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      Zio aggredisce nipote gay nel cosentino: "Adesso muori a casa", 4 costole rotte

       

       

      Zio aggredisce nipote gay nel cosentino: "Adesso muori a casa", 4 costole rotte

      19 mag 22 Lo ha fermato per strada e dopo averlo insultato per la sua omosessualità lo ha aggredito, prima da solo e poi facendosi aiutare da altri tre uomini. Un'aggressione brutale di cui è rimasto vittima un sedicenne. Ed a rendere ancora più drammatico l'episodio il fatto che ad alzare le mani sia stato lo zio paterno del ragazzo. Il tutto perché "non vogliamo.... nella nostra famiglia". Una storia agghiacciante, accaduta nel cosentino, che è stata resa nota da Silvio Cilento, presidente di Arci Cosenza, con un post su Facebook. Il tutto nella giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, il 17 maggio. Ed ancora più agghiaccianti le parole - riferite da Cilento - che lo zio avrebbe rivolto al ragazzino dopo averlo riaccompagnato a casa sanguinante, con quattro costole rotte ed il setto nasale deviato: "ora muori a casa". L'episodio è stato denunciato alle forze dell'ordine ed il ragazzo, secondo quanto si è appreso, sarebbe ora tutelato. "Non voglio andare via da casa perché con mamma sto bene, è solo papà il violento. Mamma mi dice sempre: fatti forza e sii coraggioso" ha detto il 16enne secondo quanto riferito dal presidente di Arci Cosenza. Nel suo post Cilento ripercorre tutte le tappe della vicenda. "Il 17 maggio - racconta su Facebook - ha deciso di legare una bandana rainbow sul suo zaino e uscire con le sue amiche. Durante il tragitto viene fermato dallo zio paterno (avvisato dal papà). Lo zio parcheggia la macchina, si avvicina e sferra un primo schiaffo, che diventa poi un pugno e subito dopo un calcio, una serie di calci. Non contento lo zio chiama altri tre uomini per aiutarlo. Siamo in Calabria, siamo in provincia di Cosenza. Sono state fatte le giuste e necessarie denunce". Fisicamente, continua Cilento, "il ragazzo sta meglio, si riprenderà. Moralmente e psicologicamente non oso immaginare come stia, forse non lo voglio immaginare. Non chiedetemi altro, per questioni di tutela è necessario assumere un atteggiamento di chiusura e di riservatezza. In ospedale sono stati super accoglienti e gentili (c'è una parte di sanità in Calabria che manifesta inclusione). Le forze dell'ordine hanno svolto il loro lavoro. Gli assistenti sociali (stendiamo un velo pietoso)". La scelta di condividere l'episodio, spiega il presidente dell'Arci, nasce dall'esigenza di "ricordarvi quanto è necessario e importante parlare di violenza di genere, di questioni Lgbti, di identità di genere e di orientamenti sessuali. Per farvi capire quanto è necessario parlare del 17 maggio, di omofobia, transfobia e lesbofobia. Per darvi un buon motivo per scendere in piazza e partecipare, partecipare e partecipare alle iniziative di contrasto all'odio e alla violenza. Per darvi un motivo in più". Adesso saranno le forze dell'ordine a dover valutare quanto accaduto e adottare le conseguenti misure.

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