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      Lavori in cimitero Reggio C. in mano a cosche, 10 arresti, c'è dirigente Comune

       

       

      Lavori in cimitero Reggio C. in mano a cosche, 10 arresti, c'è dirigente Comune

      26 mag 20 I lavori nel cimitero del quartiere Modena di Reggio Calabria erano gestiti in condizioni di monopolio dalla cosca Rosimini. E' quanto emerso dall'inchiesta della Dda reggina, condotta dalla squadra mobile, che ha portato all'arresto di 10 persone, tra le quali il dirigente responsabile pro tempore dei servizi cimiteriali del Comune Carmelo Manglaviti ritenuto responsabile di aver favorito i Rosmini nell'imposizione del monopolio assurgendo ad uomo chiave nello scacchiere del sodalizio. L'uomo - posto ai domiciliari - è accusato di aver permesso al referente imprenditoriale della cosca Francesco Giordano e a Salvatore Claudio Crisalli inteso "Peppe" e Massimo Costante, di operare indisturbati - senza essere titolari di alcuna ditta - nella realizzazione di ogni lavoro, consegnando sostanzialmente ai Rosmini l'intero plesso, mettendo a loro disposizione i suoi sottoposti e la sede degli uffici comunali nel cimitero che di fatto era diventata la base amministrativa degli uomini dei Rosmini - Francesco Giordano e Salvatore Claudio Crisalli - dove, in diverse occasioni, ricevevano clienti, stipulavano accordi, formalizzavano vendite. L'operazione, denominata "Cemetery Boss", ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali della cosca Rosimini - federata alla più affermata cosca Serraino - operante nei quartieri cittadini Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra, nonché della cosca Zindato, attiva nella stessa zona, in seno al cartello Borghetto - Zindato - Caridi, federato alla potente cosca Libri. L'inchiesta della Dda ha consentito di fare luce sugli interessi economici dei Rosmini nel settore delle attività edilizie sul territorio di influenza e in particolare nei lavori all'interno del cimitero del quartiere Modena dove gestivano, in condizioni di monopolio, le attività relative alla tumulazione e estumulazione delle salme, all'edificazione e ristrutturazione delle cappelle funerarie, con l'esclusione di qualsiasi altra ditta che non fosse da loro autorizzata. Le indagini sono state condotte dagli investigatori della Squadra mobile con il supporto delle intercettazioni e l'apporto delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, grazie alle quali è stato possibile portare alla luce il pericoloso ed articolato intreccio imprenditoriale - mafioso che ha determinato il graduale potenziamento della cosca Rosmini nell'ambito della 'ndrangheta unitaria. Tra gli arrestati figurano alcuni presunti elementi di vertice e componenti della cosca Rosmini - Francesco Giordano, Nicola Alampi - e Zindato - Demetrio Missineo, Rocco Richichi.

      Intestazioni fittizie imprese

      L'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato ai dieci arresti di stamattina da parte della Squadra mobile ha dimostrato anche come alcune delle persone coinvolte, grazie alla loro appartenenza alle cosche Rosmini e Zindato e alla consapevolezza di potere essere destinatari di provvedimenti di custodia cautelare o di misure di prevenzione personale e patrimoniale, deliberatamente abbiano attuato un'accurata attività di attribuzione fittizia della titolarità di attività imprenditoriali al fine di eludere i controlli delle forze dell'ordine e le disposizioni di legge in tema di sequestro e confisca di beni. Per questa ragione, su ordine della Dda di Reggio Calabria, la Squadra mobile ha eseguito il sequestro preventivo - disposto dal Gip- di due bar e di un'impresa di pulizia, nel frattempo divenuti non operativi, riconducibili ad esponenti della cosche Rosmini e Zindato.

      Operazione partita all'alba

      La vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, è partita questa mattina all'alba. Dieci le ordinanze di custodia cautelare - 9 in carcere e 1 agli arresti domiciliari - emesse nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti affiliati alle cosche Rosmini e Zindato di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo e con ruoli diversi, di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa. Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria, coadiuvati dagli operatori del Reparto prevenzione crimine, hanno esegueito anche perquisizioni e sequestri di alcune imprese. Impiegato un centinaio di uomini e donne della Polizia di Stato.

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