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Truffe on line con auto d'epoca, 4 arresti a Bisignano, 2 con reddito cittadinanza
Truffe on line con auto d'epoca, 4 arresti a Bisignano, 2 con reddito cittadinanza 18 dic 19 Avevano scoperto la gallina dalle uova d'oro vendendo, si fa per dire, con annunci falsi, auto d'epoca e pezzi di ricambio sui maggiori siti internet di compravendita. Ma per loro è andata decisamente male. Si perchè, a fronte di migliaia di denunce sulle loro tracce hanno lavorato alacremente, da marzo 2018, i carabinieri della Stazione di Bisignano coadiuvati dagi agenti della Polizia Postale di Cosenza. Così moglie, marito e il fratello di uno dei due sono finiti in manette insieme ad una quarta persona con l'accusa di "associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe on-line". Si tratta di Luca Meringolo, 33 anni, e Vincenzo Naccarato, 35 anni, finiti in carcere, e Mario Meringolo, 35 anni e Simona Rago, 26 anni, finiti invece ai domiciliari, tutti di Bisignano. Due di loro percepivano anche il reddito di cittadinanza. --- Il video dell'intera conferenza A presentare l'operazione, che ha dei risvolti internazionali, è stato il Procuratore Mario Spagnuolo con il sostituto Maria Luigia D'Andrea assieme al Comandante Provinciale dei Carabinieri col. Pietro Sutera, i responsabili della Polizia Postale e Telecomunicazioni di Cosenza con il primo dirigente della Calabria Vincenzo Cimino, e al Comandante Stazione CC di Bisignano mar.mag. Motta. In totale sono state accertate 60 truffe sul territorio nazionale per un danno complessivo di 20 mila euro. Ma il danno è decisamente maggiore perchè superano la migliaia le denunce e molte sono ancora da verificare con un probabile giro d'affari che supera i trecentomila euro. Le auto storiche? Non esistevano. La truffa consisteva nel mettere in vendita praticamente delle foto, che raffiguravano le auto, per poi incassare un anticipo che si aggirava sui 300 euro. Semplice il metodo. Gli indagati prendevano su siti stranieri foto e documenti di auto storiche in vendita e rigiravano, taroccando i documenti, gli annunci sui siti italiani di vendita come subito.it, kijiji.it, ebay.it. Tutto attraverso delle apposite postepay aperte per la truffa. Militari e Polizia postale hanno certificato con il vecchio metodo del pedinamento, con intercettaizoni e riprese di telecamere nascoste il loro operato. Nelle telefonate si evinceva come per loro era un vero e proprio "lavoro" tanto che la figlia della coppia, nei disegni a proposito del lavoro del padre, lo disegnava dove stava tutto il giorno, cioè davanti ad un computer. Operazione che gli indagati eseguivano con falsi accout tutti scoperti dalla Polizia Postale e tracciati in ogni movimento. Come si sa, internet, per quanto ci si voglia camuffare, lascia sempre traccia di tutti i movimenti con un un dedalo di infromazioni. Poi l'operazione della Polziia, collegata con le altre polizie internazionali, ricostruisce tutti i movimenti. Le indagini L'organizzazione Il "modus operandi" Approccio e intercettazioni: I sodali commentavano l'accaduto dicendo che "..era un peccato che si faceva tutti quei kilometri per nulla e che era il caso di richiamarlo e dire che il mezzo era stato venduto e di tornare indietro, ma non prima di aver prelevato le 200 € di caparra..". Infine, per tutti i sodali la consumazione di truffe doveva intendersi come una sorta di vero e proprio "lavoro", tanto è vero che il leader e promotore del sodalizio veniva in più circostanze chiamato durante le conversazioni "capo" o "datore di lavoro". Paradossalmente, quando gli affari andavano male, commentavano dicendo che ".. il lavoro andava male e che se gli affari continuavano ad andare male dovevano andare a rubare..". La dimostrazione più evidente della consapevolezza dell'"impiego stabile" nella conduzione delle truffe on line si poteva desumere, altresì, da una conversazione nella quale una delle indagate raccontava al marito, anch'egli indagato quale promotore dell'associazione per delinquere, che la loro figlia minore aveva dovuto fare dei disegni a scuola raffiguranti le attività che facevano in famiglia. In tale circostanza la minore rappresentava il padre mentre era seduto in casa a lavorare sodo al computer. A tale affermazione l'interessato rispondeva "…io vendo…compro…vendo… che c'è di male…non vado in ufficio…però faccio sempre al computer…non faccio nulla di male". Cooperazione con la Polizia Postale "Vincenzo e Lorenzo non abitano qui"
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