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'Ndrangheta e omicidi, 14 arresti dei carabinieri ROS e del Comando di Vibo
'Ndrangheta e omicidi, 14 arresti dei carabinieri ROS e del Comando di Vibo 21 giu 24 Operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia per l'esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, di una serie di omicidi e di altri reati aggravati dalle modalità e finalità mafiose tra cui estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti e rapina. L'operazione é coordinata dalla Dda di Catanzaro. Gli indagati sono, complessivamente, 26. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro, Arianna Roccia, su richiesta dei sostituti procuratori della Dda Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli, con il coordinamento del Procuratore della Repubblica facente funzioni, Vincenzo Capomolla. Per 13 delle 14 persone arrestate è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre una è finita ai domiciliari. L'operazione è stata condotta col supporto dei carabinieri dei Comandi provinciali di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino. L'inchiesta che ha portato ai 14 arresti riguarda attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano e Dasà. In corso anche una serie di perquisizioni e sequestri di beni mobili e immobili. Cosca aveva proiezioni in Abruzzo, Piemonte e Svizzera Sono accusati di un triplice omicidio commesso il 25 ottobre del 2003 a Gerocarne, alcune delle 14 persone arrestate stamani nell'ambito di un'operazione condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Un triplice omicidio, conosciuto come la "Strage dell'Ariola", nel quale vennero uccisi a colpi di fucile calibro 12, i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un' impresa di movimento terra, ed un loro dipendente, Stefano Barillaro, di 24. Un'azione che rientrava nell'ambito di una lunga e sanguinosa faida sanguinosa tra famiglie rivali che si contendevano l'egemonia criminale sul territorio. E proprio la famiglia a cui viene attribuita la responsabilità del triplice omicidio, quella dei Maiolo, del locale di Ariola, è stata colpita dall'operazione di oggi. Dall'indagine è emerso il protrarsi , nonostante precedenti provvedimenti giudiziari, dell'operatività, nell'area delle "Preserre" vibonesi, della cosca di 'ndrangheta Maiolo ricompresa nel "locale dell'Ariola", con proiezioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania. Gli investigatori hanno ricostruito l'attuale assetto del sodalizio, che si è determinato dopo un cruento scontro con altro gruppo, nell'alternanza degli equilibri criminali, anche con riti di affiliazione avvenuti in carcere, dimostrando in tal modo "la perseverante capacità di penetrazione della 'ndrina all'interno degli istituti carcerari". Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, anche di diversi casi di estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, rapine, reati in materia di armi, aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Contestualmente agli arresti, i circa 200 carabinieri che stanno partecipando all'operazione condotta, oltre che nel vibonese, nelle province di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino, stanno eseguendo numerose perquisizioni nei confronti di ulteriori soggetti per i quali è stato ipotizzato il coinvolgimento nelle vicende illecite, alcuni dei quali in Abruzzo e Piemonte e altri in Svizzera. Cosca arcaica Una 'ndrina con una struttura agguerrita, arcaica e predatoria sul territorio di origine, le Preserre vibonesi, con una forte ala militare ma capace anche di proiezioni in altre regioni, come Abruzzo e Piemonte, ma anche in Svizzera. E' il quadro tracciato da inquirenti ed investigatori della 'ndrina Maiolo, colpita stamani dall'operazione condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro. L'inchiesta, ha spiegato il procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla, è partita dall'Abruzzo dove la cosca aveva rivolto le proprie proiezioni che "si sono manifestate attraverso una serie di iniziative anche di carattere economico per le quali l'organizzazione si è avvalsa della collaborazione di soggetti stanziati in quei territori, riconducibili sia a contesti imprenditoriali sia a contesti criminali legati al traffico di sostanze stupefacenti, che sono serviti come trampolino di lancio per l'inserimento della stessa organizzazione". Le attività commerciali, ha spiegato il magistrato, servivano come rete di distribuzione della droga ma contestualmente a penetrare il mercato abruzzese con prodotti commercializzati da società riconducibili ai vertici della cosca, in prevalenza prodotti alimentari e materie prime per i prodotti caseari. La violenza degli affiliati è stata sottolineata dal comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia Luca Toti. "Dalle indagini dei militari della Compagnia di Serra San Bruno - ha detto - è emerso che una persona è stata aggredita brutalmente, riportando lesioni importanti, solo per rimarcare il loro potere sul territorio". Il vice comandante del Ros Gianluca Valerio, ha sottolineato come l'indagine è partita da L'Aquila e "la prima cosa che ha colpito è come l'arcaicità mostrata nell'area di origine si trasformasse in capacità imprenditoriale in una realtà meno avvezza a confrontarsi con tali realtà. L'indagine - ha aggiunto - ha anche dimostrato la perniciosità della cosca nello sfruttare anche i fattori positivi della Calabria sfruttando per i propri interessi la qualità dei prodotti calabresi". L'Abruzzo, ha riferito il comandante del Ros de L'Aquila Davide Palmigiani, rappresentava per la 'ndrina la base per ulteriori ramificazioni, in Piemonte e in Svizzera, dove sono state eseguite alcune perquisizioni. Palmigiani ha anche riferito che l'affiliazione di uno degli arrestati è avvenuta in un carcere abruzzese. Gli investigatori, infine, hanno sottolineato l'importanza della cooperazione internazionale anche in questa indagine, con la Squadra investigativa comune con le autorità elvetiche, e con il coordinamento di Eurojust e quello di Europol.
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