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      Reazioni e commenti su bocciatura Consulta Autonomia differenziata

       

       

      Reazioni e commenti su bocciatura Consulta Autoniomia differenziata

      15 nov 24 La sentenza della Corte Costituzionale sull'autonomia differenziata non smuove le parti contrapposte sulla legge Calderoli. Le Regioni di centrosinistra che avevano presentato il ricorso cantano vittoria e chiedono lo stop alle trattative già iniziate, quelle di centrodestra al Nord a loro volta affermano che la Consulta ha fissato la costituzionalità della norma, e quindi si va avanti. Il primo a cantar vittoria è stato il presidente della Puglia, Michele Emiliano, secondo cui "la Corte Costituzionale ha destrutturato la legge Calderoli, che allo stato dei fatti non è più applicabile", e "tutte le procedure avviate dalle Regioni per le singole intese non possono andare avanti". Per il governatore pugliese la sentenza avrebbe cancellato soprattutto "la possibilità che possano essere trasferite materie o blocchi di materie" e che la devoluzione "debba riguardare solamente specifiche funzioni legislative e amministrative, e debba essere giustificata alla luce del principio costituzionale di sussidiarietà". Insomma, il ministro Calderoli "deve chiedere scusa" e "deve prendersi una pausa". Dello stesso avviso il governatore campano De Luca: "la legge Calderoli è stata smontata e l'Autonomia bloccata, noi siamo per l'Italia unita". Un invito che le regioni del Nord, soprattutto quelle a trazione leghista, non vogliono sentire. "Il lavoro sulle materie no Lep prosegue", ha sostenuto il presidente della Lombardia Attilio Fontana, sottolineando che la norma sull'autonomia "non è incostituzionale, e quindi vuole dire che le nostre richieste sono assolutamente legittime e la legge di Calderoli è assolutamente legittima". Quanto ai rilievi della Consulta "non ci sono grossi problemi per superarli". Per il presidente del Veneto Luca Zaia, che concorda sulla prosecuzione delle trattative sulle materie "non lepizzabili", la pronuncia dei giudici costituzionali comporterà inoltre "non pochi problemi rispetto a quello che dovrebbe essere il futuro referendum abrogativo. Immagino che andrà a finir male anche questa partita". "La Corte costituzionale - puntualizza Zaia - ha detto a Toscana, Campania, Puglia e Sardegna che l'autonomia è costituzionale. E' già il primo risultato di questa sentenza. Dall'altro ha detto che i Lep non debbono essere definiti solo con provvedimenti e azioni governative, ma deve essere coinvolto il Parlamento. Alla luce di tutto questo - ha concluso - siamo sulla buona strada perché l'autonomia non è stata per nulla cancellata. Se si tratta di far modifiche immagino che il Governo le farà, ma stiamo parlando di un parallelo all'autonomia".

      La sentenza della Consulta sull'Autonomia differenziata non ferma il lavoro del Comitato per i Lep che andrà avanti fino alla fine dell'anno. "E' stato istituto con un decreto del presidente del Consiglio - precisa Sabino Cassese, presidente del comitato - e cesserà alla data in cui prevede il decreto, ossia il 31 dicembre 2024". Il gruppo di lavoro di saggi era stato creata proprio per definire gli standard minimi di servizio pubblico indispensabili per garantire i "diritti civili e sociali", uno dei punti della riforma Calderoli finito nel mirino della Corte costituzionale che ha accolto parzialmente i ricorsi di quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge sull'Autonomia. Una questione delicata che a luglio aveva portato alla frattura all'interno del comitato con l'addio di quattro illustri componenti. "Le ragioni che furono dettagliate nella nostra lettera di dimissioni sono coincidenti con i motivi che sembrano aver portato la Consulta a definire illegittime sostanzialmente tutte le disposizioni chiave della legge Calderoli", sottolinea l'ex ministro Franco Bassanini che si dimise assieme a Giuliano Amato, Franco Gallo e Alessandro Pajno. "La nostra lettera arrivò dopo diversi confronti con Calderoli - ricorda -. Se il ministro ci avesse dato retta avrebbe evitato questa situazione imbarazzante perché la legge ora va rifatta da cima a fondo". E analizzando la decisione della Consulta spiega: "Ha detto chiaramente che i Livelli essenziali delle prestazioni non possono essere stabiliti dal governo ma dal Parlamento con una legge o anche con una delega al governo che però preveda specifici principi e criteri direttivi". Per Bassanini, quindi, i giudici "hanno messo in crisi il circuito comitato-governo perché a definire il Lep deve essere il Parlamento". In più "non si possono trasferire alle Regioni intere materie ma specifici compiti o funzioni quando le Regioni sono in grado di dimostrare di poterle svolgere meglio in relazione alle peculiari caratteristiche del loro territorio". Di fatto, sostiene Bassanini, la Corte "ha chiaramente messo in discussione l'idea di un regionalismo competitivo" indicando che deve essere "cooperativo e solidale". Quanto al lavoro del comitato Cassese, alla luce della sentenza, afferma: "Che ci siano una serie di illustri ed esimi colleghi che lavorano per cercare di definire i Lep è sicuramente utile, ma questo lavoro va messo ora tra le carte che il Parlamento userà per definirli". Di sicuro la decisione della Corte Costituzionale peserà anche sui quesiti referendari. Non tanto su quello abrogativo della legge ma sugli altri che la Cassazione stessa potrebbe riformulare oppure considerare superati. In particolare quello chiesto da 5 Regioni potrebbe dunque saltare. Senza lo stop della Consulta, il percorso dell'autonomia prevedeva che la Cassazione valutasse e conteggiasse le firme raccolte, dando poi comunicazione alla Corte Costituzionale che a sua volta, tra il 20 gennaio e il 10 febbraio, ne deve rendere pubblica l'ammissibilità o meno. Intanto il governatore del Veneto Luca Zaia prevede che il referendum andrà a "finire male". "Il fatto che l'Autonomia sia costituzionale pone non pochi problemi rispetto a quello che dovrebbe essere il futuro referendum" sottolinea. Quanto alla riforma dell'Autonomia assicura che "si continua a lavorare sulle materie 'non lepizzabili', quelle materie che non sono soggette ai Lep".

      "Avevo suggerito al governo un surplus di riflessione e una moratoria sull'Autonomia differenziata. La moratoria, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la impone la Corte Costituzionale". Così il presidente della Regione Calabria, il forzista Roberto Occhiuto, commenta la sentenza sull'autonomia differenziata in un'intervista a Il Mattino "Io mi ero permesso di suggerire al governo una pausa di riflessione dopo l'ok alla Camera. E poi avevo chiesto con i colleghi di Forza Italia della mia regione una moratoria sulle materie non Lep - prosegue -. I pericoli c'erano ed io dicevo solo di fermarsi un attimo. Ora queste cose le mette nero su bianco la Corte Costituzionale con maggiore autorevolezza". Il testo della riforma "deve tornare in Parlamento e ci sarà spazio per accogliere i rilievi e svolgere il giusto approfondimento di tutte le questioni. Come poteva essere fatto mesi fa senza arrivare a questo punto", spiega ancora Occhiuto sottolineando che Forza Italia e Tajani "hanno avuto sempre una posizione equilibrata. Io chiesi di non avere fretta sul trasferimento delle funzioni non Lep che potevano generare sperequazioni e lui capì queste preoccupazioni". Secondo il governatore questa sentenza non avrà contraccolpi politici sulla maggioranza. "Non credo. Qui nessuno mette in dubbio l'attuazione della modifica del Titolo V della Costituzione ma - conclude Occhiuto - si deve procedere nella sua interezza. Ci si è troppo concentrati ad andare incontro alle richieste di alcuni governatori e troppo poco per realizzare gli obblighi invece previsti. Lo sbaglio è tutto qui".

      La legge sull'autonomia "non è incostituzionale e quindi vuole dire che le nostre richieste sono assolutamente legittime e che la legge di Calderoli è assolutamente legittima" e i rilievi della Consulta "credo che siano facili" da superare "nel senso che non ci sono grossi problemi per superarli". Così il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana a margine di un evento al Pirellone, commentando i rilievi della Consulta all'autonomia. "Bisogna fare altri passaggi nel Parlamento - ha aggiunto - ma fanno sorridere quelli che gridano alla vittoria dopo che loro, tramite il loro presidente Bonaccini, avevano sottoscritto un accordo che il Parlamento avrebbe visto soltanto una volta alla fine del percorso di accordo, soltanto per approvare o rigettare". Quindi "mi sembra veramente che sia una situazione paradossale quella delle opposizioni, ma va bene, non brillano mai per coerenza. Quello che è certo - ha continuato il governatore - è che potremmo andare avanti nell'affrontare le diverse problematiche per portare avanti il discorso dell'autonomia". Sui tempi "non li ho previsti neanche quando non era intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale. Io credo che i tempi siano quelli necessari per fare un lavoro in modo serio, in modo coerente. Dipende anche dal governo - ha spiegato -. Con che velocità vuole operare dipende da tanti fattori". Secondo la Lega i rilievi sono facilmente superabili in Parlamento: "Io di facile nella vita non ho mai trovato niente, però credo che siano facili nel senso che non ci siano grossi problemi per superarli. È chiaro che poi se si mettono a fare ostruzionismo la facilità non diventa tale, però io credo che il buonsenso una volta tanto possa prevalere. Difficile in Italia, però…" ha concluso il governatore.

      «Roberto Calderoli dovrebbe dimettersi, ora che la Corte costituzionale ha rilevato gravi profili di incostituzionalità nella legge sull'autonomia differenziata, su cui lo stesso ministro e la Lega avevano forzato la mano per brama elettorale, con l'avallo irresponsabile di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e di tutti i parlamentari del centrodestra". Così, in una dichiarazione, il senatore del Pd Nicola Irto, segretario regionale del partito in Calabria. "Per adesso - aggiunge Irto - é fallito il tentativo del centrodestra di cancellare l'unità del Paese. Difatti, la Corte costituzionale ha stabilito anzitutto che le eventuali intese non possono estendersi ad intere materie o a loro ambiti; che il Parlamento deve essere centrale anche per la determinazione dei Lep; che le Regioni con nuove forme di autonomia devono contribuire agli obiettivi di finanza pubblica e che i Lep non possono essere aggiornati con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Ma soprattutto la Corte ha cassato, nella sua interpretazione costituzionalmente orientata, la distinzione fra materie Lep e non Lep, fulcro del progetto separatista di Calderoli e dell'intera maggioranza, silente quanto incosciente". "La Consulta - dice ancora il senatore del Pd - ha messo nero su bianco pesanti rilievi che, come Partito democratico, avevamo mosso in Parlamento. Inutile che il presidente della Regione Calabria provi oggi a cambiare la realtà: Roberto Occhiuto ha fatto soltanto parole, quando, invece, aveva il preciso dovere di difendere con fatti concreti gli interessi dei calabresi e l'unità nazionale".

      "Il Governo Meloni incassa un'altra sonora bocciatura, stavolta sull'Autonomia differenziata. Una bocciatura che si estende anche ai 'supporter locali' della legge a cominciare da quel Roberto Occhiuto che da presidente della Regione non ha esitato a sacrificare i destini della Calabria sull'altare degli interessi della Lega e della Padania nonché della propria carriera politica, salvo poi piangere ipocrite lacrime di coccodrillo". È quanto afferma in una nota il deputato del Movimento 5 Stelle Riccardo Tucci. "Un governatore - prosegue - che finora, nonostante gli annunci e la propaganda, non ha prodotto alcunché di significativo per i calabresi, i quali continuano a trovarsi in difficoltà tra servizi sanitari insufficienti, lavoro inesistente, strade dissestate e servizi sociali assenti". "Dunque avevamo ragione noi - scrive il parlamentare - questa legge non si regge in piedi, facendo a pezzi alcuni capisaldi della Costituzione a partire da quell'enunciato nell'articolo 5 sull'unità e sull'indivisibilità della Repubblica. La riforma Calderoli spacca il Paese in 20 staterelli deboli, consolidando e aggravando le disuguaglianze, trasformando gli italiani in cittadini di Serie A e di serie B". "In Calabria - conclude Tucci - checché ne dica Occhiuto, non ne avremmo beneficiato da nessun punto di vista. Sarebbero mancate le risorse finanziarie per assicurare anche quel poco di servizi minimi che ancora resistono in virtù del principio di solidarietà tra le regioni. Insomma, abbiamo scampato il pericolo grazie a una Costituzione lungimirante che qualcuno all'interno delle forze di maggioranza non ha mai accettato e digerito e ancor meno capito".

      "La Calabria poteva essere alla guida della battaglia per fermare l'Autonomia differenziata e non lo ha fatto, lasciando alle altre Regioni il compito di ricorrere alla Consulta. È mancato il coraggio e oggi, davanti al pronunciamento della Corte che demolisce la legge Calderoli nei suoi punti centrali, la nostra Regione appare debole e contraddittoria". Lo afferma il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita. "Peccato - prosegue - perché l'appello che avevo lanciato, e poi sottoscritto da 130 sindaci tra cui tutti quelli delle grandi città, aveva indicato una strada istituzionale, il ricorso alla Consulta, invocando una sostanziale convergenza tra centrodestra e centrosinistra per l'interesse della Calabria. Si è scelto invece di annacquare tutto con il ricorso a fantomatici 'osservatori', linea purtroppo sposata anche da Anci Calabria. E mentre in Calabria si osservava, le altre Regioni hanno fatto sul serio e la Consulta ha praticamente demolito l'impianto di Calderoli". "Io penso che le preoccupazioni del presidente Occhiuto sugli effetti nefasti dell'Autonomia - conclude Fiorita - siano sincere e oggi, dopo l'illuminante pronunciamento della Consulta, mi sento di chiedergli un forte impegno politico, anche nel suo ruolo di leader nazionale di Forza Italia, perché la legge sull'Autonomia venga riscritta nel rispetto dell'unità nazionale e degli interessi del Meridione, salvaguardando i diritti fondamentali dei cittadini calabresi".

      “Stupisce davvero che il presidente Occhiuto si rallegri dello stop parziale della Consulta all'autonomia differenziata. Persino, addirittura, autoassegnandosi il ruolo di saggio premonitore. Al paradosso delle giravolte lessicali c'è un limite, non fosse altro che per decenza. E Occhiuto la sfida spesso. Se siamo arrivati per fortuna a questa pronuncia della Consulta lo dobbiamo solo ed esclusivamente ai presidenti di Regione che hanno avuto visione, lealtà e coraggio politico avanzando ricorso”. Così, in una nota, il Sindaco di Cosenza Franz Caruso. “Sono stato il primo Sindaco a mobilitare le altre fasce tricolori contro quello che allora era solo un disegno di legge - continua Franz Caruso -. Così come sono stato il primo a chiedere personalmente e in tempi non sospetti al presidente Occhiuto di firmare il ricorso insieme agli altri presidenti di Regione. Invito che ovviamente non ha accolto, avendo lui stesso firmato il sì all'autonomia differenziata in conferenza delle Regioni. Della serie, ci ha messo la faccia così come ha fatto del resto lo stesso fratello del presidente, il senatore Mario Occhiuto. Che in aula ha preso addirittura la parola, con a fianco Lotito, questa volta in modalità “sveglio”, per una dichiarazione di voto a favore dell'autonomia differenziata. Questi i fatti – conclude Franz Caruso -. Non si può essere a favore dell'autonomia differenziata nelle sedi competenti, non seguire formalmente i presidenti di Regione che avanzano ricorso e poi rallegrarsi per la Consulta che boccia sostanzialmente il decreto Calderoli. Delle due l'una. Non sempre si può confondere i cittadini”.

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