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      Crescono viaggi per curarsi, tra le più penalizzate la Calabria

       

       

      Crescono viaggi per curarsi, tra le più penalizzate la Calabria

      12 feb 25 Cresce la mobilità sanitaria, i viaggi da regione a regione che gli italiani intraprendono per curarsi. Infatti sono sempre di più i calabresi che si recano in altre regioni per curarsi. Secondo un'analisi effettuata dalla Fondazione Gimbe, la spesa sostenuta nel 2022 per la mobilità sanitaria si attesta a 304,8 milioni, in aumento di 52,4 milioni rispetto al 2021. Il saldo negativo è dovuto a crediti per 31.342.997 milioni (la Calabria è in 20ma posizione) mentre i debiti si attestano a 336.128.699 (regione in quinta posizione). Secondo l'analisi, Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia insieme rappresentano il 78,8% del saldo passivo. "Il volume dell'erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private - è scritto in una nota di Gimbe - è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva del privato accreditato. La Regione si colloca in 13ma posizione con le strutture private che erogano il 35,9% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media Italia 54,4%)". I numeri a livello nazionale, secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, "certificano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell'offerta dei servizi sanitari regionali. Sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici, psicologici e sociali insostenibili". Le regioni con il saldo negativo rilevante sono Abruzzo (-104,1 milioni), Lazio (-193,4 milioni), Puglia (-230,2 milioni), Sicilia (-241,8 milioni), Calabria (-304,8) e Campania (-308,4 milioni).

      Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le mete che da sole raccolgono il 94,1% del saldo attivo della mobilità sanitaria. Nel 2022, la mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021 (4,25 miliardi). I dati elaborati dalla Fondazione Gimbe confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che si confermano le Regioni più attrattive. "Questi numeri - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - certificano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell'offerta dei servizi sanitari regionali. Sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici, psicologici e sociali insostenibili". A pagare il prezzo più alto sono Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che insieme rappresentano il 78,8% del saldo passivo. "Il divario tra Nord e Sud non è più solo una criticità, ma una frattura strutturale del Servizio Sanitario Nazionale - avverte Cartabellotta - che rischia di aggravarsi con la recente approvazione della legge sull'autonomia differenziata. Una riforma che, senza adeguati correttivi, finirà per cristallizzare e legittimare le diseguaglianze, trasformando il diritto alla tutela della salute in un privilegio legato al Cap di residenza".

      L'Abruzzo è una delle regioni italiane con il più significativo saldo passivo per quanto riguarda la mobilità sanitaria, cioè i debiti per cure ricevute dagli abruzzesi in altre regioni. E' quanto emerge dal Report della fondazione Gimbe sulla mobilità sanitaria 2022. Il saldo negativo, per l'Abruzzo, ammonta a 104,1 milioni di euro. Si tratta di una delle regioni con saldo giudicato "rilevante", insieme a Lazio (193,4 milioni), Puglia (230,2), Sicilia (241,8), Calabria (304,8) e Campania (308,4). Il Report Gimbe si basa su tre fonti dati: i dati economici aggregati dal Riparto 2024 sono stati utilizzati per analizzare mobilità attiva, passiva e saldi; i flussi dei Modelli M trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute, acquisiti tramite accesso civico generalizzato, hanno permesso di valutare la differente capacità di attrazione delle strutture pubbliche e private per le varie tipologie di prestazioni erogate in mobilità; infine, i dati del Report Agenas hanno consentito un approfondimento specifico su ricoveri e specialistica ambulatoriale. Dall'analisi dei grafici divulgati dalla fondazione, emerge che l'Abruzzo è al dodicesimo posto per crediti per mobilità attiva, con un valore che si colloca nella fascia 0-200 milioni di euro, ed è alla stessa posizione per quanto riguarda i debiti per la mobilità passiva, con un valore superiore ai 200 milioni di euro. Il valore percentuale della mobilità sanitaria 2022 erogata da strutture private accreditate (ricoveri e specialistica ambulatoriale) è pari al 43,9%, rispetto a una media nazionale del 54,4%. Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto raccolgono da sole il 94,1% del saldo attivo della mobilità sanitaria, ovvero la differenza tra risorse ricevute per curare pazienti provenienti da altre Regioni e quelle versate per i propri cittadini che si sono spostati altrove. A pagare il prezzo più alto sono, invece, Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che insieme rappresentano il 78,8% del saldo passivo. Nel 2022, la mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi euro, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021 (4,25 miliardi). I dati Gimbe confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno.

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