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![]() Adesione allo sciopero delle toghe è prossima all'80%![]()
Adesione allo sciopero delle toghe è prossima all'80% 27 feb 25 Adesione allo sciopero è prossima all'80%. Lo annuncia il segretario generale dell'Anm, Rocco Maruotti, nel corso dell'assemblea in corso al cinema Adriano nel giorno dell'astensione delle toghe. "Siamo qui per scioperare a tutela dei diritti di garanzia dei cittadini. Non scioperiamo per interessi di categoria, non si discute delle nostre ferie, del nostro stipendio, delle condizioni di lavoro. Siamo qui perché si discute del modo in cui amministrare la giustizia che chiediamo sia equa per tutti i cittadini, che garantisca il principio di eguaglianza". Con queste parole il presidente della giunta dell'Anm di Catanzaro Giovanni Strangis ha spiegato le ragioni dello sciopero che oggi stanno coinvolgendo le toghe di tutta Italia. Nell'atrio del Tribunale "Ferlaino" i magistrati si sono riuniti, toga sulle spalle e coccarda tricolore puntata sul petto, e hanno letto a turno passi della Costituzione. Nel distretto di Catanzaro l'adesione è stata del 75% circa. "Separare il pubblico ministero dal giudice - ha aggiunto Strangis - mina il principio di eguaglianza perché introduce culturalmente, nel nostro ordinamento, la figura della pubblica accusa che diventa, però, privata. Sarebbe un pubblico ministero che agirebbe nell'esclusivo interesse dell'accusa, non più a tutela anche dell'imputato e di tutte le altre parti processuali". Per quanto riguarda l'adesione, Strangis ha affermato che "i numeri sono entusiasmanti. L'adesione è stata forte, compatta e incisiva. Abbiamo superato all'interno del nostro distretto il 75% delle adesioni. Anche nel resto d'Italia la percentuale è su questa linea. È forte la risposta dell'Anm, è unita la magistratura e questo consentirò certamente ai nostri rappresentanti nazionali di arrivare all'incontro col governo con una più ampia legittimazione". Un incontro sul quale l'Anm si mostra fiduciosa: "Il dialogo è possibile. La riforma costituzionale, qualunque essa sia, impone un dialogo tra tutte le parti sociali. Non possiamo accedere a una riforma costituzionale solo perché una maggioranza elettiva è stata conferita in sede di campagna elettorale. La riforma della Costituzione richiede un dialogo, non può essere autonoma approvazione di una sola parte della società". Dopo la lettura dei passi della Costituzione, la protesta è proseguita nell'aula C del Tribunale dove è intervenuta la giudice Katarzyna Mieszkowicz, componente dell'associazione dei magistrati polacchi "Iustitia". "Scioperiamo mal volentieri. Non lo facciamo quasi mai. La sobrietà è lo stile del magistrato. Esporsi in questo modo è un'anomalia. Ma è un'anomalia che vuole essere un grido d'allarme nel tentativo di costruire una contronarrazione perché finora la narrazione pubblica su questo tema è totalmente schiacciata su quella che è la prospettiva che la maggioranza di governo ha presentato". A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Stefano Musolino, segretario nazionale di Md. A Reggio - nel cui distretto l'adesione allo sciopero è stata di oltre l'80% - i magistrati si sono ritrovati sulla scalinata della Corte d'appello, in piazza Castello, con la Costituzione in mano per dire no alla riforma Nordio e contestando la proposta di separazione delle carriere. "Ci preoccupa - ha aggiunto Musolino - la separazione delle carriere per quello che sarà un effetto immediato, cioè rendere i giudici e i pubblici ministeri meno autonomi e indipendenti. E questo non è un problema per noi. È un problema i cittadini perché giudici e pm meno autonomi e indipendenti garantiscono meno i diritti e soprattutto i diritti delle persone meno potenti. I potenti avranno sempre il loro spazio di tutela". Anche per Antonella Stilo, presidente dell'Anm di Reggio Calabria, la separazione delle carriere è "uno scenario pericoloso per i diritti dei cittadini. Se in ipotesi il passo successivo sarà quello di mettere il pubblico ministero sotto l'ala protettrice del potere esecutivo, il rischio è ancora più grosso perché il governo potrebbe dire quali reati sono perseguibili e quali no. È chiaramente intuibile che il principio per cui tutti siamo uguali davanti alla legge diventerà un mero simulacro, una frase priva di significato". "Cerchiamo di difendere quella che è la base fondamentale del Paese, cioè la nostra Costituzione - ha spiegato il procuratore di Palmi Emanuele Crescenti -. Non c'è un interesse nostro. Non riusciamo a comprendere quale sia il disegno che vuole una modifica che non ha nessun senso. Scioperiamo perché modificare un sistema come quello costituzionale significa mandare il Paese allo sfascio e inseguire una giustizia che non è più quella di tutti". Tra i magistrati che hanno manifestato a piazza Castello anche il consigliere del Csm Antonino Laganà secondo cui "non è uno sciopero per garantire privilegi, ma per tutelare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Noi vorremmo che prima che si cambi la Costituzione, tra le più rigide del mondo, ci sia un momento di riflessione, si ritiri questa riforma o perlomeno ci si metta a dialogare con le varie parti costituzionali. Per non arrivare a una riforma che ha l'unico fine di indebolire inspiegabilmente l'assetto del potere giudiziario". Le polemiche nate dopo la condanna inflitta al sottosegretario Delmastro pur in presenza di una richiesta di assoluzione avanzata dal pm "è una vicenda che dice molto di come la lettura dei fatti sia sempre una lettura faziosa che non tiene conto della loro oggettività". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Stefano Musolino, segretario nazionale di Md, durante le iniziative promosse in occasione dello sciopero dei magistrati. "È una delle vicende giudiziarie - ha aggiunto - che mettono in evidenza quanto siano attualmente separati i pubblici ministeri e i giudici e quanto sia inutile un intervento costituzionale che avrà conseguenze nefaste sui diritti dei cittadini".
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