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Calcioscommesse, 30 squadre coinvolte, arresti a Lamezia e MontaltoIl DS del Lamezia fermato questa mattina
Calcioscommesse in B, LegaPro e D, 30 squadre coinvolte, 50 arresti, anche a Lamezia e Montalto 19 mag 15 Sarebbero più di 30 le squadre coinvolte nella nuova indagine della Polizia che ha portato alla scoperta di due distinte organizzazioni criminali - che coinvolgono calciatori, allenatori, presidenti e dirigenti sportivi - in grado di truccare decine di partite dei campionati di Lega Pro e serie D. Tra queste vi sarebbero Pro Patria, Barletta, Brindisi, L'Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor Lametia, Sant'Arcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas, San Severo. I poliziotti del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Catanzaro stanno operando nelle province di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L'Aquila, Ascoli, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova e Savona. Fra i personaggi coinvolti nell'indagine, oltre a calciatori ed ex, presidenti e dirigenti di club, figurano anche soggetti stranieri, un presunto appartenente alla cosca Iannazzo, potente clan della 'Ndrangheta operante nella provincia di Lamezia Terme, e un poliziotto. --- Calcioscommesse Lega Pro e Serie D: PM "frodi per vincere campionato" Palazzi chiede le carte. Il procuratore federale Stefano Palazzi ha preso contatto con la Dda di Catanzaro per avere informazioni sull'inchiesta sul calcioscommesse. Un'inchiesta - ha riferito il procuratore di Catanzaro Vincenzo Lombardo - che Palazzi ha definito: "un'operazione per disinquinare il mondo del calcio". "Palazzi - ha detto ancora Lombardo - ci ha chiesto un contributo di conoscenze per dare modo a loro di procedere. Ha anche sottolineato che operazioni del genere provocano sfiducia negli appassionati di calcio, ma al tempo stesso creano anche fiducia perché sono la dimostrazione che c'è chi lavora per ripulire questo mondo". Sono 50 gli arresti. Sono una cinquantina i fermi emessi dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'indagine della Polizia nei confronti di due distinte associazioni che avrebbero truccato decine di incontri di Lega Pro e serie D. Centinaia di uomini dello Sco e della squadra mobile di Catanzaro stanno operando in oltre 20 province in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia. Complessivamente sono oltre 70 gli indagati nell'indagine. A capo dell'organizzazione ci sarebbero Fabio Di Lauro, Ercole Di Nicola, Mauro Ulizio e Massimiliano Carluccio, che secondo gli inquirenti sarebbero gli organizzatori di un'organizzazione criminale che opera a livello mondiale. Lo scopo era quello di alterare non solo i campionati e la Coppa Italia, ma anche i match di calcio internazionale e le partite di basket. 50 i fermati: Un agente arrestato a Ravenna. Era in servizio alla questura di Ravenna da poco tempo Alberto Scarnà, il 42enne sovrintendente di Polizia originario di Cosenza fermato nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse della procura di Catanzaro. Scarnà, prima di arrivare a Ravenna, aveva prestato servizio nella sezione di Polizia Stradale di Cesena. La misura è stata eseguita dalla Squadra Mobile che ha fermato anche un altro ravennate, il 52enne Raffaele Poggi, di Riolo Terme. 70 i coinvolti CALCIATORI ALLENATORI DIRIGENTI SPORTIVI PROCURATORI SPORTIVI ALTRI INDAGATI DS dell'Aquila tra uomini chiave. Tra gli arrestati dell'inchiesta sul calcioscommesse che ha coinvolto Lega Pro e serie D c'è il direttore sportivo Ercole Di Nicola, originario di Atri (Teramo), responsabile dell'area tecnica dell'Aquila calcio. Secondo quanto appreso da fonti investigative, è stato fermato nelle prima ore della mattina a Venezia. Di Nicola sarebbe uno degli uomini chiave dell'inchiesta. Secondo quanto appreso non ci sono indagati tra i rappresentanti della proprietà del club e tra il resto della dirigenza. L'Aquila come società non è coinvolta a livello penale. In manette dirigenti del Monza: L'ex direttore generale del Monza Calcio, Mauro Ulizio (oggi dirigente Pro Patria) e l'attuale direttore sportivo Gianni Califano, sono stati arrestati questa mattina a Monza nell'ambito della maxi operazione 'Dirty Soccer', coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro. I loro nomi sono inclusi nell'indagine sul calcioscommesse insieme a quelli di altri dirigenti sportivi e calciatori di una trentina di squadre di Serie D e Lega Pro, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Malore per ex ds durante arresti. Uno degli arrestati dell'operazione legata al calcioscommesse, Enzo Nucifora, avvocato ed ex dirigente sportivo di varie società calcistiche, è stato prelevato nella sua abitazione a San Benedetto del Tronto dagli agenti della Squadra mobile di Ascoli Piceno che gli hanno notificato un ordine di custodia cautelare in carcere e condotto poi presso la Questura dove ha avuto un malore. Attualmente si trova all'ospedale Mazzoni di Ascoli per accertamenti in attesa di essere trasferito nel carcere di Marino del Tronto. Nucifora, compatibilmente con le condizioni di salute, verrà interrogato nei prossimi giorni per rogatoria dal gip di Ascoli. Conferenza stampa a Catanzaro. I dettagli dell'operazione della Polizia che ha portato alla scoperta di due organizzazioni che avrebbero truccato decine di partite dei campionati di Lega Pro e serie D sono stati resi noti in una conferenza stampa in questura a Catanzaro. All'incontro c'erano il procuratore capo di Catanzaro Vincenzo Lombardo, il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, il questore Racca, il direttore dello Sco Renato Cortese, il dirigente della squadra mobile di Catanzaro Rodolfo Ruperti e il dirigente della prima Divisione dello Sco Andrea Grassi. Perquisizioni nelle sedi dei club. Perquisizioni sono in corso da parte della Polizia nelle sedi di diverse squadre di Lega Pro e sedie D che sarebbero coinvolte a vario titolo nell'indagine sul calcioscommesse. Le perquisizioni riguardano anche i domicili di dirigenti, allenatori e calciatori che, secondo l'indagine, si sarebbero associati per truccare le partite. Le due distinte organizzazioni scoperte, una operante in Lega Pro e una in serie D, erano in grado di alterare i risultati e investire denaro nel giro delle scommesse, sia in Italia sia all'estero. Il boss aveva rapporti con i presidenti. Pietro Iannazzo, il presunto boss dell'omonima cosca intratteneva rapporti con presidenti di società di calcio per alterare i risultati. E' quanto emerso dall'inchiesta "Dirty soccer" condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Dda di Catanzaro. E' proprio intercettando alcuni colloqui di Iannazzo che gli investigatori hanno ricostruito il giro di calcioscommesse. In Puglia coinvolte 4 squadre. Sono sette le presunte partite truccate che coinvolgono quattro squadre di calcio pugliesi (Monopoli, Andria, Brindisi e Barletta) nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Catanzaro. Dodici i pugliesi coinvolti, otto dei quali in stato di fermo e gli altri quattro indagati a piede libero. Gli indagati rispondono, a vario titolo, di associazione per delinquere con l'aggravante di aver favorito la 'Ndrangheta, frode sportiva, truffa, oltre a episodi di estorsione, sequestro di persona, detenzione di armi. Quattro partite, tutte disputate tra novembre e dicembre 2014, si riferiscono al campionato di Serie D. Si tratta di Monopoli-Puteolana del 2 novembre, finita 4-0, Andria-Puteolana del 30 novembre, finita 7-2. Entrambe sarebbero state pilotate da dirigenti e giocatori della squadra campana. Per queste due partite, infatti, non risultano indagati pugliesi. Ci sono poi le due partite del Brindisi, la prima in casa con il San Severo (30 novembre, finita 2-1) e la seconda fuori casa con il Pomigliano (14 dicembre, finita 0-4). Per queste due presunte combine sono in stato di fermo il consulente di mercato del Brindisi, Savino Daleno, e tre dirigenti (il presidente e suo figlio, Antonio e Giorgio Flora, e il direttore tecnico Vito Morisco) ed è indagato a piede libero il portiere del San Severo William Carotenuto. Risalgono all'aprile scorso le tre presunte partite truccate del Barletta nell'ambito del campionato di Lega Pro (Barletta-Catanzaro del 1 aprile finita 1-1, Aversa Normanna-Barletta del 12 aprile finita 0-1, Barletta-Vigor Lamezia del 19 aprile finita 3-3). Per queste tre presunte combine è in stato di fermo l'allenatore del Barletta, Ninni Corda, e sono indagati a piede libero tre dirigenti della squadra (il direttore sportivo Luigi Condò, il presidente Giuseppe Perpignano, il consulente tecnico Salvatore Casapulla). Altri tre pugliesi, originari di San Pietro Vernotico e Campi Salentina (Massimiliano Carluccio, Marcello Solazzo e Raffaele Pietanza), sono stati fermati per altre cinque presunte partite truccate di squadre lombarde, venete e sarde giocate tra dicembre 2014 e gennaio 2015. Sco:Reticolato sistema corruzione. "Un reticolato sistema di corruzione" Così il direttore della prima divisione del Servizio centrale operativo della Polizia, Andrea Grassi, ha descritto la realtà portata alla luce dall'inchiesta della procura di Catanzaro sulle combine che sarebbero avvenute nei campionati di Lega Pro e serie D. "Quel che emerge con maggiore chiarezza dall'inchiesta - ha detto nel corso della conferenza stampa - è che vi sono decine di calciatori, dirigenti, presidenti, allenatori che piegano il loro ruolo ad un reticolato sistema di corruzione, che offende chi crede nei valori sani del calcio". Con l'inchiesta inoltre, ha aggiunto, è stata dimostrata "la contiguità tra mondi assolutamente diversi e distanti tra loro, che trovano un comune interesse nei guadagni illeciti attraverso le scommesse". Presidente Tavecchio:Noi siamo parte lesa. "Ci dichiariamo parte lesa per quanto sta succedendo perché continuiamo a subire tutte le situazioni del Paese. Il calcio non viene aiutato da questi scandali. Noi siamo un soggetto che vuole difendere il sistema da certe cose ma i nostri mezzi non sono all'altezza". Così il presidente della Figc Carlo Tavecchio sul calcioscommesse in Lega pro e dilettanti. Codacons: verso azioni legali dei tifosi. "Ancora uno scandalo investe il mondo del calcio italiano, con una serie di partite truccate in Lega Pro e serie D, e ancora una volta i diritti dei tifosi vengono schiacciati dagli interessi illeciti di soggetti che si arricchiscono sulla loro pelle". E' quanto si afferma in un comunicato del Codacons in relazione all'operazione della Dda di Catanzaro. "Stiamo studiando - afferma il presidente Carlo Rienzi - le possibili azioni legali da intraprendere per tutelare gli interessi di tifosi e scommettitori. E' evidente infatti che, in presenza di partite truccate, si è verificata una lesione dei diritti degli utenti e un danno sul fronte morale e su quello materiale. La buona fede dei tifosi che seguivano la propria squadra del cuore è stata violata, mentre chi ha speso soldi per assistere agli incontri, seguire le società calcistiche e scommettere sui risultati dei match ha subito un danno patrimoniale". Le partite sotto inchiesta in Calabria riguardano la serie B, La Lega Pro, la serie D. Si tratta delle gare: Crotone-Catania (Serie B), Barletta-Catanzaro (Lega Pro), Hintereggio-Neapolis (Serie D), Vigor Lamezia-Barletta (Lega Pro), Vigor Lamezia-Paganese (Lega Pro), Sorrento-Montalto (Serie D), Neapolis-Montalto (Serie D), Montalto-Frattese (Serie D). Sindaco Lamezia: Drammatico Tutte le partite sotto inchiesta: Monopoli-Puteolana, Due Torri-Neapolis, Neapolis-Akragas, Brindisi-San Severo, Andria-Puteolana e Pomigliano-Brindisi. Trucccate partite di Serie B, Lega Pro e Serie D. La nuova indagine della Polizia di Stato sul calcioscommesse, condotta dagli uomini del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Catanzaro, avrebbe accertato l'esistenza di due diverse associazioni criminali in grado di alterare i risultati degli incontri di Lega Pro e di Serie D. Decine le partite che sarebbero oggetto di combine. Tentativo fallito per gara Sassuolo-Pescara. Nel mirino dello scandalo del calcioscommesse anche una gara di Coppa Italia tra Sassuolo e Pescara, con un tentativo di combine poi fallito. Tra i coinvolti Mauro Ulizio e Massimiliano Carluccio, soci occulti e direttori "di fatto" della Pro Patria, e Fabio Di Lauro, ex calciatore, commerciante, scommettitore. Non viene citato il ds dell'Aquila Calcio, Ercole Di Nicola, che, però, lavorava a stretto contatto con gli indagati e nei mesi scorsi era stato dato come vicino a diventare dirigente del Pescara. "Il 2 dicembre 2014 - si legge nell'ordinanza - si disputava la partita di calcio valevole per la Coppa Italia, tra il Sassuolo, squadra militante nella serie A, e il Pescara, compagine della serie B. Di Lauro prendeva contatti con il duo Ulizio e Carluccio apprendendo che questi avevano messo in vendita l'incontro tra il Sassuolo e il Pescara al miglior offerente e non perdeva l'occasione per avvertirne i 'compari' stranieri già emersi nel corso della presente indagine, Uros Mirosavljevic e soci". Il giudice avverte poi che "nonostante la solerte mediazione di Di Lauro, l'affare tra gli stranieri e la coppia Ulizio/Carluccio non si realizzava ma i due gestori occulti del Pro Patria, mettendo in vendita l'incontro di Coppa Italia per una cifra pari a 150.000 euro, non potevano non essere forti della combine della partita, che avevano di certo già imbastito promettendo lauti compensi a qualcuno dei partecipanti all'evento sportivo, che fosse del Sassuolo o del Pescara". "Dalle intercettazioni relative all'incontro Sassuolo-Pescara - scrivono gli investigatori - si evince che entrano in gioco una serie di accordi e trattative che daranno luogo poi alla combine Cremonese-Pro Patria e ad altre successive". Combine Aquila-Savona favorita da genovese. Nelle 1.330 pagine del decreto di fermo della Dda di Catanzaro compare anche il nome di Massimiliano Solidoro, 42 anni, ex calciatore dilettantistico e ex collaboratore tecnico dell'ex allenatore del Savona Di Napoli. Stamani agenti della Squadra Mobile genovese hanno perquisito l'abitazione di Solidoro nel centro storico di Genova, un garage e la residenza della sua fidanzata. All'ex giocatore, cui è contestato il reato di frode in manifestazione sportiva, sono stati sequestrati smartphone e tablet. Solidoro è accusato di aver fatto da intermediario per il mister biancoblù Di Napoli con il direttore sportivo dell'Aquila Ercole Di Nicola, anche lui tra i fermati. Solidoro, secondo quanto si evince dalle carte dell'indagine, si sarebbe recato prima a Roma e poi in Abruzzo il 22 novembre scorso proprio per organizzare la combine. "Di Nicola - scrive la Procura calabrese - con l'intermediazione di Solidoro offriva-prometteva a Di Napoli denaro o altra utilità o vantaggio affinché la squadra del Savona uscisse sconfitta dall'incontro di calcio di Lega Pro Girone B con l'Aquila disputato in data 23 novembre e conclusosi con l'effettiva vittoria degli abruzzesi". Tra le tante intercettazioni registrate dalla polizia c'è un dialogo in cui Di Nicola contatta Solidoro per conoscere la sua posizione e si informa "se fosse attrezzato". L'ex attaccante dilettantistico genovese replica dicendo "Io no, il mio amico si". Secondo quanto appreso, Solidoro sarebbe anche coinvolto nella mancata combine sempre tra l'Aquila e il Tuttocuoio. In quella circostanza, secondo quanto emerge dalle carte dell'indagine, avrebbe appoggiato un amico albanese residente a Vado Ligure (Savona) Edmond Nerjaku, che aveva denaro da scommettere su quell'evento. La combine però non riesce e c'è il rischio di uno scontro tra l'albanese e il direttore sportivo dell'Aquila: "Perché - spiega Solidoro a Di Nicola - come si muove lui dietro ha degli... dei colossi, dei colossi ma tu non puoi neanche immaginare e di conseguenza per quello non... basta una cosa fatta bene e noi stiamo tutti benissimo e soprattutto possiamo programmare un lavoro comune senza problemi senza... perché se c'è da far qualcosa si fa se non c'è da fare non si fa, semplice, semplicissimo senza nessuno tipo di problema". Solidoro mediatore per acquisto Rimini. Aveva progetti ambiziosi Massimiliano Solidoro, l'ex attaccante dilettantistico genovese che si era affacciato al calcio professionistico grazie al Savona e che è finito nell'inchiesta sul calcioscommesse della procura di Catanzaro. Nelle intercettazioni che riguardano il genovese contenute nel decreto di fermo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro spunta l'idea di "fare acquistare a un imprenditore maltese una squadra di lega Pro". Solidoro propone l'affare al ds dell'Aquila Ercole Di Nicola dicendo che il suo 'amico' ha da investire "un bel gruzzolo. … Poi - dice Solidoro a Di Nicola - volevo chiederti anche un'altra cosa però di calcio... di altre cose... ho un tale presidente maltese che ha intenzione di assumere la gestione di una società della Lega Pro italiana. E' pronto a investirvi 250/300 mila euro". Il direttore sportivo dell'Aquila ha replicato che avrebbe potuto "fargli prendere", cioè fargli acquistare, il Rimini senza però spiegargli il modo. Solidoro entusiasta gli avrebbe prospettato allora il suo piano di lavoro al solo dichiarato scopo di fare qualunque cosa volessero "... ma ti dico - conclude Solidoro - l'unica cosa scegliamo anche l'allenatore facciamo quello che vogliamo, l'unica cosa, l'unica cosa magari faccio tipo mezzo responsabile quello che fai tu lì a L'Aquila magari lo faccio io lì, così possiamo fare quello che vogliamo...". Indagine partita da intercettazione boss: La 'ndrangheta dietro alcune delle presunte combine di partite dei campionati di Lega Pro e Cnd venute alla luce con l'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dalla squadra mobile e dallo Sco di Roma. Ad alcuni indagati vengono contestate le aggravanti mafiose e transnazionali. L'inchiesta ha preso il via grazie alle intercettazioni di Pietro Iannazzo, ritenuto elemento di vertice dell'omonima cosca che opera a Lamezia Terme, arrestato giovedì scorso in una operazione della polizia contro la 'ndrina. Quella degli Iannazzo, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, è una cosca "d'elite della mafia imprenditrice" dedita agli affari, ma anche capace di scatenare una guerra con altre consorterie per mantenere il proprio predominio sul territorio. Nel corso dell'operazione condotta la settimana scorsa da squadra mobile di Catanzaro, Sco, Dia e Guardia di finanza, sono state una quarantina le persone arrestate, tra le quali alcuni imprenditori. E' stato captando alcune conversazioni di Pietro Iannazzo nel corso di quella indagini che gli investigatori hanno saputo delle combine su varie partite dei campionati di Lega Pro e Cnd per alterare i risultati al fine di ottenere vincite cospicue con le scommesse. Ed dirigente denuncia "Lotito riacatta Tavecchio". "Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti...in mano a Lotito, che li ricatta". Lo dice al telefono con il direttore sportivo de L'Aquila Ercole Di Nicola, Vittorio Galigani, ex ds di diverse squadre dalla serie A alla C e oggi editorialista della rivista on line TuttoLegaPro.com. La telefonata è negli atti dell'inchiesta di Catanzaro. La telefonata è del 15 gennaio scorso, lo stesso giorno in cui Galigani (che non risulta indagato) aveva pubblicato sul sito TuttoLegaPro.com un editoriale in cui, scrivono gli inquirenti, "lamentava una diffusa quanto generale atmosfera di prevaricazione e malaffare imperane in seno agli organi di potere della Lega Pro". Concetti che l'uomo ribadisce nella telefonata con il Ds de L'Aquila Ercole Di Nicola (arrestato), lo stesso che, dicono sempre gli investigatori "si atteggiava a uomo di calcio ligio alle regole" quando in realtà era "capace di combinare incontri di calcio senza remore e senza scrupoli". "I due conversano a lungo e il Galigani - si legge negli atti dell'inchiesta - dava prova di quanto radicato fosse il malcostume nelle stanze del calcio professionistico italiano". Ecco il passaggio della telefonata riguardante il presidente della Figc, Lotito e Macalli (nessuno è indagato): Di Nicola: "ho visto il tuo editoriale su tutto Lega Pro...hai attaccato Lotito a tutto andare!" Galigani: "no no ma deve andare a casa deve andare...racconto storie vere, non è che racconto favole...Lotito ha rotto i coglioni...il motivo del dissidio è Lotito, non è Ma...Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti in mano alle...come si dice...si in mano a Lotito, che li ricatta, c'è pure che lui pensa che aveva diritto di fare il vicepresidente". Di Nicola: "eh" Galigani: "in Federcalcio, se lui lascia la sua poltrona a Macalli, c'è un motivo, se lui perde...una cosa che molti non hanno compreso..questa maggioranza della Lega, della Federcalcio, esiste in funzione del 17% della Lega Pro, se lui perde il 17% della Lega Pro salta tutta la Federcalcio...la sua stanzetta che ha lassù al quinto piano di via Allegri, lo cacciano". In atti inchiesta Galliani e Infront. "Infront è Galliani". A collegare l'amministratore delegato del Milan e la società leader in Italia nella gestione dei diritti sportivi è Vittorio Caligani, l'editorialista della rivista on line TuttoLegaPro.com, al telefono con il direttore sportivo de L'Aquila Ercole Di Nicola. Il riferimento a Galliani ed Infront è nella stessa telefonata, contenuta negli atti dell'inchiesta di Catanzaro, in cui i due parlano della presunta influenza del presidente della Lazio Claudio Lotito sul presidente della Figc Carlo Tavecchio e su Macalli. "Dimmi una cosa - chiede al suo interlocutore Di Nicola - lui (Lotito, ndr) è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia?". "Lui adesso - risponde Galigani - con Infront insieme a Galliani, che è un paraculo Galliani, hanno preso anche il Brescia. Infront è Galliani. Infront è Galliani!". "Quindi - chiosa Di Nicola - Lazio, Salernitana, Brescia e Bari!". 150 uomini che indagano sui giochi. Dal 2002 hanno sequestrato beni per 36 milioni e mezzo e arrestato 882 persone; si muovono negli ippodromi e nelle sale Bingo, nelle case da gioco e nei punti di raccolta scommesse: sono i 150 agenti della Polizia dei giochi e delle scommesse, un nucleo speciale costituito dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza ormai oltre 13 anni fa e che ha avuto un ruolo fondamentale nell'indagine che ha portato alla luce l'ennesimo scandalo del calcio. Si tratta di uomini specializzati proprio nell'analizzare i flussi di scommesse clandestine e gli intrecci tra questo mondo e quello della criminalità organizzata che, come dimostra anche l'inchiesta di Catanzaro, ha ormai allungato le mani su un settore sempre più remunerativo. Il giro di denaro attorno ai giochi e alle scommesse, lecite o meno, ha infatti subito un'impennata costante negli ultimi anni, e continua a crescere. Nel 2002, quando aprirono le sale Bingo, fu dunque costituito un Nucleo centrale della polizia dei giochi e delle scommesse, presso il Servizio centrale operativo (Sco). Questo nucleo a sua volta coordina i 26 nuclei interprovinciali, inseriti nelle sezioni criminalità organizzata delle squadre mobili distrettuali. E sono stati proprio gli uomini dello Sco e quelli delle squadre mobili, ad esempio, ad aver dato il via all'indagine della procura di Cremona denominata 'Last Bet' che ha colpito - a più riprese - il mondo del calcio ai livelli più alti, fino alla Nazionale, con le volanti della polizia nel ritiro di Coverciano. Quell'indagine, che ha portato a squalifiche sportive, mentre il procedimento penale è ancora in corso, ha fatto finire in carcere calciatori ed ex calciatori di serie A tra cui Beppe Signori, Cristiano Doni e Stefano Mauri, ed è arrivata a toccare anche l'allora allenatore del Siena e attuale ct degli azzurri Antonio Conte. Tra i compiti principali assegnati ai 150 uomini, la raccolta di informazioni per prevenire i tentativi di infiltrazioni della criminalità organizzata nel circuito legale dei giochi e delle scommesse; le indagini sui reati commessi dai concessionari delle sale, nonché su quelli di dipendenti e scommettitori; gli intrecci tra il mondo dei giochi e 'Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra; la repressione di qualunque attività di gioco o scommessa esercitata in modo illegale, delle corse clandestine e dei combattimenti tra animali. Un lavoro che ha prodotto fino a dicembre del 2013 882 arresti, di cui 336 per associazione di tipo mafioso, 431 per associazione a delinquere e 115 per altri reati. Quasi novemila, invece, le persone denunciate, di cui 758 per 416 bis. Quanto ai sequestri, il valore dei beni e degli immobili ammonta a 36,5 milioni, mentre sono state 425 le licenze sequestrate o sospese ad esercizi pubblici e privati. Infine, sono stati bloccati quasi 11mila apparecchi elettronici - tra cui videopoker, slot machine e schede hardware - e 1.327 apparecchiature informatiche. Presidente Barletta "mai fatti illeciti". "Sono sereno e tranquillo. Non ho fatto assolutamente nulla di illegale. Sono coinvolto nella vicenda ma ne rispondo come presidente del Barletta e non direttamente, diciamo la classica responsabilità oggettiva". Giuseppe Perpignano, numero 1 del Barletta (Lega Pro girone C) indagato per frode sportiva dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta "Dirty Soccer" nega di aver preso parte alle combine. "Non ne sapevo assolutamente nulla - sottolinea insieme al suo legale Alessandro Sola - e se mai mi fosse arrivata voce di qualcosa di poco chiaro mi sarei sicuramente opposto". Questa mattina personale della squadra mobile ha perquisito la sua abitazione di Bogliasco dove Perpignano, imprenditore del settore immobiliare ed ex presidente del Bogliasco prima e poi del Rapallo Bogliasco, vive con la sua famiglia. I poliziotti hanno sequestrato due tablet ed uno smartphone con scheda intestata al Barletta Calcio. A Perpignano viene contestata la presunta combine della partita Barletta-Vigor Lamezia del 19 aprile scorso conclusasi 3-3. Secondo quanto ricostruito dalla Dda di Catanzaro Perpignano, come presidente della squadra pugliese, "si sarebbe adoperato per fare in modo che la partita terminasse con il pareggio con gol", viene evidenziato nel decreto di fermo. Sulla panchina del Barletta c'era Ninni Corda, ex allenatore del Savona, e tra i cinquanta sottoposti a fermo di polizia giudiziaria. Minacce al tecnico del Barletta. L'esito negativo della combine Aversa Normanna-Barletta del 12 aprile rischiava di mettere in pericolo la vita dell'allenatore della squadra pugliese, Ninni Corda, in stato di fermo da questa mattina insieme con altre 49 persone nell'ambito dell'indagine della Dda di Catanzaro sul calcioscommesse. Dalle intercettazioni telefoniche emerge, infatti, che due investitori maltesi ed un cinese (non identificato) avrebbero perso 52mila euro perché non si sarebbe verificato il risultato alterato che era stato concordato. "Se non lo paghiamo… domani… io vengo lì per quello allenatore…" avrebbe detto il maltese ad uno dei dirigenti della Vigor Lamezia, Felice Bellini, riferendosi proprio a Corda, ritenuto il responsabile della combine saltata. Per recuperare il denaro i due interlocutori si sarebbero quindi accordati per truccare la partita successiva, Barletta-Vigor Lamezia del 19 aprile. Sarebbe dovuta finire in pareggio con goal. Terminò, infatti, con il risultato di 3-3. Per questa vicenda sono indagati a piede libero anche tre dirigenti del Barletta Calcio, il presidente Perpignano, il direttore sportivo Condò e il consulente tecnico Casapulla. Nella settimana prima della partita i finanziatori maltesi avrebbero quindi minacciato indirettamente Corda tramite Bellini, il quale "continuando a fare da mediatore, - hanno ricostruito gli inquirenti di Catanzaro - cercava di tranquillizzare il suo interlocutore confidandogli di essere già in contatto con le persone di entrambe le società interessate alla combine", precisando di aver ottenuto il consenso da quelli più vicini a lui (società calabrese), mentre, avrebbe incontrato gli altri (Barletta) l'indomani, affermando con certezza che … "questa volta non avrebbero sbagliato…". Il maltese "con tono decisamente agguerrito - scrivono gli inquirenti - minacciava di recarsi in Italia con l'intento di uccidere coloro i quali avessero messo in pericolo, con il loro comportamento, la vita di un suo fratello. Le sue minacce in realtà - spiega la procura - erano indirizzate nei confronti dell'allenatore Corda dal quale il maltese pretendeva, senza mezzi termini, la restituzione dei soldi". Due giorni prima della partita da Malta sarebbe arrivata persino una foto di mister Corda, secondo gli investigatori "sicuramente a scopo intimidatorio". Agli atti ci sono anche sms in cui le minacce risultano evidenti: "non gli conviene più scherzare, qua stiamo tutti incazzati" scrivevano riferendosi all'allenatore del Barletta. "E' un errore che ci è costato questo? - dice Bellini in una intercettazione - E la prossima settimana recuperiamo i nostri, poi dalla prossima vediamo se riusciamo a guadagnare" Procuratore Cremona: non stupisce crimine organizzato. "Non deve stupire la presenza della criminalità organizzata nel calcioscommesse, perché questa cerca di inserirsi in ogni settore in cui può investire denaro e ricavarne guadagni". Il procuratore della Repubblica di Cremona, Roberto di Martino, titolare dell'inchiesta sul 'calcio malato' che è in fase di conclusione dopo quattro anni in cui sono stati arrestati anche calciatori di serie A, commenta così gli esiti dell'inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato a decine di arresti per scommesse illecite in Lega Pro e Serie D. Di Martino, che si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per numerosi indagati, spiega che, nell'inchiesta cremonese, ma ancor più in quella della Procura di Bari, era emerso qualche contatto tra alcune delle persone coinvolte e esponenti della criminalità organizzata, almeno per quanto riguarda il filone cremonese, ma che non si trattava di rapporti organici. "Altra cosa è la criminalità organizzata singaporiana - osserva di Martino in relazione al gruppo capitanato da Tan Seet Eng , detto Dan, che reggeva le fila delle scommesse illecite -, ben presente nell'inchiesta ma che non è assimilabile a quella italiana". Sindaco L'Aquila: rispettare i tifosi. Il Comune dell'Aquila si costituirà parte civile nel processo legato all'inchiesta sul calcioscommesse della Procura di Catanzaro "per i danni morali causati - dice il sindaco del capoluogo abruzzese Massimo Cialente - da questa vergognosa vicenda che apre una ferita gravissime nelle tante comunità colpite". "I sindaci - aggiunge - devono reagire, devono scatenarsi per difendere le comunità, i dirigenti e i calciatori non sono mercenari, fanno sport per migliaia di tifosi per i quali si deve avere rispetto". Intercettazioni: Mangiati gol a porta vuota. "Si sono mangiati due gol a porta vuota". Lo dice, in una intercettazione telefonica, uno degli indagati, il calciatore della Puteolana Emanuele Marzocchi, che aggiorna in tempo reale Antonio Ciccarone, uno dei presunti vertici dell’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi sportive che gli inquirenti hanno sgominato con l’esecuzione di 50 provvedimenti di fermo della Dda di Catanzaro. La partita in questione è Pomigliano – Brindisi del 14 dicembre del 2014, oggetto di “combine” e finita 0-4. A quanto rilevato, Ciccarone si trovava presso lo stadio in cui giocava il Neapolis, il secondo a Pomigliano: "Si sono mangiati due gol a porta vuota, ha scartato il portiere e tirato fuori". Una volta assicuratisi il risultato, così come prestabilito, Ciccarone commentava: "Io e te abbiamo fatto il capolavoro". Per la gara il presidente del Brindisi, Antonio Flora, avrebbe versato - secondo quanto emerge dalle indagini - 15.000 euro. La Puteolana si dissocia. "La SSD Puteolana 1902, appresa a mezzo stampa dell'operazione della Polizia di Stato, denominata "Dirty Soccer", si dissocia e prende le distanze dall'accaduto, sperando che la giustizia faccia chiarezza rapidamente su tutta la spiacevole vicenda". Lo si legge in una nota del club campano che milita in serie D. Due arresti nelle Marche. Sono due i provvedimenti di fermo eseguiti nelle Marche dalla polizia nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro sul calcioscommesse: si tratta dell'avvocato Vincenzo Nucifora, di 70 anni, ex ds Torres, e del calciatore pesarese Giacomo Ridolfi, di 21, in forza al Santarcangelo Calcio. Nucifora ha accusato un malore ed è stato ricoverato all'ospedale di Ascoli Piceno per accertamenti. Fermo anche per Vincenzo Melillo, ex portiere dell'Ascoli, ora alla Propatria. Tra gli indagati il calciatore toscano Mirko Garaffoni, difensore delle Maceratese, e l'ex capitano nonché ex direttore sportivo della Maceratese Giuseppe Sampino. Nella sua abitazione la Squadra Mobile maceratese ha effettuato una perquisizione sequestrando cellulari e un computer.
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