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      Su Rai5 domenica 16 il doc/corto Cosenza Cosangeles, tra mito, presente e futuro

       

       

      Su Rai5 domenica 16 il doc/corto Cosenza Cosangeles, tra mito, presente e futuro

      15 giu 24 C'è Lavinia, attivista per i diritti civili e neomamma, ci sono Marina e Mario, che dopo tanti anni al nord sono tornati a casa, c'è John, che ci vive da 40 anni e c'è Karina, che studia all'università. Chi resta, chi torna, chi arriva. Tutti perseguitati dalla stessa domanda: "Perché in Calabria?". Una scelta non scontata, spiegata con queste parole dall'antropologo Vito Teti: "Non si resta del tutto, non si parte mai del tutto. La vita è sempre altrove". Ma di vita, in questa città del "nord del sud" ce n'è molta. Lo racconta il cosentino Alessandro Nucci, autore del doc "Cosenza, Cosangeles", in onda domenica 16 giugno alle 22.10 su Rai 5. I suoi abitanti amano chiamarla Cosangeles. Una crasi coniata, secondo il giornalista Paride Leporace, dall'attore Peppino Picciotto mentre parla con Ornella Muti e Paolo Villaggio, che chiacchierano dei loro gran viaggi: "Io sono di Cosangeles, vicino a San Francisco de Paola". Nella rivendicazione di questa provincialità c'è tutto lo spirito cosmopolita della città. Un luogo dove il centro storico sta a fianco e non nel mezzo del centro urbano, dando vita a una dicotomia e all'abbandono della città vecchia, dove nemmeno i cosentini passeggiano più. Ormai, lì ci si ritrova solo il 12 febbraio per celebrare la Madonna del Pilerio, protettrice di Cosenza. In corso Telesio, l'antica via dei mercanti che prende il nome dal filosofo cosentino, le attività commerciali continuano a chiudere. Chi resta nel centro storico è come a' ficuzza, l'albero simbolo dei cosentini, incastonato nel muro della città vecchia. Una città aperta, ma sempre legata alle sue tradizioni, anche quelle bizzarre come quella degli auguri di Natale alle 21 della vigilia. È unica anche nella sua lingua, diversa dagli altri dialetti calabresi, che il linguista storico John Trumper studia da quando è arrivato all'università della Calabria appena fondata, 40 anni fa: "Era un ambiente nuovo con gente da tutta Italia e anche da fuori. Ci sono almeno cinque Calabrie linguistiche, era necessario un soggiorno a lungo termine per studiarle". Se Cosenza è Cosangeles, Unical è l'Università della Calabria, non della California. Ma qui nascono eccellenze anche nel campo dell'intelligenza artificiale, come racconta il professore Gianluigi Greco, a capo della associazione italiana per l'intelligenza artificiale: "La Calabria è una terra d'innovazione che punta al digitale, con uno dei distretti Ict più grandi d'Italia. Si viaggia, s'impara e poi si restituisce alla propria terra". E chi non torna, sente sempre la nostalgia.

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