofe. L’accordo si limita a garantire un primo ed un secondo livello di assistenza in alcune discipline quali neonatologia, oncoematologia e la chirurgia pediatrica, interventi di cui la rete regionale pediatrica non ha bisogno. L’accordo contestato non ridurrebbe l’emigrazione sanitaria, in mancanza di interventi sulle patologie più gravi. Il Pronto Soccorso pediatrico di Cosenza ha assicurato 17.000 prestazioni e 800 ricoveri. a Cosenza, negli ultimi 10 anni, sono stati trattati centinaia di casi tumorali. La chirurgia pediatrica e la neonatologia rappresentano da anni un riferimento regionale. Tutti numeri che ci impongono di investire dove esistono settori di eccellenza e all’avanguardia, per valorizzare i punti di forza già esistenti, evitando interventi colonizzatori, costosi per le esigue casse regionali.
Sulla stampa odierna leggiamo interventi risentiti da parte di alcuni esponenti politici catanzaresi, che parlano di sperimentazione gestionale che durerà il tempo necessario per perfezionare la formazione delle nostre professionalità.
Una difesa acriticamente campanilistica, associata alla mancata conoscenza dei meccanismi della emigrazione sanitaria che non verrebbe fronteggiata, rafforza i nostri dubbi. È per questo che invito il Consiglio tutto a chiedere al Presidente Scopelliti una riflessione più approfondita, ed una soluzione che salvaguardi le alte professionalità e le competenze presenti a Cosenza, ripensando integralmente le ragioni e la metodologia che ispirano il provvedimento in questione.
Relativamente alla cardiochirurgia, questo Consiglio si è già espresso sulla ineludibile necessità di questa branca nell’ospedale di Cosenza. Fra le innumerevoli motivazioni a sostegno basta citarne una sola: un ospedale hub a valenza regionale non può prescindere dalla presenza di questa alta specialità. È pur vero che questa realizzazione è attualmente inibita dal piano di rientro, ma le risposte provenienti dalla regione a me sono sembrate timide. Per superare l’ostacolo finanziario, vorrei invitare il Consiglio a discutere la eventualità di verificare la possibile attuazione del progetto che prevedeva una collaborazione pubblico/privato con il S. Anna di Catanzaro, ipotesi sperimentata in altri ospedali d’Italia. Questa ipotesi progettuale è stata già approvata dalla precedente amministrazione e prevedeva il trasferimento di un segmento dell’accreditamento dal S. Anna all’Azienda ospedaliera di Cosenza, con la piena condivisione della proprietà e dei cardiochirurghi del S. Anna, attivando in tempi brevissimi e a costo zero la cardiochirurgia a Cosenza.
Il dibattito
Sergio Nucci (Polo civico Buongiorno Cosenza), primo firmatario dell’OdG.
“Abbiamo proposto questo OdG perché siamo soprattutto orgogliosi di essere cosentini, e come tali rivendichiamo per la nostra città la migliore sanità possibile a prescindere da chi ci governa e da come ci governa. Sappiamo tutti le criticità del nostro ospedale, le conosciamo, le viviamo e quindi siamo in grado di dire cosa va bene e cosa deve essere fatto con grande urgenza. La presa di posizione autentica è questa consegnata all’aula. Abbiamo letto dell’incontro del Presidente Scopelliti con il tavolo Massicci, delle lodi e degli encomi che il tavolo gli ha rivolto per come sta gestendo il piano di rientro, ma abbiamo anche preso atto che lo stesso tavolo ha fatto presente al Presidente che il nostro ospedale non è stato riordinato. Secondo il decreto 18/2010 è un ospedale hub, ci siamo riempiti la bocca di questo acronimo. Significa avere alcune peculiarità che l’Ospedale dell’Annunziata non ha. Non abbiamo l’anello al naso, vogliamo rivendicare quello che quel decreto recita. Esistono delle eccellenze nell’ospedale di Cosenza ed operatori che lavorano al limite delle loro possibilità. A loro va il plauso e il ringraziamento della collettività ma non vogliamo chiedere favori a nessuno, se non il rispetto dei diritti dei cittadini. Mancano diverse delle funzioni che sono proprie di un ospedale hub. Ormai siamo ospedale di trincea che deve far fronte anche ai tagli che questo piano di rientro ha disposto con la chiusura di ospedali di provincia. Su questo meccanismo si innesta una ulteriore richiesta che questo Consiglio comunale deve rivolgere al Presidente Scopelliti. Nel decreto si scrive che alcune funzioni particolarmente specifiche possono essere svolte in un unico centro regionale, potremmo chiedere un centro grandi ustionati, un’unità spinale, una camera iperbarica. Non capisco perché ancora oggi non ci si batta tutti per avere riconosciuti alcuni diritti fondamentali. Vorrei che da questo Consiglio comunale venisse una richiesta univoca.
Parlando di ospedale non possiamo non parlare della facoltà di medicina. Ho letto le dichiarazioni dell’on.le Principe che parla di una facoltà di medicina a Cosenza. Queste dichiarazioni hanno un peso politico perché significa che c’è la volontà, collaborando con Rende, di realizzare il sogno di molti cosentini, avere la facoltà di medicina. Sulla sede dell’ospedale dico che non sono convinto che il nuovo ospedale debba nascere nell’attuale collocazione. Tuttavia sono disposto ad accettare questo tipo di impostazione se realmente riusciamo a creare le condizioni che riportano centralità al nostro nosocomio. Se abbiamo la garanzia dello svincolo a sud, possiamo pensare di realizzare lì il nuovo ospedale. Senza queste garanzie non possiamo attardarci in un progetto che rischia di diventare una chimera. L’impegno del Sindaco deve rafforzarsi su queste questioni. All’aula mi appello per sottoscrivere alla fine un documento unitario, forte e coeso”.
Luigi Formoso (PD) offre il suo contributo, come ha affermato, “da consigliere comunale e da medico che da 38 anni pratica la professione. La situazione attuale della sanità in città preoccupa l’utente con il pericolo di sfociare nella mancanza di fiducia nel rapporto con il medico. È una conflittualità latente che impone delle riflessioni”. Formoso ripercorre quanto evidenziato dalla stampa in tema di criticità nella rete ospedaliera cosentina dall’insediamento dell’attuale Amministrazione. “ La sanità non ha colori politici – afferma – e riconosco negli interventi del Sindaco la consapevolezza delle emergenze e l’impegno a contrastarle. Renda fruttuose le sue energie, Sindaco, e si adoperi perché le risorse vengano reperite”. Infine, sul protocollo con l’ospedale Bambin Gesù, il consigliere del PD evidenza la similitudine con un protocollo degli anni precedenti con il Gaslini di Genova,poi fallito. “Sorge il dubbio – conclude - che il Bambin Gesù abbia un deficit finanziario al quale noi potremmo dare sollievo”.
Domenico Frammartino (IDV) parla di una sanità che ha colpe trasversali in questa regione, di un trentennio caratterizzato da dilapidazione di risorse economiche e reclutamento di personale a fine carriera. “Dobbiamo pensare in maniera diversa” – afferma – richiamando la concretezza della CGIL che si appresta a consegnare un pacchetto di risposte concrete, così come richiama le linee programmatiche del Sindaco. Il consigliere di IDV parla di scelte coraggiose da fare e “la posizione del Sindaco sul polo pediatrico ne è la dimostrazione. Spero che il Governatore ne prenda atto. Pur ribadendo che non abbiamo alcuna nostalgia della sanità di loiero, fatta di sprechi e di affari, a caccia di voti e di consenso, non siamo soddisfatti delle scelte di Scopelliti nel piano di rientro, ad esempio sulla soppressione di presìdi ospedalieri nella nostra provincia con criteri ragionieristici. Non stiamo andando nella direzione giusta”. La proposta di Frammartino è di “rilanciare la volontà deliberata nei mesi scorsi da questa assemblea. Per ottenere prestazioni di eccellenza è necessario adeguare l’Annunziata con investimenti strutturali. Serve una più stretta collaborazione, per la programmazione esecutiva, tra l’azienda sanitaria e l’azienda ospedaliera. È necessario rilanciare l’urgenza di una PET pubblica e il completamento della filiera cardiologia interventistica per giungere a cardiochirurgia”. Infine, la meritocrazia, che deve avere un valore. “Su questo campo – conclude - va fatta una grande battaglia.
Roberto Bartolomeo (Popolari e Liberali Cosenza), che è presidente della Commissione sanità, ricorda la seduta svolta all’interno dell’ospedale. “Abbiamo verificato alcune situazioni scandalose – afferma - tantissime carenze, a cominciare dal personale che è anche mal gestito”. Per Bartolomeo la sanità è da tutelare aldilà delle appartenenze e “ le eccellenze che pure abbiamo, dobbiamo tenercele strette. Sul sito del nuovo ospedale si vedrà – conclude. L’impegno deve essere a fare funzionare meglio quello attuale”. L’auspicio finale è di un documento unanime.
Giovanni Perri (PSE) esprime apprezzamento per la presa di posizione del Sindaco. Membro della commissione sanità, richiama le impressioni sulla visita della commissione all’ospedale, sottolineando “le gravi carenze igieniche, la folla enorme al CUP, alle carenze del Pronto Soccorso dove si può solo ammirare lo sforzo del personale medico e paramedico”. Perri valuta disattese le indicazioni del documento approvato ad inizio consiliatura che conteneva “l’idea di difendere la sanità ma nessuna proposta sul potenziamento dell’ospedale di Cosenza”. Riguardo all’intesa con il Bambin Gesù, la definisce la “ufficializzazione dell’emigrazione sanitaria. Le statistiche del nostro reparto di chirurgia pediatrica – afferma - parlano di interventi per i quali non credo che i colleghi necessitano di aiuto. Dov’è il valore aggiunto? Alla luce di quello che, dati alla mano, sappiamo fare, non capisco perché questo milione e ottocentomila euro all’anno debba partire dal fondo sanitario verso altre sedi. Ora che gli indugi sono rotti riprendiamo quel documento – conclude - e riaffrontiamo i punti condivisi”.
Per Maria Lucente (Gruppo Misto) “la qualità dell’ospedale di Cosenza va difesa strenuamente e con spirito unitario. Stasera la nostra attenzione è rivolta alla qualità del servizio erogato e non possiamo non ribadire che la sanità a Cosenza poggia sul lavoro competente di professionisti seri e qualificati e su poli di eccellenza riconosciuti sul territorio nazionale. Questa dimensione va tutelata e difesa con forza. Non è facile - continua - contrastare le scelte della regione Calabria che procede a bulldozer, trascurando il livello professionale dei nostri presìdi, le professionalità e le urgenti necessità. Non ho alcuna fiducia che vengano accolte le esigenze qualitative e strutturali che la nostra città richiederà stasera. Ritengo che abbiamo il dovere di affrontare con unanimità una battaglia convinta di sensibilizzazione nei confronti della Regione. Un atteggiamento del genere è doveroso e fa bene anche a noi, classe politica mai così detestata. Spero in un documento consequenziale alla relazione dell’Assessore e alla presa di posizione del Sindaco, che rappresenti un percorso. È una grande responsabilità per il Sindaco che spero non deluda la forte tensione unitaria che si sta creando in questa aula su questo tema”.
Carmelo Salerno (Lista Scopelliti), considerate la delicatezza e la rilevanza del tema, a maggiore ragione – afferma - bisogna partire da dati oggettivi e incontrovertibili per formulare una proposta politica confacente alle esigenze dei fruitori del servizio sanitario”. Salerno fa i complimenti all’Assessore Vizza per “la relazione che ha individuato le criticità dell’ospedale ma anche gli elementi positivi dell’attività che il presidio svolge. Tuttavia – afferma - devo fare una valutazione critica, ritenendo che abbiamo perso una occasione importante in questo Consiglio. Nella conferenza dei capigruppo – richiama - avevamo sostenuto che questo odg doveva essere trattato insieme all’altro presentato dai consiglieri di minoranza. Non solo per dare maggiore forza alla posizione politica del Consiglio ma anche perché ritengo che il problema della sanità debba essere affrontato nella sua complessità. Non si può parlare di ospedale di Cosenza senza fare riferimento all’intero sistema sanitario. I problemi dell’ospedale di Cosenza provengono anche dall’azienda territoriale che non fa il filtro necessario, evitando il ricorso inappropriato all’offerta ospedaliera. Avremmo dovuto avere il dovere nei confronti dei cittadini di tutta la provincia di affrontare il problema e farcene carico nel suo complesso. Aspirare ad un ospedale hub significa non trascurare le dinamiche che si stanno verificando negli altri tessuti ospedalieri, anche di altri ambiti territoriali”. Salerno si sofferma poi “sulle scelte gestionali adottate dal management del presidio ospedaliero,mi pare apprezzate da tutti, che porteranno ad interventi tecnologici, ad apertura del dea, ad interventi strutturali”. Sulle scelte schiettamente politiche, il consigliere Salerno esprime “la ferma condivisione con la quale bisogna chiedere anche al Presidente Scopelliti che vengano garantiti tutti quei servizi legati ad ospedale hub. Si deve applicare il piano di riorganizzazione anche alla riapertura di reparti”. Sull’ospedale nuovo, “non prendo posizione, una scelta politica è stata già fatta. Avevo già sottolineato l’esigenza che venga garantito ai fruitori del servizio ospedaliero, da tutta la provincia e anche da fuori, una facile fruibilità. Ai cittadini non interessa la forma che avrà il futuro ospedale o l’ubicazione, vi è solo l’interesse a un servizio sanitario più efficiente e che salvi la vita alle persone. È importante quindi che venga garantita la possibilità di avere a ridosso del presidio l’elisoccorso per permettere, in una provincia così ampia e frastagliata, anche ai cittadini delle piccole realtà montane di poter arrivare rapidamente”.
Enzo Paolini (PSE) reputa inadeguata la relazione dell’assessore Vizza, definendola troppo equilibrata e ragionevole, in alcuni momenti surreale. “I Consigli comunali – afferma - non devono guardare solo al futuro ma dovrebbero essere anche momenti di rivisitazione di un orgoglio cittadino, di una presa di coscienza, non soporiferi e didascalici. Quello che sta succedendo da due anni a questa parte nella sanità non ha precedenti storici a Cosenza. È una vera e propria regressione sul piano della civiltà e dei diritti garantiti. La Calabria non è la sola soggetta a piano di rientro ma solo da noi non comporta alcuna riduzione reale degli sprechi, ma solo degli spot come quello del protocollo con il Bambin Gesù o delle chiusure inopinate degli ospedali”. Paolini evidenzia la “mancata equità di trattamento per i territori ed i tagli lineari, esenti da valutazioni di merito, sul know how, con la conseguenza che le buone strutture sono state colpite sui fianchi, quelle cattive hanno ricevuto solo dei colpetti”. Si sofferma poi sulla spesa sanitaria sostenuta dai calabresi che – sostiene – “sono gli unici a pagare tre volte, per gli sprechi, per i rimborsi ad altre regioni, per gli spostamenti a Roma e Milano. E la ripartizione è ancora sulla base della spesa storica, e non sul numero degli abitanti. Così la provincia e la città di Cosenza sono penalizzate con la conseguenza della chiusura di tanti ospedali ed il collasso dell’Annunziata”. Parla di cattiva politica il consigliere Paolini quando accena alla convenzione con il Bambin Gesù e “bene ha fatto il Sindaco – afferma - a prendere posizione. Ma l’ordine del giorno ci porta oltre. Il Consiglio comunale di Cosenza non può essere indifferente nei confronti dei cittadini che lavorano e non vengono retribuiti” – afferma, riferendosi ai dipendenti delle cliniche private. E riporta in primo piano la faccenda dei lodi arbitrali, oggetto di aspre polemiche in fase di campagna elettorale. Il consigliere del PSE rinnova anche l’esigenza che il Consiglio comunale prenda posizione sulle agevolazioni per l’accesso al credito e, nella convinzione di una classe dirigente indifferente rispetto alle esigenze della salute e ai diritti dei lavoratori, invita ad alzare la voce. “Siamo disposti a spogliarci di casacche per un intervento unanime, a patto che si dismettano timidezze e si sbattano i pugni sui tavoli – è la sua conclusione -. Proponiamo documento con cui ci rivolgiamo a chi ha dovere di rimettere il cittadino al centro”.
Lino Di Nardo (PDL) parla di una occasione per esplicitare orientamenti e progettualità che consiglieri e Amministrazione hanno nella sanità. “Si è perso l’obiettivo vero della sanità – afferma – ovvero la salute del cittadino, con attenzione solo ai tagli e alla riduzione delle spese. Ben venga il taglio degli ospedali fotocopia o il risparmio sullo spreco farmaceutico ma non il taglio degli stipendi con il pensionamento del personale specialistico”. Di Nardo fa poi riferimento al recente provvedimento di inibizione, per i laboratori radiologici, ad eseguire ecografie. “Nessuna diminuzione di spesa – commenta - restando inalterato il budget, ma la decisione ha comportato il licenziamento di 14 unità lavorative, solo negli studi cosentini e l’allungamento delle liste d’attesa per le ecografie. Difficile capire la filosofia ispiratrice”. Infine un riferimento alla facoltà di medicina, come innalzamento della qualità del nosocomio e volano per il risanamento del centro storico.
Giuseppe Mazzuca (PSE) parla di un odg ancora inevaso “perchè Scopelliti non vuole il confronto in questa aula e in questa città”. Se i consiglieri di maggioranza hanno ritenuto opportuno convocare un Consiglio comunale su questo tema - rileva -significa che veramente si avverte questa necessità. C’è nell’Annunziata una sorta di abbandono da parte di una classe dirigente che prima preferiva la migrazione verso Catanzaro, ora la preferisce verso Reggio Calabria. È ormai un continuo penalizzare la città e la provincia di Cosenza, una forte azione di depotenziamento del nostro territorio”. Il capogruppo del PSE definisce “ lodevole, l’iniziativa del Sindaco. In questa battaglia siamo al suo fianco per ripristinare a Cosenza il diritto alla salute”.
Massimo Bozzo (UDC), uno dei promotori dell’odg, “perché – afferma - mi rendo conto quotidianamente che il morale degli operatori dell’Annunziata è sotto i piedi.
In passato abbiamo offerto luminari al centro e al nord Italia. Oggi corriamo un rischio peggiore, abbiamo la facoltà a Germaneto ma rischiamo di fare laureare i figli nelle nostre università per perderli dopo la laurea a vantaggio di strutture fuori regione. Il consigliere dell’DC si dice preoccupato del silenzio dei consiglieri regionali, “anche di quelli del mio partito”, sulla sanità a Cosenza. “Se il Presidente vuole recepire quello che abbiamo espresso stasera – conclude - revochi il mandato a Gangemi”.
Michelangelo Spataro (Lista Scopelliti) ritiene che la scelta di inserire l’odg sulla sanità sia stata apprezzata dai cittadini. “Ho una mia concezione personale circa le responsabilità, non credo che gli ultimi due anni abbiano definito questo stato di cose. E non credo che Scopelliti abbia difficoltà a venire a Cosenza e a ragionare con noi di sanità. Non possiamo tacere l’urgenza di avere quelle specialistiche che consentono di dare risposte alla provincia, ai calabresi e fuori regione”. Sulla facoltà di medicina, Spataro si dichiara d’accordo ma “nell’attesa evidenziamo le cose che ci mancano”.
Per Raffaele Cesario (UDC) il diritto dei cittadini alla salute è costituzionale, etico, umano. “Come consiglieri abbiamo il dovere di affermare questo diritto e sostenerlo”. Nel suo intervento, ultimo e di sintesi del lungo dibattito, il capogruppo dell’UDC, richiama le tante eccellenze sanitarie di Cosenza e concorda con l’auspicio di un documento unitario. “La città di Cosenza – afferma - non deve mollare rispetto al problema della sanità, attraverso il suo organismo più importante,il Consiglio comunale nella sua interezza. Ma dobbiamo rifuggire la tentazione individuale di sentirsi colui chi ha individuato la panacea a tutti i mali”.