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      Beni per 2 mln sequestrati dalla DIA

       

       

      Beni per 2 mln sequestrati dalla DIA

      20 set 21 La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un provvedimento di confisca di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa due milioni di euro. I beni erano nella disponibilità di due persone arrestate nel luglio del 2016 nell'ambito della operazione antimafia "Alchemia", condotta dalla Dda reggina e conclusasi con l'emissione di 42 misure cautelari. Tutte e due sono risultate affiliate a notissime cosche di 'ndrangheta ed indiziate di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società. Tutto è partito da indagini preventive della Dia, cui è seguita la proposta di confisca della Procura della Repubblica di Reggio Calabria e l'emissione del provvedimento da parte della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale. Il Tribunale di Reggio Calabria ha riconosciuto come l'associazione all'interno della quale agivano i due soggetti colpiti dal provvedimento ablativo fosse propriamente di tipo mafioso e ha quindi disposto la confisca dell'intero capitale sociale e patrimonio aziendale di un'impresa operante nel settore delle pulizie industriali e civili, di un fabbricato e di un terreno siti in provincia di Alessandria, nonché di conti correnti, beni mobili registrati e posizioni finanziarie riconducibili agli interessati per un valore complessivo di 2 milioni di euro.

      I due soggetti destinatari del provvedimento di confisca sono Orlando Sofio di Novi Ligure e Marianna Grutteria di Serravalle Scrivia. Entrambi, di origine calabrese, sono stati condannati nel luglio 2020 per associazione a delinquere semplice nel processo "Alchemia": 5 anni e 3 mesi di carcere sono stati inflitti a Sofio dal Tribunale di Palmi che ha condannato, invece, Grutteria a 3 anni di reclusione. I pm, però, hanno fatto appello perché nell'ambito dell'inchiesta, secondo la Dda, i due imputati dovrebbero essere condannati per associazione mafiosa perché ritenuti intranei alle cosche Raso-Gullace-Albanese e Gagliostro-Parrello. Sofio infatti, avrebbe gestito le imprese riconducibili alle consorterie mafiose ed era considerato dalla Dia l'accompagnatore e "telefonista" del boss Carmelo "Nino" Gullace, mentre la Grutteria sarebbe stata, secondo gli inquirenti, a completa disposizione delle cosche di Palmi.

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