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      Corbelli: Padovano assolto dopo calvario di 17 anni, ora lo chiami il Cosenza

       

       

      Corbelli: Padovano assolto dopo calvario di 17 anni, ora lo chiami il Cosenza

      02 feb 23 Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, esprime “grande soddisfazione” e parla di “atto di Giustizia giusta ma assai tardivo”, per l’assoluzione, dopo un calvario durato 17 anni, di Michele Padovano, l’ex attaccante di Napoli, Genoa, Juventus e Cosenza e della Nazionale, scagionato da ogni accusa di traffico di droga dalla Corte d’Appello di Torino, dopo che nel primo processo, prima dell’intervento della Cassazione, era stato condannato a 6 anni e 8 mesi. Corbelli era stato tra i pochissimi, forse il solo, a difendere subito, sin dall’inizio l’ex calciatore che aveva conosciuto, apprezzato e ammirato durante la sua permanenza a Cosenza. E oggi Corbelli rivela un fatto inedito e lancia un appello: “Adesso fatelo ritornare a Cosenza, ad aiutare la società rossoblù, come lui, diversi anni fa, mi confidò in una telefonata, desiderava di poter fare”. Padovano, per ringraziare Corbelli, della sua difesa e della coraggiosa e convinta battaglia garantista, lo aveva subito telefonato. Era il 26 novembre 2011. E la Procura di Torino aveva chiesto per il calciatore una pena pesantissima: 24 anni di reclusione con una accusa assolutamente ingiusta e gravissima: traffico di droga! Corbelli, pur, come sempre, nel rispetto dell’operato della magistratura, aveva fortemente criticato questa accusa e la spropositata, assurda richiesta, si era detto certo dell’assoluta innocenza di Michele e lo aveva invitato a Cosenza, alla fine del processo, con la certezza, aveva scritto in una nota, che sarà riconosciuta la sua totale estraneità alle gravi accuse che gli sono state mosse dai magistrati. E così infatti è stato ma dopo, purtroppo, un lungo, doloroso calvario, durato 17 anni, che ha visto la vita di Padovano sconvolta, con l’onta e la sofferenza anche di tre mesi di detenzione in carcere e otto mesi ai domiciliari. Sono contento per Michele. Non avevo alcun dubbio sulla sua innocenza. Di lui ho sempre conservato un ottimo ricordo, di un amico e un bravo ragazzo, un campione dentro e fuori il campo, una persona pulita, semplice, un generoso, sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno. Per questo quando appresi, 12 anni fa, della incredibile richiesta di condanna rimasi letteralmente basito e turbato. E gli testimoniai subito tutta la mia solidarietà e vicinanza nel momento più difficile e drammatico della sua vita. Oggi nel momento del suo riscatto rivelo un suo desiderio che mi rivelò, in quegli anni, durante un’altra telefonata: sognava di poter ritornare a Cosenza e di mettersi al servizio dei Lupi, della sua ex indimenticabile, amata società, con un qualsiasi incarico dirigenziale. Oggi credo che sia il momento, se Michele, ancora vuole, di farlo ritornare nella nostra città e di fare di lui una bandiera, anche fuori dal campo, così come lo è stato quando incantava tutti con le sue giocate e i suoi gol sul manto erboso del San Vito(oggi anche Gigi Marulla). Spero che possa arrivare al più presto e dare così un contributo importante per riportare i tifosi allo stadio e spingere i Lupi verso la difficile, ma non impossibile salvezza"

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