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Giornata violenza donne, dichiarazioni e commenti
Giornata violenza donne, dichiarazioni e commenti 25 nov 24 "Numeri su numeri, finestre quotidiane di cronaca, ma anche racconti, sfoghi, lividi. La violenza sulle donne è attorno a noi, è subdola e ha più teste. Dall'ambiente familiare ai luoghi di lavoro, fino alla scuola, agli spazi di socialità, la violenza fisica, economica e psicologica degli uomini sulle donne è parte della società, ne ha permeato la cultura. Una cultura patriarcale invasiva contro la quale poco possono leggi e pene e che è da combattere a partire dalle giovani generazioni". Lo afferma Caterina Vaiti, segretaria confederale Cgil Calabria in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. "Un lavoro - prosegue - che deve vedere coinvolte tutte le istituzioni in un lavoro a più mani che aiuti non solo gli uomini a non rendersi protagonisti delle violenze ma anche le donne vittime a riconoscersi come chiedendo sostegno e denunciando. Ma se le donne stanno cercando di cambiare le cose, di dare il giusto nome ai fenomeni e denunciare narrazioni sbagliate, non possono portare da sole il peso di questa battaglia. Contrastare la violenza di genere e chiedere alle istituzioni di intervenire non può essere una lotta esclusiva delle donne. Servono misure ben oltre l'inasprimento delle pene e l'introduzione di strumenti come i braccialetti elettronici. Serve una vera e propria rivoluzione culturale, un profondo mutamento che coinvolga tutti. Le istituzioni, i sindacati e le varie associazioni devono essere anelli della stessa catena in questa lotta agendo anche nella fase successiva alla denuncia contribuendo al reinserimento delle vittime dal punto di vista sociale e lavorativo". "Strategico poi - conclude Caterina Vaiti - il ruolo della prevenzione. Da giocare a partire dalle giovani generazioni sia con il sesso femminile che con quello maschile. La violenza va riconosciuta come tale e va evitata, individuata, messa all'angolo. Crescere future donne e futuri uomini consapevoli è parte integrante e viva di una società migliore". "Sia nel Paese che in Calabria i numeri della violenza sulle donne sono allarmanti e non più tollerabili. Contro questo fenomeno c'è molto da fare. Nel mondo circa il 35% delle donne ha subito violenza sessuale almeno una volta nella vita. Dati e 'numeri della vergogna' che vedono anche la Calabria contare le sue vittime. Senza tenere conto di quel cosiddetto 'numero oscuro' rappresentato dalla miriade di episodi di soprusi e violenze che non vengono denunciati dalle vittime". Lo afferma, in una dichiarazione, il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso. "Nel ribadire la disponibilità del Consiglio regionale della Calabria a mettere a disposizione, in questa battaglia di civiltà, le proprie prerogative legislative - aggiunge Mancuso - auspico che ogni impegno su questo fronte possa trasformarsi in azioni tangibili. Le celebrazioni e la solidarietà sono importanti, ma, specie su questo fenomeno, occorrono reazioni efficaci. La Calabria è determinata a fare la sua parte fino in fondo, ma dobbiamo esigere un impegno deciso da parte di chi ha il potere di fare cambiamenti significativi. Dalle scuole alle istituzioni e alle autorità preposte a occuparsi delle violenze alle donne, ci si aspetta un impegno straordinario sul piano della prevenzione. Occorre senz'altro individuare i responsabili dei reati e assicurarli alla giustizia, ma bisogna intervenire prima che le violenze si verifichino e, soprattutto, intervenire, specie quando le donne denunciano, prima che le tragedie si consumino". "Il Consiglio regionale, che mi pregio di rappresentare - dice ancora il presidente Mancuso - sta facendo la propria parte. Sul piano della conoscenza e della sensibilizzazione, attraverso gli Stati generali sulla violenza di genere organizzati dal Consiglio di concerto con l'Osservatorio regionale diretto dall'avvocato Giuseppina Pino, la cui seconda edizione si è svolta il 21 novembre e si è chiusa con l'approvazione di due protocolli d'intesa siglati da tutte le autorità interessate dal fenomeno. Due protocolli di intesa interistituzionali: uno per il coordinamento delle azioni a contrasto della violenza domestica e l'altro per l'acquisizione di una vera raccolta dei dati sulla violenza alle donne, che può avvenire solo con un lavoro sinergico di tutti i soggetti coinvolti. Per mettere in moto interventi concreti c'é bisogno di una mappatura certa e completa dei dati. L'approccio da noi scelto è quello della concretezza operativa e propositiva. In tal senso, abbiamo già attivato la Cabina di regia prevista dal Protocollo d'intesa per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere siglato l'8 marzo scorso tra la Presidenza del Consiglio regionale, l'Osservatorio e l'Aterp. Protocollo grazie al quale è stata pianificata l'assegnazione di 15 alloggi, tre per ogni provincia, di edilizia pubblica destinati a donne vittime di violenza e ai loro figli, prevedendo la loro collocazione e il recupero di una quotidianità lontana dagli abusi. Il protocollo é unico nel suo genere in Italia, tanto da essere oggetto di attenzione anche da parte del Senato della Repubblica. L'obiettivo è quello di mettere a sistema un percorso virtuoso, per scongiurare tragedie familiari e dare continuità all'azione a tutela delle donne. C'è bisogno che le Istituzioni valutino costantemente l'efficacia delle politiche e dei servizi messi in atto. Perché solo attraverso una valutazione continua possiamo migliorare le nostre risposte". "Sui femminicidi dobbiamo lavorare insieme maggioranza e opposizione senza distinzioni politiche". Lo afferma il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi. "La Calabria - aggiunge Antoniozzi - che ha visto tante donne morire, è tra le regioni in cui ci sono più attività in favore delle donne, più fondazioni, più centri antiviolenza. Ha ragione Mattarella che anche un solo femminicidio è troppo. Su Impagnatiello posso solo ribadire quello che avevo detto un anno e mezzo fa: è un assassino e merita l'ergastolo". "Stiamo lavorando culturalmente per la prevenzione come governo - sostiene ancora il vice capogruppo di FdI alla camera - affidandoci anche a gente di alto spessore come Giuseppe Nicolò, vice coordinatore del tavolo sulla salute mentale e allievo di Antonio Semerari, per fare in modo che le strutture pubbliche siano dotate di maggiore personale in favore delle donne. Al Pd diciamo che approvare la nostra proposta di legge sulla discriminante psicotica significa togliere impunità a tanti assassini che sì nascondono dietro i disturbi di personalità".
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