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      Incarichi familistici in Ente finanziato da Regione 2 arresti Gdf a Vibo

       

       

      Incarichi familistici in Ente finanziato da Regione 2 arresti Gdf a Vibo

      21 mag 24 Due persone sono state arrestate e poste ai domiciliari per peculato e altre tre sono indagate per lo stesso reato e beni per 230mila euro sono stati sequestrati dal Nucleo di Polizia economico - finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, insieme alla Sezione di pg della Guardia di finanza della Procura e alla Polizia locale nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e condotta.

      É partita dalle anomalie segnalate dall'attuale dirigenza dell'ente l'inchiesta della Procura della Repubblica di Vibo Valentia che ha portato all'arresto dell'ex direttore del Sistema bibliotecario vibonese, Gilberto Floriani, di 76 anni, e dell'impiegata del Comune di Vibo Valentina Amaddeo, di 42, entrambi ai domiciliari. Valentina Amaddeo aveva lavorato in passato al Sistema bibliotecario ed era stata poi assunta, con un contratto a tempo indeterminato, al Comune. Floriani e l'attuale dipendente comunale sono stati posti ai domiciliari. Dalle verifiche contabili effettuate dai responsabili del Sistema bibliotecario, peraltro anche loro decaduti, erano emersi ammanchi per alcune centinaia di migliaia di euro.

      Dalle indagini sarebbe emerso che due dirigenti del Sistema bibliotecario vibonese, un servizio pubblico locale gestito e finanziato dalla Regione Calabria, si sarebbero appropriati, nel tempo, di ingenti somme di denaro - pari all'importo sequestrato - destinandole, tra l'altro, a propri congiunti tramite conferimento diretto di incarichi in palese conflitto di interesse, eludendo le disposizioni in materia di accesso al pubblico impiego. In particolare, dagli accertamenti, secondo l'accusa, è emerso che, per lo svolgimento delle attività connesse alla realizzazione dei progetti a cui ha preso parte, l'ente si è avvalso, negli anni, oltre che del personale regolarmente assunto, anche di altri soggetti con contratti di lavoro autonomo conferiti attraverso lettere di incarico prive di ogni riferimento circa la tipologia di selezione utilizzata e nelle quali non si dava atto di aver reso pubblica la ricerca di personale in quello specifico settore. La pluralità di incarichi dal medesimo contenuto, "reiteratamente conferiti a familiari delle persone colpite da misura cautelare evidenzia, peraltro - rilevano gli investigatori - la sussistenza di esigenze non temporanee ed eccezionali, ma ordinarie e perduranti, rispetto alle quali l'amministrazione avrebbe dovuto trovare idonee soluzioni in termini di programmazione dei fabbisogni di personale, nonché di aggiornamento e formazione dei profili professionali interni". Dall'analisi della documentazione amministrativa è anche emerso che l'ente, nel corso degli anni, ha approvato bilanci senza sottoporli al vaglio di un apposito revisore dei conti, figura mai nominata. I bilanci, inoltre, secondo l'accusa, sono risultati essere "manipolati" con lo scopo di dare false informative economico-finanziarie, attraverso una rappresentazione fuorviante della situazione reale. Una gestione illecita, sostiene l'accusa, che ha portato al dissesto dell'ente che nel periodo oggetto di indagine ha maturato una situazione debitoria quantificata in circa 700.000 euro.

      Le precisazioni della Regione:

      "Il Sistema bibliotecario vibonese appartiene al Sistema bibliotecario regionale, ma non è un ente regionale e dunque non è gestito in alcun modo dalla Regione Calabria. Negli anni ha avuto, così come altre realtà territoriali, finanziamenti regionali relativi ad alcune specifiche attività". È quanto si legge in una nota della Regione Calabria in relazione alla vicenda dei due arresti ai domiciliari per peculato per essersi appropriati di somme di denaro del Sistema bibliotecario vibonese. "Di recente - prosegue la nota - la Regione ha revocato diversi finanziamenti e non ha più ammesso il Sistema bibliotecario vibonese ai bandi perché questo ente non ha rendicontato, nel corso degli ultimi anni, i contributi che gli erano stati concessi. Proprio per tale ragione la Regione Calabria ha fatto ricorso ad atti ingiuntivi per il recupero delle somme erogate e non rendicontate".

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