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      Disarticolata cosca egemone a Reggio, 26 arresti, anche a Cosenza, trovato arsenale

       

       

      Disarticolata cosca egemone a Reggio, 26 arresti, anche a Cosenza, trovato arsenale

      14 nov 23 Ventisei persone sono state arrestate stamattina dalla Guardia di Finanza nell'ambito di un'operazione denominata "Garden", coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che ha riguardato le cosche Borghetto e Latella operanti nei quartieri di Modena e Ciccarello a sud della città metropolitana. Il blitz è scattato all'alba nelle province di Reggio Calabria, Agrigento, Cosenza, Messina, Milano e Roma. I finanzieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dell'aggiunto Walter Ignazitto. I reati contestati, a vario titolo, agli indagati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti e usura. Per 25 indagati è stato disposto il carcere mentre per uno gli arresti domiciliari e per un altro l'obbligo di firma. Arrestando i vertici della cosca, con l'inchiesta "Garden", i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria a la Dda ritengono di avere decapitato la cosca Borghetto-Latella che storicamente era federata alla famiglia mafiosa Libri mentre negli ultimi anni è di fatto un gruppo più autonomo che controlla i quartieri Modena e Ciccarello, nella zona sud di Reggio Calabria. Una parte delle indagini riguarda i rapporti tra la 'ndrangheta e la comunità rom di Ciccarello che, secondo gli inquirenti, non è più manovalanza al servizio dei clan ma, così come in altri territori della Calabria, si sta trasformando una vera e propria cosca.

      Bombardieri, 'patto federativo tra i clan'

      "Abbiamo trovato un modo nuovo di relazionarsi della criminalità organizzata di stampo 'ndranghetista con gruppi di criminalità provenienti dalla comunità rom". Lo ha detto il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri a margine della conferenza stampa organizzata al comando provinciale della guardia di finanza per illustrare i dettagli dell'operazione "Garden" contro la cosca Borghetto-Latella. "Non bisogna generalizzare con la comunità rom - precisa Bombardieri -. Si tratta di soggetti proveniente dalla comunità rom che si erano costituiti in gruppi organizzati e che procedevano all'attività di spaccio e alla gestione di piazze di spaccio con l'autorizzazione e la benevolenza della cosca a cui però riferivano in altro modo con forniture di armi e l'utilizzazione di loro appartenenti in attività delittuose della cosca stessa. È un modo di relazionarsi nuovo della 'ndrangheta. Finora noi avevamo, come dire, accertato anche in via giudiziaria, l'appartenenza di singoli soggetti provenienti dalla comunità rom in cosche. Oggi verifichiamo invece un relazionarsi della cosca con gruppi di criminalità organizzata formati da soggetti provenienti dalla comunità rom che operavano in accordo con le cosche di ndrangheta". Oltre ai rapporti tra i Borghetto-Latella con i rom, l'inchiesta "Garden" ha confermato l'esistenza di un "patto federativo" tra le cosche cittadine che riguardava le strategie criminali dei vari clan. "I fratelli Borghetto - spiega il procuratore - si ponevano all'interno di questo patto federativo con una propria autonomia criminale che riguardava un settore della città di Reggio. Ci sono conversazioni che sono molto frequenti su questo punto e ci sono dichiarazioni di collaboratori su una 'cassa comune' che serviva per il mantenimento e per la tutela di detenuti a prescindere dalla cosca di riferimento". Bombardieri, infine, si sofferma sulle estorsioni ai danni degli imprenditori: "Dalle intercettazioni è emerso che gli indagati discutevano della scelta di alcuni imprenditori di denunciare e sottolineavano la necessità di trovare un modo diverso per entrare in contatto con loro. Questa preoccupazione da parte delle cosche dà riscontro a quello che noi andiamo dicendo, cioè che è importante denunciare perché chi denuncia non è lasciato solo dalle istituzioni". Per il comandante regionale della guardia di finanza, generale Gianluigi D'Alfonso, si tratta di "una bella operazione che documenta la capacità della 'ndrangheta di intessere relazioni", e per il colonnello Mauro Silvari, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria, l'inchiesta "Garden" dimostra che "non possono esistere aree della città che possano essere considerati 'fortini' dove non vi è un'azione delle forze dell'ordine".

      Colpita cosca divenuta egemone

      La cosca di 'ndrangheta Borghetto-Latella, dopo essere stata considerata per decenni non del tutto autonoma in quanto articolazione satellite della famiglia Libri, oggi controlla le attività criminali ed economiche di un'ampia zona di Reggio Calabria, coincidente con i quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. È quanto emerge dall'inchiesta "Garden" che stamattina ha portato al blitz della guardia di finanza con l'arresto di 26 persone. Nell'ambito delle indagini, condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria, è stato disposto anche il sequestro preventivo di beni per un valore di circa 500mila euro. Sono stati sequestrati una imbarcazione, alcuni immobili, una società agricola, diversi terreni e un'automobile. L'inchiesta ha consentito di ricostruire la struttura del sodalizio egemone principalmente nel quadrante sud di Reggio dove il potere mafioso esercitato dai Borghetto-Latella - definiti in un'intercettazione "la corona della nostra testa" da un esponente di spicco appartenente a un'altra famiglia di 'ndrangheta - era garantito anche dalla disponibilità di veri e propri arsenali militari e da continui atti intimidatori e violenti. Numerosi, inoltre, sono gli episodi di estorsione con i quali le cosche hanno monopolizzato vaste sacche commerciali ed economico-imprenditoriali con espansioni anche fuori dalla città. Stando alle indagini, il boss Cosino Borghetto, ritenuto il capo, era a tutti gli effetti ai vertici del mandamento di 'ndrangheta di Reggio, rivestendo un ruolo apicale, dispensatore di doti e cariche organizzative. Secondo i pm, sarebbe stato lui, assieme al fratello Eugenio detto Gino, a programmare le ripartizioni dei proventi illegali fra il suo sodalizio e le altre 'ndrine. L'indagine ha confermato anche l'esistenza di un legame sempre più profondo e sinergico tra la 'ndrangheta della provincia e pericolosi esponenti di gruppi criminali appartenenti alle comunità nomadi. Secondo la Dda, l'indagine svela un nuovo e pericolosissimo volto della 'ndrangheta che, pur di perseguire i propri lucrosi scopi, ampliare la potenza economica, rafforzare le fila militari e il controllo sul territorio, sarebbe giunta a stringere patti con le comunità nomadi, avvalendosi della stabile collaborazione dei loro più temibili esponenti. Stando a quanto trapela dagli investigatori, i Borghetto-Latella si sarebbero avvalsi delle comunità rom per il compimento delle più efferate attività criminali, come reati in materia di armi, di droga e, alla bisogna, anche di condotte violente. Rispetto al passato quando si parlava di manovalanza della 'ndrangheta, adesso ci sarebbe una sorta di "do ut des" che, grazie alla protezione di cosche storiche e potenti, ha consentito alla comunità rom di essere legittimata sul territorio conquistando uno spazio di autonomia e libertà delinquenziale di estrema pericolosità sociale. Nel corso delle indagini, la guardia di finanza ha trovato un vero e proprio arsenale costituito da decine di armi, anche da guerra, tra mitragliette, fucili e pistole, munizioni, nonché di un ordigno dalla potenza micidiale.

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