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      Concorsi pilotati: rettore e prorettore Mediterranea fanno scena muta

       

       

      Concorsi pilotati: rettore e prorettore Mediterranea fanno scena muta

      26 apr 22 Il rettore dell'università Mediterranea di Reggio Calabria Santo Marcello Zimbone e il suo predecessore, il prorettore Pasquale Catanoso, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia fissato per stamattina davanti al gip Vincenzo Quaranta che la settimana scorsa ha disposto l'interdizione per entrambi. Zimbone e Catanoso sono i principali indagati dell'inchiesta "Magnifica" coordinata dalla Procura di Reggio Calabria che aveva chiesto nei loro confronti gli arresti domiciliari. I pm ipotizzano l'esistenza di un'associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell'Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali. L'inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, e nella quale sono indagate complessivamente 52 persone, è partita dalla denuncia di un'architetta, Clarastella Vicari Aversa, che era stata scartata in un concorso per ricercatore. Una selezione che, secondo l'accusa, sarebbe stata pilotata dai vertici dell'Università e da alcuni professori anche loro indagati. La vittima sarebbe stata invitata ad "aspettare il proprio turno" e a rinunciare ai ricorsi presentati al Tar e al Consiglio di Stato. Oltre ai concorsi truccati, l'indagine avrebbe evidenziato irregolarità nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti "affidabili" e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti "direttamente" o a seguito di "segnalazione". Dalle indagini sarebbero emerse inoltre irregolarità nella gestione degli appalti e un utilizzo delle carte di credito e delle auto, intestate dell'università, per motivi personali. Gli indagati, a vario titolo, rispondono anche di concussione, corruzione, abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Per il gip Quaranta, "il quadro che emerge dalle recenti risultanze investigative è a dir poco disarmante". Domani sono previsti gli interrogatori di garanzia di altri indagati.

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