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Dirty Soccer: Il DS de L'Aquila al centro dell'organizzazione che voleva far fuori il DS MelusoMeluso e Guarascio (Foto Piterà)
Dirty Soccer: Il DS de L'Aquila al centro dell'organizzazione che voleva far fuori il DS Meluso. Al Montalto offerti 30 mila euro mai dati 19 mag 15 Ercole Di Nicola, responsabile dell'area tecnica dell'Aquila Calcio, aveva un ruolo di primo piano nell'organizzazione che agiva a livello internazionale scoperta dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, finalizzata alla combine di partite di Lega Pro e anche di serie B. Il gruppo, che nelle carte degli inquirenti era definito "criminale", aveva rapporti anche esponenti vicini alla 'ndrangheta e poteva disporre di investitori internazionali che puntavano somme milionarie su partite combinate attraverso la corruzione di dirigenti e calciatori. Le partite "truccate" stando ai magistrati sono Pisa-Torres (Coppa Italia Lega Pro); Juve Stabia-Lupa Roma; Santarcangelo-L'Aquila; Grosseto-Santarcangelo; Aquila-Savona; Prato-Santarcangelo; Cremonese-Pro Patria; Monza-Torres; Bassano-Monza; Torres-Pro Patria; Pro Patria-Pavia; L'Aquila-Tuttocuoio. Di Nicola cerca di non coinvolgere direttamente L'Aquila che, infatti, vince le partite, ragione per la quale sono gli avversari ad essere pagati per perdere. "Di Nicola, noto professionista del calcio - si legge nell'ordinanza - mette a frutto il suo ruolo e la rete di conoscenze in cui è bene inserito, organizzando e realizzando frodi sportive che, tornando a vantaggio della 'sua' squadra, portano lustro alla sua attività e soddisfano la sua ambizione. Di Nicola non si limita ad agire nel contesto a lui naturale, quale quello del girone in cui è inserita la 'sua' L'Aquila, procacciando vittorie truccate alla compagine sportiva cui appartiene, ma invade anche campi inseriti in gironi diversi della Lega Pro e addirittura riesce a introdursi nel campionato di serie B, cedendo ai complici, dietro finanziamento della 'combine', informazioni su partite combinate del torneo 'cadetto'". Secondo gli inquirenti della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che hanno scoperchiato un nuovo scandalo calcioscommesse, il responsabile dell'area tecnica dell'Aquila Calcio Ercole Di Nicola "non solo altera incontri tra squadre del calcio professionistico ma finanzia combine traendo profitto dalle scommesse che gioca e fa giocare sul risultato alterato". I pm hanno riscontrato l'esistenza di un'associazione a delinquere con gli altri complici "allo scopo di commettere più delitti di frode in competizioni sportive e di truffa nonché delitti di estorsione aggravata e sequestro di persona a scopo di estorsione", "ponendo in essere un'associazione criminale, operante a livello mondiale, finalizzata alla commissione dei suddetti delitti diretti a influire e alterare, nel campionato di calcio di serie B, in Lega Pro, in Coppa Italia nazionale e di Lega Pro e in partite internazionali di calcio e basket, il naturale esito delle partite medesime". L'obiettivo del sodalizio criminoso era, per gli inquirenti, "conseguire vincite in scommesse per milioni di euro, che venivano effettuate prevalentemente su siti esteri (dell'Asia e della Turchia), scommesse ricollegate agli eventi sportivi organizzati dalle federazioni riconosciute dal Coni, che venivano effettuate dopo aver utilizzato lo strumento della corruzione di calciatori e/o dei dirigenti sportivi delle società calcistiche coinvolte, al fine di alterare il risultato della competizione". La Dda ravvisa inoltre il reato di truffa "ai danni delle società di calcio non coinvolte, del pubblico pagante che assiste ignaro alla competizione sportiva oggetto di combine, degli atleti-calciatori non coinvolti e degli scommettitori leali, intervenendo con offerte o promesse di denaro o altra utilità o vantaggio, nei confronti di calciatori e/o dirigenti, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione". Ravvisate anche alcune aggravanti, il numero superiore a 10 e il fatto che "taluni degli associati scorrevano armati le pubbliche vie del territorio italiano". Inoltre, "dava il suo contributo un gruppo criminale organizzato (composto dai finanziatori Aleksander detto Sasha Brdanin, Milan Jovicic detto Michele, Uros Milosavljevic) impegnato in attività criminali in più di uno Stato". Il caso Meluso. Di Nicola teneva molto ad allargare la sua rete piazzando uomini fidati in società importanti del Sud come Cosenza dove voleva rafforzare la sua leadership sollevando Meluso e inserendo il suo subalterno. Si legge tra le oltre 1330 pagine dell'ordinanza della DDA la seguente intercettazione: DI NICOLA, tornando a parlare con NUCIFORA, che appariva in un ruolo di subalternità rispetto al DI NICOLA, gli dava appuntamento al mercoledì successivo, anticipando già quale sarebbe stato l'oggetto dell'incontro. Il d.s. de L'AQUILA aveva in mente di "allocare" l'omologo NUCIFORA in una squadra del sud, COSENZA, in modo da ramificarsi dappertutto (...dobbiamo cominciare a ramificare tutto...). Gli interlocutori, poi, chiudevano la conversazione rimandando la discussione ad una successiva telefonata. E poi in B ogni settimana una. "Ogni settimana in B ne fanno una". E' la frase intercettata in cui, Ernesto Di Nicola, direttore sportivo de L'Aquila e indicato come uno dei personaggi di spicco dell'organizzazione dedita al calcioscommesse sgominata oggi dalla polizia, parla con un investitore albanese. Frase che fa ritenere agli investigatori che anche la serie B non sia stata immune da combine, anche se al riguardo non esistono prove certe dal momento che non è stato dimostrato se l'accordo vi sia stato e chi, eventualmente, abbia ricevuto il denaro per alterare il risultato delle gare. Due le partite al centro delle attenzioni: Livorno-Brescia e Crotone-Catania. Nell'ottica di espansione degli interessi illeciti dell'organizzazione, Di Nicola avrebbe offerto a Edmond Nerjaku - che è tra i fermati - il finanziamento della scommessa sulla gara Livorno-Brescia del 24 gennaio scorso proponendogli di concorrere per 70 mila euro. Nerjaku avrebbe tratto profitto scommettendo sul risultato della partita alterata, puntando sulla vittoria del Livorno e su un numero di goal segnati non inferiore a 3. La gara, evidenzia il pm nel decreto di fermo, terminava con la vittoria del Livorno per 4 a 2 "come combinato dagli indagati". "Pur non essendovi prova di contatti specifici con dirigenti e/o calciatori delle due squadre interessate tali da consentire la contestazione di uno specifico capo di imputazione - scrive il pm - le risultanze intercettive sono estremamente rilevanti a livello associativo, in quanto evidenziano la sicurezza degli indagati in ordine alla ritenuta possibilità di espandere le proprie mire illecite agli incontri calcistici di categoria superiore a quelli della Lega Pro, evidentemente basata sulla disponibilità economica e sulla comprovata capacità criminale dei complici serbi". Agli atti dell'inchiesta c'è anche la partita Catania-Crotone giocata il 16 febbraio scorso. Parlando con Nerjaku, Di Nicola "si mostrava sicuro di sé ed esprimeva tutte le sue capacità combinatorie, dicendosi capace di alterare gare del campionato di serie B pur se in questa evenienza la frode non sarà portata a termine non riuscendo Di Nicola a reperire finanziamenti alla combine". Al Montalto offerti 30mila euro mai dati Furono offerti 30mila euro ai dirigenti del Montalto (serie D, girone I) per perdere la partita contro il squadra campana del Neapolis Mugnano, disputata a Mugnano (Napoli) il 26 ottobre del 2014: la circostanza emerge nell'ambito della nuova inchiesta sul calcioscommesse della Procura della Repubblica di Catanzaro che oggi si è conclusa con l'emissione di 50 provvedimenti di fermo. Il patto fu sancito e il risultato finale fu di 4 a 0 per il Neapolis: ciononostante ai dirigenti del Montalto venne pagata una cifra inferiore, fatto che scatenò l'ira dei "truffati". Le indagini sulla partita tra Neapolis e Montaldo, in particolare le intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra i protagonisti della compravendita, hanno consentito agli inquirenti di fare luce sul sistema di corruzione di calciatori e dirigenti delle società calcistiche di serie D. In una intercettazione telefonica il ds del Neapolis parla con uno dei dirigenti del Montalto del pagamento parziale della somma: In D il Neapolis aiutato a vincere: Il Neapolis Mugnano, squadra della provincia di Napoli che milita nel campionato di serie D, vinceva le partite malgrado un tasso tecnico mediocre grazie a partite combinate con l'aiuto di elementi di spicco della 'ndrangheta. Secondo gli inquirenti della Procura antimafia di Catanzaro, il gruppo che organizzava le frodi aveva anche l'obiettivo di conseguire ingenti profitti dalle puntate sulle partite combinate. A capo del "sistema" c'erano il presidente e il direttore sportivo del Neapolis, Mario Moxedano e Antonio Ciccarone, che si avvalevano della collaborazione di Pietro Iannazzo (già arrestato), definito "uomo di primo piano dell'omonima cosca mafiosa di Lametia Terme", indicato anche come conoscitore del calcio dilettantistico meridionale. Pietro Iannazzo aveva stabili rapporti, già dal campionato precedente, con Mario Moxedano e con il direttore sportivo Antonio Ciccarone, in veste di "consulente di mercato" della squadra, con l'obiettivo - sottolineano i pm - di far vincere le partite al Neapolis malgrado il suo basso spessore tecnico. Il ds Ciccarone viene definito come il primo collaboratore di Moxedano: è lui, sempre secondo i pm, ad interpretare le direttive di Moxedano, avvalendosi di una fitta rete di complicità e conoscenze, approfittando della collaborazione di dirigenti sportivi di altre società. Il risultato finale veniva condizionato offrendo denaro e altre utilità. Una volta stipulati i "patti", infine, venivano piazzate le scommesse. Nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro sono coinvolte, in particolare, tre squadre campane: la Puteolana, la Neapolis Mugnano e il Sorrento mentre tra calciatori e dirigenti indagati figurano Pasquale Izzo (calciatore della Puteolana, 32 anni); Emanuele Mazzocchi (calciatore della Puteolana, 31 anni); Antonio Ciccarone (direttore sportivo del Neapolis Mugnano, 41 anni); Mario Moxedano (presidente del Neapolis Mugnano, 61 anni); Raffaele Moxedano (calciatore, figlio di Mario, 30 anni). Tra le partite finite sotto la lente d'ingrandimento dei sostituti procuratori ci sono anche Hinterreggio – Neapolis; Link collegati: -- Calcioscommesse Lega Pro e Serie D: PM "frodi per vincere campionato,serve riforma scommesse"
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