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      Uomo morto in casa a Bovalino, fermati due figli, dissapori familiari

       

       

      Uomo morto in casa a Bovalino, fermati due figli, dissapori familiari

      20 gen 25 Sarebbe da ricercare in dissapori e contrasti familiari il movente dell'omicidio di Francesco Marando, l'ex commerciante ucciso l'11 gennaio scorso a Bovalino. Per l'omicidio dell'uomo sono stati sottoposti a fermo due dei figli Giuseppe, di 21 anni, ed un minore di sedici anni. I due giovani sono accusati anche di occultamento di cadavere e porto abusivo di armi. I fermi sono stati eseguiti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Locri, con il supporto del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia e della Stazione di Bovalino. Le indagini, coordinate dalla Procura di Locri diretta da Giuseppe Casciaro e dalla Procura per i minorenni di Reggio Calabria diretta da Roberto Di Palma, hanno permesso di ricostruire l'accaduto anche grazie ai filmati dei sistemi di videosorveglianza e alle dichiarazioni del figlio maggiore.

      In sostanza, tra la vittima e i due figli ci sarebbe stata un'accesa discussione nata da dissidi familiari di lunga data al culmine della quale il fratello maggiore avrebbe esploso alcuni colpi di pistola calibro 38 contro il padre uccidendolo sul colpo. Subito dopo, assieme al fratello, il giovane avrebbe nascosto il corpo in un locale interrato dell'abitazione facendo sparire l'arma del delitto. Solo il giorno successivo, i due congiunti hanno chiamato i soccorsi. Un ritardo che ha insospettito i carabinieri. In seguito a un accurato sopralluogo sulla scena del crimine, gli investigatori sono riusciti a chiarire parte della dinamica dei fatti grazie all'analisi dei sistemi di videosorveglianza presenti sul territorio. Il resto lo ha raccontato il figlio maggiore, Giuseppe, che si è presentato spontaneamente in caserma, accompagnato dai suoi legali e che ha confessato il delitto permettendo il ritrovamento della pistola usata, una calabro 38 a tamburo e priva di matricola. L'arma è stata trovata in un'area isolata del comune di Ardore, all'interno di un sacco che conteneva anche bossoli e diverse munizioni, tutte dello stesso calibro. Gli accertamenti balistici e tecnici sul materiale saranno fondamentali per ricostruire con precisione gli eventi. Intanto, il 18 gennaio è stata recuperata pure l'autovettura della vittima, nascosta in una zona remota dell'agro di Bovalino. La pistola e l'auto sono stati sottoposti ad accertamenti approfonditi da parte del personale specializzato della Sis di Reggio Calabria e del Ris di Messina, al fine di raccogliere ulteriori elementi probatori.

      Il giovane avrebbe anche riferito di episodi di violenza ad opera del padre nei loro confronti e della madre. La coppia era in fase di separazione e Marando non viveva nell'edificio in cui è stato trovato il cadavere ma andava spesso a trovare i figli. Dissapori familiari emersi anche in occasione dei funerali, celebrati sabato scorso. Nell'occasione, sui manifesti funebri, compariva, oltre ai nomi dei familiari della vittima, il solo nome di una figlia ma non della moglie e degli altri tre figli dell'uomo. Le indagini dei carabinieri di Locri proseguono, proprio per stabilire quale sia stato il movente del delitto. Intanto, entro 48 ore, i due fratelli, assistiti dagli avvocati Enzo Nobile e Piermassimo Marrapodi, dovranno essere sentiti dal gip, rispettivamente del Tribunale di Locri e del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria, nell'udienza di convalida.

      Le indagini della Procura di Locri e della Procura dei minori di Reggio Calabria proseguono nel tentativo di ricostruire il movente e le dinamiche che hanno portato all'omicidio. Per farlo, i carabinieri stanno passando al setaccio i rapporti familiari e il contesto in cui è maturato il delitto. Gli inquirenti, infatti, vogliono verificare se ci sono eventuali responsabilità di terzi oltre a quella dei due fratelli arrestati.

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