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In Commissione comunale cultura discussione su DDL Zan
In Commissione comunale cultura discussione su DDL Zan 19 mag 21 La Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta dal consigliere comunale Massimiliano Battaglia, ha aderito alla giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia celebratasi nei giorni scorsi. La discussione in Commissione è stata sollecitata dai consiglieri comunali Gisberto Spadafora ed Enrico Morcavallo ed ha trovato pieno accoglimento nel Presidente Battaglia. Al termine di una proficua discussione, la consigliera Bianca Rende ha avanzato la proposta di impegnare la commissione, esprimendo adesione alla giornata contro l'omobitransfobia, a dichiararsi contraria ad ogni forma di discriminazione e a continuare gli incontri sul tema per arrivare ad una risoluzione in Consiglio comunale. “C’è bisogno comunque – ha puntualizzato Bianca Rende nel suo intervento - di approfondimenti e di momenti di confronto su un tema che deve essere contestualizzato anche sulla base dell’evoluzione del dibattito parlamentare sul disegno di legge Zan ed è bene – ha aggiunto Rende - che il consiglio comunale si esprima, ma alla luce di un testo che sia più maturo e definitivo”. In apertura di seduta , il Presidente Battaglia ha ripercorso le tappe del ddl Zan, che prende il nome del deputato del PD che lo ha presentato, evidenziando il suo difficile iter parlamentare e le discussioni che ha provocato nei diversi schieramenti politici. “Il ddl Zan – ha ricordato Battaglia – prevede aggravanti specifiche per i crimini d'odio e per le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili. Il principio che guida tutti gli articoli è quello della prevenzione e del contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità”. Il Presidente Battaglia ha inoltre illustrato brevemente le modifiche legislative che il ddl introdurrà una volta approvato (il suo iter è ora al Senato). “La prima modifica – ha detto Battaglia – riguarda l'articolo 604-bis del codice penale sui reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, La seconda, invece, prende in esame l'articolo 604-ter sulle circostanze aggravanti per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo, commessi per gli stessi motivi del 604-bis”. Nel corso della seduta, il consigliere Gisberto Spadafora ha sottolineato di essere rimasto colpito dal fatto che “nel nostro Paese temi così delicati, sui quali bisognerebbe aprire una discussione, portino, anziché a scelte condivise, ad essere altamente divisivi. Le discussioni contro le discriminazioni e la violenza non possono dividere in un paese civile, ma devono aprire confronti costruttivi”. Spadafora ha anche ricordato “l'atteggiamento propositivo della Chiesa che, con il cardinale Bassetti, Presidente della CEI, ha affrontato l'argomento affermando – ha aggiunto- che non va affossato, ma modificato, affinché si possa finalmente trovare un punto di convergenza”. Remore sul ddl Zan sono state poi espresse dal consigliere Enrico Morcavallo che le ha motivate con un richiamo all'art.3 della Costituzione. “L'articolo, che rientra nei principi fondamentali della nostra Carta costituzionale – ha detto Morcavallo - è chiaro: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza o di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. Se il ddl – questo il ragionamento di Morcavallo -prevede un’aggravante nei confronti di talune persone, può dar luogo a delle discriminazioni che contrasterebbero con i dettami costituzionali”. Ad aiutare la discussione, è intervenuta, come ospite della commissione cultura, Venere De Brasi, attivista e divulgatrice, particolarmente impegnata nel sociale e a sostegno della battaglia contro l'omobitransfobia. De Brasi ha dissentito nei confronti della posizione del consigliere Morcavallo. “Non tutti – ha precisato - sono o devono essere uguali, ma le differenze esistenti tra le persone non possono essere motivo di discriminazione e di trattamenti differenziati. Credo – ha aggiunto - che sia giusto e ovvio che il ddl Zan passi al Senato, perché è giusto e doveroso che chi violenti o discrimini i disabili o gli omosessuali venga condannato con le pene e le sanzioni che merita”. Bianca Rende, che ha concluso la serie degli interventi, ha parlato di “tema molto delicato che sta scuotendo la politica nazionale. E’ normale che ci sia un confronto schietto e autentico tra di noi”. Rende ha poi ricordato anche la posizione della Chiesa “che – ha aggiunto - considera il tema come argomento giusto per un Sinodo, dando vita ad una svolta in qualche modo epocale. Il ddl Zan – ha proseguito la consigliera Rende - ha realizzato un obiettivo, che doveva essere scontato, rispetto alla condanna e all’inasprimento delle misure penali nei confronti dell'hate speech e di tutti gli atti e gesti che implicano forme di discriminazione e che contribuiscono a creare quel clima culturale che ancora in questo Paese, nonostante l’apparente modernità e democrazia, continuano a criminalizzare chi fa delle scelte diverse da quelle canoniche, ma che sono assolutamente lecite, legittime e condivisibili”. Bianca Rende si è dichiarata in parte d'accordo con il ddl “nella parte in cui mette al bando ogni forma di discriminazione anche verbale che non è né secondaria, né irrilevante”, nutrendo, invece, delle perplessità “quando introduce il concetto di identità di genere che dovrebbe essere dichiarata, presupponendo, cioè, una sorta di anagrafe nella quale ognuno dichiara la propria identità di genere. Anche se le intenzioni del legislatore sono le migliori – avverte Rende - c’è il rischio che, nell’attuazione, questo possa dare adito a nuove discriminazioni”.
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