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![]() Toghe Rosso Sangue in teatro a Cosenza, presente PM DDA Napoli
Toghe Rosso Sangue in teatro a Cosenza, presente PM DDA Napoli 05 apr 12 Il senso del "fare memoria" per raccontare la storia dei magistrati uccisi in Italia. E' questo il topos da cui parte e si sviluppa "Toghe rosso sangue", il coraggioso libro di Paride Leporace, da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale riadattato da Giacomo Carbone e andato in scena sabato sera al Teatro Morelli di Cosenza per la regia di Francesco Marino. Un rosario di morte che va dal 1969 al 1994: ben ventisette magistrati caduti sotto i colpi della mafia, della 'ndrangheta o del terrorismo, e che in molti, troppi casi, sono stati abbandonati al proprio destino da parte di uno Stato piu' volte latitante, anzi addirittura connivente, che oggi li ricorda solo in parte. Per l'adattamento teatrale, tra le storie raccontate nel libro, è stato scelto di dare spazio a quelle di sei figure simbolo: Agostino Pianta, Emilio Alessandrini, Mario Amato, Bruno Caccia, Paolo Borsellino e Paolo Adinolfi. Sei uomini la cui vita è stata stroncata perché ognuno di essi ha avuto la colpa di compiere il proprio dovere, attraverso un mestiere scomodo, difficile, amaro, solitario e molto pericoloso. Lo spettacolo si sviluppa su un palco spoglio, arricchito solo da quattro sedie e un appendiabiti su cui è posta una toga, attraverso una narrazione a quattro voci (sono quelle dei "Lés Enfantes Terribles", ossia Sebastiano Gavasso, Francesco Marino, Diego Migeni ed Emanuela Valiante) che, con impeto e passione, dando spazio a sprazzi di poesia e ironia, offrono cuore e anima a quei volti e alle loro storie, fatte di quotidianità, di famiglia, di orrore, di indifferenza, di morte. Non c'é spazio per la retorica, non c'é spazio per l'ipocrisia a cui ci hanno abituato orazioni funebri inutili che hanno innaffiato di parole vuote tante, troppe, esequie di stato. Sapientemente intrecciato in scene che indugiano in modo efficace in particolari che rendono vivo ogni contesto (dalla scarpa bucata di Mario Amato, alla inerme Ford Fiesta rossa del povero Rosario Livatino crivellato di colpi), ciò che trova posto sul palco è il grido di denuncia che scatena nello spettatore il senso di repulsione per verità scomode e segreti irrisolti che hanno causato tragedie umane, una vera e propria mattanza assurda per un paese democratico, il nostro. "Un paese strano - come ricordava il pm della DDA di Napoli, Enzo D'Onofrio, intervenuto dopo la rappresentazione - l'unico, a parte la Colombia, dove i magistrati sono costretti a viaggiare sotto scorta perché ricoprono un ruolo pericoloso per la propria esistenza". E l'unico dove si senta la necessità di istituire assessorati alla coscienza civica, e dove sia stato possibile conferire a un terrorista, esecutore materiale dell'omicidio di due giudici, un premio intitolato a un giudice: é successo a Sergio Segio, killer di Emilio Alessandrini e Guido Galli, al quale nel 2003 è stato conferito il Premio Internazionale all'Impegno Sociale "Rosario Livatino", intitolato alla memoria del giovane magistrato siciliano ucciso nel 1990 ad Agrigento. E il fatto che ci sia bisogno di un libro per ricordare nomi e visi che, a parte Falcone e Borsellino e pochissimi altri, non hanno trovato posto nell'iconografia militante dell'antimafia, la dice lunga su quanto sia ipocrita il senso del ricordo e il sentimento della riconoscenza civile verso chi ha sacrificato la vita per il proprio dovere di uomo di legge e uomo di stato. "Toghe rosso sangue" ha un grosso merito: quello di aver dato dignità e voce a chi ha servito lo Stato e per questo servizio ha finito per pagare con la propria vita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Cerca con -- > Guarda l'indice delle notizie su: "Area Urbana di Cosenza"
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