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Lealtà sportiva o doping? La FIGC scherza col fuoco
Lealtà sportiva o doping? La FIGC scherza col fuoco 28 lug 21 Non si è mai vista una situazione del genere nel mondo del calcio. Sono anni che seguiamo questo sport, dei giovanotti in mutande che prendono a calci un pallone inseguendolo su di un prato, a volte verde a volte no, con passione e anche con quel giusto pizzico di spirito critico che ci appartiene. Ma vedere tergiversare le massime istituzioni su quanto di più sporco e avvilente sia avvenuto nel mondo dello sport, è disarmante, è avvilente. Fa perdere ogni entusiasmo.Volendo forzare la mano e accostare alla cronaca nera quanto è avvenuto da parte di una società di calcio che con metodo quasi scientifico ha "truccato le carte in tavola" parleremmo di doping. E sì. Perché chi fa il furbo è non versa i quattrini dovuti allo Stato, in questo caso parliamo dell'IVA, o sta progettando un "colpo", della serie prendi i soldi e scappa, o pensa di essere più furbo degli altri non versando il dovuto all'Erario per avere più forza economica sul mercato. Spalle forti per comprare calciatori che possano far giungere subito a risultati sportivi, ed economici, importanti alla faccia degli altri, poveri fessi. Altro che lealtà sportiva, si tratta di doping. Alterare gli equilibri alla faccia di società, ad esempio il Cosenza che, tra tutte le sue lentezze e indecisioni, fa i salti mortali per far quadrare i conti e di conseguenza deve lesinare sulla rosa sportiva. Impossibile fare diversamente. A meno che non applichi i trucchi appena svelati alterando con plateale evidenza le norme, le regole, del calcio. E' così evidente. Ora, alla luce di questo ragionamento, il Cosenza sul campo è retrocesso. Le colpe anche la mancanza di un attaccante di valore. Per averlo o non paghi l'iva o scopri nel tuo vivaio il nuovo Chiesa. Buttiamo lì un nome che ci ha entusiasmato negli ultimi europei. Insomma se non trucchi le carte in questo gioco non si fanno miracoli. E' questo il messaggio, la realtà che si vuole far passare? Eh, si, vabbè, però, Tar, 21 squadre, altri pasticci. Intanto la Figc, per la prima volta, non prende una decisione, scherzando col fuoco aggiungiamo noi. Prende ancora tempo dopo tre gradi di giudizio, Covisoc, Consiglio Federale e Collegio di Garanzia del CONI. Il presidente Gravina dice di volerci vedere chiaro, leggere le carte. Le carte? Quelle per cui sono stati emessi tre gradi di giudizio equivalenti alla bocciatura di chi ha violato le regole del calcio? Ma quale sarebbe il principio? Dare un segnale forte a chi, ancora, vede in questa situazione un modus operandi lasciato impunito o quello di una incapacità di dare una scossa, un monito a chi potrebbe reiterare in futuro?
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