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Cosenza, il piatto piange
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Cosenza, il piatto piange 24 nov 18 Otto punti in dodici partite, anche se una non è stata giocata, è un bilancio che non esprime appieno quello che la squadra del Cosenza sta dando in campo. Dalla figuraccia col Verona alle partite pareggiate nel finale con Ascoli, Perugia e Pescara, agli errori di Carpi e Pescara i Lupi pagano un noviziato troppo pesante. Ed è vero che il piatto piange, come si dice sui tavoli da gioco. Mancano sul tavolo dei conteggi almeno 8 punti. Ma questo non fa testo. Sta quasi diventando un refrain dietro cui nascondersi. Si perché il Cosenza ha mostrato di avere carattere e personalità per chiudere le gare così come accaduto col Foggia. E’ vero che bisogna correggere il tiro e mettere mani all’organico. Ma i fatti hanno dimostrato che al momento è difficile trovare il colpaccio alla Bruno Caneo come accadde ai tempi di Giorgi. Il Cosenza deve raccogliere le sue forze e decuplicare l’autostima che sta nelle sue corde. I risultati sui campi della giornata di oggi, purtroppo, non aiutano affatto la classifica dei rossoblu che ora si trovano nel terzetto di coda. A Crotone il tecnico toscano dovrà tirare il massimo dai suoi. Di fronte un avversario che non aspetta altro che sfruttare al massimo il minimo errore. Serve una partita con il massimo della concentrazione. Braglia lo sa ed in questi giorni sta lavorando anche su questo. Oggi allenamento a porte chiuse e nessuna novità in merito a come si vorrà affrontare la partita della “Magna Grecia”: Cosenza non è Sybaris, almeno la storia dice questo, visto anche l’esito nefasto delle predomino sull’area magnogreca. Cosenza discende da una tribù di barbari guerraioli che staccatisi dalla Lucania hanno presidiato il colle Pancrazio tenendo a bada, addirittura, l’impero romano. E con quello spirito che ci aspettiamo che i rossoblù scenderanno in campo all’Ezio Scida. Se sia 4-3-3 o 4-4-2 poco importa. Sarà importante mettere l’anima in campo e portare a casa la preda. Oggi serve solo questo, poi si vedrà.
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