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Maysoon Majidi lascia il carcere: nessuno mi ripagherà un anno di vita
Maysoon Majidi lascia il carcere: nessuno mi ripagherà un anno di vita 23 ott 24 Ha dormito per la prima volta da dieci mesi in un letto comodo, lontana dal carcere e poi, stamattina, è andata dalla parrucchiera a farsi sistemare i capelli. E' uscita dal carcere di Reggio Calabria poco dopo la mezzanotte Maysoon Majidi, l'attivista per i diritti umani arrestata il 31 dicembre 2023 a Crotone con l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina perché ritenuta essere la scafista di una imbarcazione giunta sulla spiaggia di località Gabella con a bordo 77 migranti. Dopo dieci mesi di carcere, la donna è stata rimessa in libertà su disposizione del Tribunale di Crotone che, alla luce degli elementi fatti emergere dalla difesa nel corso dell'udienza fiume di ieri, ha accolto la richiesta dell'avvocato Giancarlo Liberati di revocare la misura cautelare in carcere. "Io ho perso un anno di vita che nessun risarcimento potrà mai restituirmi. Sono rimasta in carcere 300 giorni per non aver fatto nulla. Non è giusto". E' stato lo sfogo di Maysoon Majidi mentre ieri sera attendeva l'esito della camera di consiglio del Tribunale. Poi quando è stata scarcerata ha gioito alzando la mano e mostrando tre dita, il simbolo usato da chi combatte per i diritti umani. Maysoon è ospitata in un'appartamento a Reggio Calabria messo a disposizione dall'avvocato Liberati: qui resterà fino all'udienza conclusiva del processo prevista per il 27 novembre. L'ordinanza del Tribunale, presieduto dal giudice Edoardo D'Ambrosio, ribalta tutta l'indagine svolta dal reparto navale della Guardia di finanza di Crotone con il coordinamento del sostituto procuratore Maria Rosaria Multari. "I testimoni escussi nell'odierna udienza - è scritto nell'ordinanza di revoca della misura cautelare - hanno in gran parte ridimensionato il quadro accusatorio facendo emergere come la Majidi piuttosto che aver svolto un ruolo chiave nell'agevolare la condotta del capitano in ordine al reato di immigrazione clandestina, era invece una mera migrante a bordo dell'imbarcazione". Secondo i giudici "pur emergendo che l'imputata ha avuto dei contatti nell'imbarcazione con il capitano (tale da profilare una interlocuzione sfociante financo in un inizio di amicizia) e sia poi fuggita a bordo del tender proprio con quest'ultimo, le dichiarazioni rese tanto dal capitano che dagli ulteriori migranti non consentono di ravvisare, allo stato, quei gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ciò anche ove si consideri che l'analisi dei dati estrapolati dai telefoni sia del capitano che della Majidi non ha offerto riscontro al compendio probatorio in chiave accusatoria ed anzi risulta compatibile con l'ipotesi alternativa fornita dalla difesa". Per questo motivo "in ragione del mutato quadro cautelare, delineante quantomeno di una situazione di incertezza circa il ruolo realmente svolto dall'imputata nell'imbarcazione (in termini di aiutante del capitano ovvero mero migrante) la misura cautelare in atto per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, essendo venuto meno il requisito dei gravi indizi di colpevolezza, debba essere revocata". “La scarcerazione della giovane attivista iraniana, Maysoon Majidi , 28 anni, detenuta da 10 mesi, in Calabria, dal momento dello sbarco a Crotone, insieme ad altri migranti, alla fine dello scorso anno, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, disposto ieri dal Tribunale del Riesame di Catanzaro, è un atto di giustizia giusta e umana, il primo, importante pronunciamento in attesa adesso dell’esito finale del processo in corso a Crotone, che appare oramai scontato, avendo i giudici dell’Appello di fatto assolto completamente la ragazza parlando di insussistenza di indizi di colpevolezza”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da sempre impegnato sul tema della giustizia e dei migranti e subito schieratosi, in questi mesi, a favore della liberazione di questa giovane attivista per i diritti delle donne iraniane, con una serie di accorati appelli su Fb, sulla stampa locale(più volte su questa testata, Nuova Cosenza) e nazionale, dalle pagine de La Verità. L’ultimo, toccante appello pochi giorni fa nel corso del popolare programma Diritti Civili, in onda ogni mercoledì e venerdì, alle 20,15, sulla tv privata calabrese RtcTelecalabria. “Questa bella, importante notizia non viene minimamente scalfita, né inficiata dalla continuazione di questo processo che si svolge al Tribunale di Crotone e il cui esito non potrà adesso che confermare la sentenza emessa dal Riesame di Catanzaro. Questa vicenda deve comunque far riflettere per quanto è successo a questa donna, che è qualcosa di allucinante, doloroso e inaccettabile. Lei in fuga dall’oppressione del regime iraniano, dopo un viaggio avventuroso e sofferto, arriva in Italia, insieme ad altri migranti, la fine dello scorso anno, e viene arrestata e tenuta 10 mesi in una cella, con l’accusa di essere un’aiutante degli scafisti. Un’accusa che ha sempre respinto con forza, determinazione e dignità. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ieri, dopo aver ascoltato tre testimoni, citati dalla difesa, le ha dato ragione. Avevamo ragione. Per mesi, dal maggio scorso, questo provvedimento, o quantomeno la concessione degli arresti domiciliari, lo abbiamo chiesto con forza, al pari del difensore della donna, l’avv. Giancarlo Liberati, e a quanti, non molti, si sono battuti per questa giusta causa giudiziaria e umanitaria. Le domande a cui bisogna ora dare una risposta sono queste: perché, se mancavano i gravi indizi di colpevolezza, come ha stabilito il Tribunale penale di Catanzaro, è stata tenuta 10 mesi in carcere e le sono stati negati, per ben cinque volte, gli arresti domiciliari, finanche con l’utilizzo del braccialetto elettronico? Perché non sono stati ascoltati e creduti i due testimoni iraniani e lo stesso comandante dell’imbarcazione che ieri l’hanno scagionata, ribadendo di fatto quanto avevano già sostenuto nei mesi scorsi, come più volte ho ricordato in ogni mio intervento sulla stampa? In tv la settimana scorsa avevo posto questa domanda: e se fosse innocente, come ha sempre dignitosamente sostenuto sin dal primo istante, chi mai potrà risarcirla del dolore, delle pene, della sofferenza vissuti in questi lunghi mesi di prigionia, nella disperazione assoluta che l’ha portata a fare lo sciopero della fame, con seri rischi per la sua salute, e a scrivere anche al presidente della Repubblica? Dopo la sentenza del Tribunale del Riesame, che l’ha scarcerata, e in attesa dell’esito finale del processo, con il doveroso rispetto come sempre nei confronti della magistratura e delle sentenze, la ripropongo questa domanda con la forte convinzione, per non dire certezza, dell’assoluta innocenza di questa giovane attivista iraniana”. "La notizia della scarcerazione di Maysoon Majidi mi riempie di orgoglio per lei e per tutto quello che rappresenta". Lo ha detto il sindaco di Riace ed europarlamentare di Avs Mimmo Lucano commentando la decisione del Tribunale di Crotone che, nella serata di ieri, ha revocato la misura cautelare per l'attivista curda-iraniana di 28 anni arrestata lo scorso 31 dicembre con l'accusa di essere una scafista. Detenuta da 10 mesi, Maysoon Majidi è tornata libera perché le dichiarazioni di alcuni testimoni "non consentono - hanno scritto i giudici nell'ordinanza - di ravvisare i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di favoreggiamento immigrazione clandestina" che gli venivano contestati dalla Procura di Crotone e dalla guardia di finanza. "Seguiremo la vicenda di Majidi - ha aggiunto Lucano - fino alla piena assoluzione. Sono orgoglioso di aver deciso di dare la cittadinanza onoraria di Riace a Maysoon Majidi per tanti motivi: perché lei si batte per il rispetto dei diritti umani, perché è una donna che si batte per la libertà delle donne iraniane dai pregiudizi e dai fondamentalismi e poi perché per me rappresenta la causa di liberazione del popolo curdo. La sua storia dimostra come la giustizia spesso si accanisce con persone innocenti. Dopo le dichiarazioni rilasciate dai testimoni ieri in aula, appariva chiaro che lei era non solo innocente, ma era una a cui dare immediatamente l'asilo politico perché era un'attivista per i diritti umani". "Non c'era possibilità di sbagliare. Bisogna stare molto attenti - ha sostenuto ancora l'europarlamentare - al fenomeno dello scafismo. Non si bollano come scafisti persone sulla base di accuse inconsistenti. Per tutti questi motivi il comune di Riace e io abbiamo seguito da vicino tutta la vicenda dal carcere al tribunale. La prossima settimana le conferiremo alla cittadinanza onoraria di Riace. Per noi questa è una cosa prioritaria in un momento in cui l'Italia porta i migranti in Albania dove ha costruito un centro che, in realtà, è una prigione, una galera che ricorda i campi di concentramento". "Immensa gioia per la liberazione di Maysoon Majidi. Il Tribunale del Riesame di Crotone ha accolto la richiesta dell'avvocato Liberati e dichiarato venuti meno gli indizi di colpevolezza in merito all'accusa di scafismo e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Eppure, Maysoon ha subito dieci mesi di privazione della libertà sulla base di accuse totalmente infondate e poi ritrattate. Dieci mesi che il nostro Paese ha sottratto a una giovane attivista in fuga dall'Iran per la vita e per la libertà, dopo una traversata dolorosa e traumatica. E ancora la attende un processo sulla base di un'ipotesi di reato che andrebbe cancellata dal nostro ordinamento. Il nostro più forte abbraccio a Maysoon, da domani riprenderemo a batterci per lei e per tutte le persone come lei". Lo dichiara il vice capogruppo di Avs alla Camera Marco Grimaldi. "La notizia della liberazione di Maysoon Majidi l'attivista curdo-iraniana accusata di essere una scafista e da dieci mesi detenuta in Italia, ci riempie di gioia. Certo, il processo non è ancora finito, ma il fatto che il giudice abbia scelto di liberarla senza neanche disporre gli arresti domiciliari ci fa ben sperare. Abbiamo denunciato l'assurdità di questa vicenda fin dall'inizio, dopo avere incontrato Maysoon la prima volta a febbraio scorso nel carcere di Castrovillari e dopo averla visitata anche nel carcere di Reggio Calabria. Il suo racconto, preciso, dettagliato e coerente, mi è apparso immediatamente credibile. Maysoon Majidi è un'artista, una filmmaker, un'attivista per i diritti delle donne. È arrivata in Italia cercando libertà e protezione e si è ritrovata in carcere. Appoggiare il movimento "Donna, vita, libertà" non può essere solo una bandierina. Le donne iraniane, le attiviste, vanno ascoltate, accolte e tutelate". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. "Sono felicissimo per quanto deciso ieri sera dal Tribunale di Crotone che ha disposto la scarcerazione di Maysoon Majidi. Anche ieri, così come nelle altre udienze, ero presente a Crotone. Il fatto che Mayson sia stata scarcerata è fonte di gioia ma è anche un segnale evidente di quelle che sono le risultanze processuali e che ieri sono venute fuori evidenti con l'escussione di alcuni testi di difesa". Lo afferma, in una dichiarazione, Ferdinando Laghi, capogruppo regionale di "De Magistris Presidente" che nei mesi scorsi ha seguito la vicenda dell'attivista per i diritti umani iraniana arrestata lo scorso 31 dicembre con l'accusa di essere una scafista. "Risultanze che hanno spinto il giudice - aggiunge Laghi - a concedere a Mayson non gli arresti domiciliari ma la libertà. Fino al prossimo 27 novembre, anche se indagata, Mayson sarà una persona completamente libera e spero che questo primo provvedimento possa tramutarsi il prossimo 27 novembre nell'assoluzione definitiva di una persona che è stata ingiustamente accusata di un'attività infamante che lei non ha mai svolto e che mai avrebbe potuto svolgere considerato che si tratta di un'attivista per i diritti civili in fuga da un regime dittatoriale e repressivo". "La scarcerazione di Maysoon Majidi, l'attivista curdo-iraniana accusata di essere una scafista, è una buona notizia che non pone, non ancora, termine alla sua kafkiana vicenda giudiziaria, ma che fa ben sperare in vista del prossimo 27 novembre quando è prevista l'udienza in cui potrebbe arrivare finalmente una sentenza". Lo afferma la deputata del Movimento 5 stelle Anna Laura Orrico. "Una volta giunta sulle nostre coste - aggiunge Orrico - in fuga dal suo Paese d'origine poiché donna, attivista e con una testa pensante, è rimasta 10 mesi nelle carceri calabresi sulla base di testimonianze equivoche, rivendicando la propria innocenza fin dal primo istante alle autorità competenti. E lo ha ripetuto convintamente anche durante la visita che ho voluto farle quando era reclusa nel carcere di Castrovillari e la trovai già provata nella salute, dimagrita di molti chili". "Il suo è uno dei tanti casi - prosegue la parlamentare pentastellata - in cui i migranti, a causa delle politiche repressive ma prive di efficacia concreta tipiche del governo Meloni, basti pensare al Decreto Cutro, che fuggono da fame, guerre e persecuzioni, rimangono invischiati nelle maglie della giustizia mentre i veri criminali che lucrano sulla tratta di uomini, donne e bambini, la fanno franca". "Non rimane che attendere - sostiene ancora Orrico - che la giustizia si pronunci definitivamente restituendo, ci auguriamo definitivamente, la libertà a questa giovane e combattiva donna capace di lottare, a latitudini difficili, per i diritti umani, per i più fragili. Nessuno, però, le restituirà mai quasi un anno di vita dietro le sbarre".
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