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      Turismo nel mirino delle mafie, giro d'affari per 3.3 miliardi di euro

       

       

      Turismo nel mirino delle mafie, giro d'affari per 3.3 miliardi di euro

      10 dic 24 Si aggirerebbe attorno ai 3.3 miliardi di euro, il giro d'affari della criminalità organizzata italiana, a causa della infiltrazione nella economia legale del settore turistico del Belpaese di cui quasi la metà, 1,5 miliardi, è concentrato nelle realtà del Nord. Questo è quanto emerge da uno studio realizzato da Demoskopika che ha stimato l'attività di welfare criminale delle mafie sul turismo rilevati elaborando dati ufficiali o provenienti da fonti autorevoli. Assoluto primato della 'ndrangheta con un giro d'affari di 1 miliardo 650 milioni (50% degli introiti totali), poi camorra a 950 milioni (28,8%), mafia a 400 milioni (12,1%).

      Secondo Demoskopika, che ha utilizzato una serie di dati rilevati da Unioncamere, Direzione Investigativa Antimafia, Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Istat, Cerved e Banca d'Italia, si tratta di un'attività sempre più pervasiva di controllo del territorio che metterebbe a rischio quasi 7mila imprese attive pari al 14,2% su un totale di oltre 48mila realtà. A "rischio default" le imprese maggiormente fiaccate da crisi di liquidità e indebitamento e, dunque, più vulnerabili al "welfare criminale" delle mafie che dispongono, al contrario, di ingenti risorse finanziarie provenienti da una liquidità derivante dal giro del malaffare pronte per essere "ripulite". 'Ndrangheta e Camorra consolidano il loro rafforzamento criminale con 2,6 miliardi di euro di potenziali introiti criminali generati dal controllo del sistema turistico del Belpaese.

      Più a rischio Campania, Lombardia e Lazio

      Sono nove i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico: Campania, Lombardia, Lazio, Puglia, Sicilia ma anche Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Calabria. Gli indicatori utilizzati ritenuti "sensibili" ai fini della ricerca sono: imprese turistiche (alberghi e ristoranti) confiscate alla criminalità organizzata, segnalazioni di operazioni finanziarie sospette comprendenti anche le Sos attinenti alla criminalità mafiosa, numero delle richieste di avvio di istruttorie antimafia connesse al Pnrr, provvedimenti interdittivi antimafia emessi dagli uffici territoriali del governo. Le regioni sono state classificate in tre raggruppamenti, in relazione al loro livello di infiltrazione nel tessuto economico: alto, medio e basso. In particolare, a pesare sul primato negativo della Campania, che ha totalizzato il massimo del punteggio (122,0 punti), i 67 alberghi e ristoranti confiscati, pari al 21,8% sul totale delle strutture turistiche confiscate dalle autorità competenti, le quasi 2mila richieste di avvio di istruttorie antimafia connesse al Pnrr, i 155 provvedimenti interdittivi antimafia emessi dagli Uffici Territoriali del Governo, nell'intero anno 2023, a seguito degli approfondimenti svolti dalle articolazioni della Dia e, infine, le quasi 16mila operazioni finanziarie sospette comprendenti anche le SOS a rischio criminalità organizzata. A completare l'area caratterizzata da un livello "alto" di infiltrazione economica nel comparto turistico, in relazione a pesi diversi ottenuti sugli indicatori individuati, si collocano Lombardia (119,3 punti), Lazio (117,7 punti), Puglia (106,9 punti), Sicilia (103,5 punti), Liguria (101,7 punti), Emilia Romagna (101,3 punti), Piemonte (100,9 punti) e Calabria (100,5 punti). Sul versante opposto, sono sei i sistemi turistici a presentare una minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un rischio "basso" di infiltrazione criminale: Valle d'Aosta (90,6 punti), Molise (91,1 punti), Friuli Venezia Giulia (92,4 punti), Basilicata (92,5 punti), Umbria (92,8 punti) e Trentino Alto Adige (93,3 punti).

      Alle mafie fa gola il Giubileo

      "Il turismo italiano è sotto attacco. Oltre 7mila aziende vulnerabili rischiano di diventare ghiotta preda dei sodalizi criminali, con la 'ndrangheta, Cosa Nostra, camorra, criminalità pugliese e lucana che si infiltrano nei settori dell'ospitalità, dalla ricettività alberghiera alla ristorazione passando per l'intermediazione. Debiti erariali, prestanome legati ai clan e una fragilità imprenditoriale sempre più diffusa creano le condizioni ideali per un controllo mafioso". Lo afferma il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio. "Eventi internazionali come le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e il Giubileo 2025 - precisa Raffaele Rio - non fanno che amplificare il rischio di infiltrazioni. L'Italia è oramai un paese a quasi assoluta dominanza 'ndranghetista. Soltanto il sistema camorristico sembra minare il predominio delle 'ndrine sul sistema turistico italiano. In questo scenario, le mafie stanno costruendo un welfare criminale che piega gli imprenditori in difficoltà. Promettono sopravvivenza finanziaria, coprono i debiti e garantiscono liquidità facendo pagare un prezzo altissimo, il controllo o l'acquisizione totale delle aziende. Questo sistema perverso non solo rafforza il potere delle famiglie criminali sul territorio, ma alimenta un circuito di riciclaggio, usura ed estorsioni che soffoca l'economia legale del nostro Paese". "Non possiamo permetterci - aggiunge - di sottovalutare questa emergenza. Salvaguardare il settore turistico non è solo una questione economica, ma un intervento strategico per tutelare la legalità e garantire la sostenibilità del nostro modello socio-economico. Fondamentale è rafforzare, a più livelli istituzionali e territoriali, una costante attenzione nell'attività di prevenzione dei relativi tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Una risposta decisa - conclude Raffaele Rio - è indispensabile per proteggere la sicurezza delle imprese e la credibilità del Paese sul piano internazionale" conclude.

       

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