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      Come distruggere la carriera di un giocatore con una dichiarazione: il caso Tutino

       

       

      Come distruggere la carriera di un giocatore con una dichiarazione: il caso Tutino

      15 giu 24 Normalmente il mestiere di un procuratore di un giocatore di calcio è quello di tutelare e promuovere l'immagine del suo assistito. Evidentemente chi rappresenta Gennaro Tutino, ha altre regole a cui dar seguito. Non sicuramente quelle di promuovere il calciatore oggi di proprietà del Cosenza Calcio. Così come avvenuto e previsto dal contratto da lui visionato e sottoscritto dal suo assistito. Sembra decisamente fuori luogo l'uscita con una dichiarazione, decisamente strana, apparsa su un sito web notoriamente promotore di situazioni di calcio mercato. Come dire, qualcuno l'ha fatta fuori dal vaso. Termine poco elegante ma che da la plastica rappresetazione di quanto accaduto oggi nel primo pomeriggio, con una dichiarazione a dir poco avventata.

      Una operazione, consentitecelo di dire, partita già dalle 11 di ieri quando firme famose, e la cosa meraviglia ancor di più visto la vicinanza espressa a parole a Cosenza, tentavano di forzare la mano per indirizzare in un certo senso l'operazione riscatto poi esercitata dal presidente Guarascio. Come se il patron della soceità rossoblù fosse uno sprovveduto che si lasciava sfilare l'affare di mano così, d'amblè. Secondo qualcuno lasciava al primo furbo di passaggio, dopo aver investito fior di quattrini, un gicocatore che era letteralmente bruciato.

      Arrivato a Cosenza con un rendimento d appena 3 gol a Palermo dopo che a Parma, che lo aveva acquistato per 4.5 mln dalla Salerninata, aveva realizzato soltanto 7 gol, la metà di quelli realizzati l'anno prima con i campani che avevano rifilato il giocatore agli scudati. Valore che è calato a picco fino a raggiungere 1.7 mln per poi risalire a 2.4 grazie alla stagione di rinascita a Cosenza dove stabilisce il suo record di 20 reti in cadetteria. Oggi il suo prezzo di mercato è di 3.5 mln. Mica bruscolini. Chi lo vuole deve sborsare tanto.

      Qualcuno però pensava che alle pendici della Sila abitassero pastori con l'anello al naso, con tutto rispetto per i pastori. Questa è l'idea di chi aveva fatto i conti senza l'oste per sottrarre con un colpo gobbo un calciatore letteralmente ricostruito con la passione di una intera città e i quattrini di un impernditore che, avrà tanti difetti, non è quella vacca da mungere a cui sono stati rifiliati tre bidoni per quasi un milione di euro, soltanto nell'ultima stagione.

      Sette anni di B e 13 di calcio qualcosa hanno pure insegnato a chi con i conti alla mano cerca di fare calcio lontano da questi strani giochi di scuderie che pensano di fare affari con i soldini degli altri. L'aria è cambiata. Hai voglia a dichiarare che "il ciclo Tutino a Cosenza è finito". Occhio che invece del ciclo si sta mettendo a rischio la sua carriera.

      Non è nelle mansioni di un procuratore decidere chi e quanto deve pagare o vendere un calciatore. Nè deve essere avvisato prima. Il business lo fanno l'acquirente e il venditore del cartellino, non chi lo rappresenta. Hai visto mai. Nè un procuratore può essere colui che fa da arbitro degli investimenti altrui. Si metta in fila come gli altri. Altrimenti niente di più facile che il giocatore passi un anno in tribuna, finendo nell'anonimato una carriera di chi merita ben altro futuro nonostante i 28 anni di età. Se vuoi il cammello paga. Gennaro Tutino è patrimonio del Cosenza Calcio chi lo cerca deve bussare in Viale Magna Grecia. Occhio, che il vento è cambiato, e come si dice da noi, "mo c'ha truvatu u patrune accuartu ca ci trovi puru u sutta".

      PS: Ci aspettavamo un cenno anche da chi, dopo essersi fregiato di un riconoscimento importante dal primo cittadino, prendesse posizione. Ciò non è accaduto. Cosenza non dimentica, così come esalta getta nella polvere. E' la dura legge dei tifosi. Gli uomini passano, colori e l'attaccamento alla squadra resta sempre.

      © RIPRODUZIONE RISERVATA

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