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Dirty Soccer: Di Lauro e Di Nicola non rispondono. Domiciliari a Maglia e Nucifora
Dirty Soccer: Di Lauro e Di Nicola non rispondono. Domiciliari a Maglia e Nucifora 21 mag 15 Interrogatorio di convalida questa mattina, nelle aule del Tribunale di Rimini, per i cinque arrestati, nella città romagnola, nell'ambito dell'inchiesta 'Dirty Soccer' avviata dalla Procura di Catanzaro e che, al momento, ha prodotto 50 fermi disposti dalla Dda per il calcioscommesse. Davanti al Gip riminese, Vinicio Cantarini è comparso Fabio Di Lauro, 40 anni domiciliato a Bellaria, ex calciatore e imprenditore originario di Cosenza ma residente a Perugia che ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Ha invece parlato Ala Timosenco, 41enne moldava traduttrice che ha sostenuto di essere solo un'amica di Di Lauro e non avere nulla a che vedere con le partite e le scommesse. Erikson Aruci, 25 anni albanese collaboratore di Di Lauro, difeso dall'avvocato Tiziana Casali, ha spiegato di non essere a conoscenza di come si potessero truccare le partite. Secondo le accuse l'albanese sarebbe stato in contatto con Di Lauro e Mauro Ulizio per ricercare investitori stranieri. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Mauro Ulizio, 48 anni domiciliato a Bellaria, ex direttore sportivo del Monza Calcio e padre di Andrea Ulizio, anch'egli fermato ma a Cagliari, difeso dall'avvocato Davide Grassi. Ha negato tutte le accuse davanti al gip di Rimini invece Massimo Cenni, riminese di 38 anni, considerato un intermediario per le combine: secondo il decreto di fermo Cenni, difeso dall'avvocato Nicoletta Gagliani, è indagato per sequestro di persona. Domiciliari a Maglia. Il gip di Lamezia Terme non ha convalidato il fermo, disponendo però la custodia agli arresti domiciliari di Fabrizio Maglia, direttore sportivo della Vigor Lamezia, indagato nell'inchiesta sul calcioscommesse della Dda di Catanzaro. Maglia, difeso dall'avv. Paolo Mascaro, candidato a sindaco del centrodestra nella città calabrese alle prossime amministrative del 31 maggio scorso ed in passato presidente della Vigor Lamezia, ha risposto alle domande del gip per 90 minuti precisando, ha riferito il suo legale, tutto ciò che gli è stato contestato. Slittati, invece, gli interrogatori dei due arrestati a Catanzaro, Felice Bellini, ex direttore sportivo del Gudja United Malta e attuale dirigente responsabile marketing della Vigor Lamezia, e del suo uomo di fiducia Sebastiano La Ferla. Bellini si trova ricoverato in ospedale per un malore accusato subito dopo il fermo. Domiciliari per Nucifora. Arresti domiciliari per Enzo Nucifora, l'ex Ds della Torres coinvolto nell'inchiesta della procura di Catanzaro su un giro di partite truccate nei campionati di Lega Pro e Serie D. Così ha deciso oggi pomeriggio il Gip del tribunale di Ascoli Giuliana Filippello al termine dell'udienza di convalida del fermo, avvenuto martedì scorso. Nucifora può dunque lasciare il carcere di Ascoli Piceno dove era stato rinchiuso dopo l'arresto. Sulla decisione del magistrato ascolano non avrebbero avuto peso le condizioni i salute del dirigente sportivo, che subito dopo il fermo aveva avuto un malore. Nucifora ha risposto alle domande del giudice Filippello chiarendo a quanto si è appreso il senso di alcune intercettazioni telefoniche per le quali è stato coinvolto nell'inchiesta sul calcioscommesse. Di Nicola non risponde. "Un grosso fraintendimento". Vuole spiegare l'ex responsabile dell'area tecnica dell'Aquila Calcio, Ercole Di Nicola, tra i 50 arrestati del nuovo scandalo calcioscommesse portato alla luce dalla Dda di Catanzaro, che lo considera tra gli uomini chiave. Nonostante questa sua volontà "gli ho imposto di non parlare per esigenze difensive", dice il legale Libera D'Amelio, giunta a Venezia, dove è stato fermato. Di Nicola quindi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Domani il gip deciderà sulla convalida del fermo. "Nonostante il mio cliente volesse spiegare e far capire che si tratta di un grosso fraintendimento - riferisce il difensore D'Amelio, del foro di Teramo, che è rimasta tutta la giornata con Di Nicola - io gli ho imposto di non parlare per esigenze difensive. Bisogna leggere le oltre mille pagine prima di individuare una strategia difensiva". Secondo quanto appreso, nel corso della deposizione Di Nicola ha avuto anche un cedimento emotivo. Il legale resterà a Venezia anche domani. "Oltre alla presenza come legale - afferma D'Amelio - la mia permanenza a Venezia ha anche l' obiettivo di dare un sostegno umano al mio assistito con il quale ho rapporti di lunga amicizia". Se il fermo per Di Nicola dovesse essere convalidato dal gip del Tribunale di Venezia, che si pronuncerà domani, l'avvocato D'Amelio presenterà istanza di scarcerazione o, in subordine, di arresti domiciliari. Ex patron Brindisi e dirigente confessano combine. L'ex presidente del Brindisi Calcio Antonio Flora ha ammesso le due combine contestate dalla Dda di Catanzaro (Brindisi-San Severo e Pomigliano-Brindisi). Nel provvedimento del gip del tribunale di Bari che non ha convalidato i fermi di Antonio e Giorgio Flora, padre e figlio, e dell'attuale presidente Vito Morisco, ma ha emesso nei loro confronti un'ordinanza di custodia cautelare concedendogli gli arresti domiciliari, si fa riferimento agli interrogatori. "Antonio Flora - scrive il giudice - ha dichiarato di aver chiesto a Daleno (Savino, consulente di mercato del Brindisi, ndr) di attivarsi per far vincere la propria squadra". Il figlio Giorgio, invece, ha negato tutte le contestazioni "evidenziando che il padre - spiega il gip - non lo informava della gestione calcistica della squadra". Secondo il giudice, inoltre, "dalle intercettazioni indicate nel decreto di fermo non compare alcun collegamento" tra i tre fermati pugliesi e gli altri associati (dirigenti della squadra campana del Neapolis). Il gip quindi ha escluso per tutti e tre l'associazione per delinquere con la contestata aggravante mafiosa, ritenendoli responsabili soltanto del reato di frode sportiva. Domiciliari a tre ex Brindisi Calcio. Concessi gli arresti domiciliari ai tre pugliesi, ex dirigenti del Brindisi Calcio, fermati due giorni fa nell'ambito dell'inchiesta della Procura Antimafia di Catanzaro sulle presunte partite truccate dei campionati di Serie D e Lega Pro della stagione 2014-2015. Il gip del Tribunale di Bari Francesco Agnino non ha convalidato i fermi nei confronti dell'ex presidente e di suo figlio, Antonio e Giorgio Flora, e del direttore tecnico del Brindisi Calcio, Vito Morisco. Contestualmente ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. La decisione del giudice è stata presa dopo le udienze di convalida dei fermi che si sono celebrate stamattina nel carcere di Bari dove i tre sono detenuti dal 19 maggio. Antonio e Giorgio Flora, difesi dagli avvocati Raffaele Quarta e Gaetano Castellaneta, hanno risposto per circa due ore alle domande del giudice. Ha risposto anche Morisco, difeso da Gianluca Loconsole, ammettendo una delle due presunte combine contestate. Nei confronti dei tre il gip ha escluso i gravi indizi di colpevolezza con riferimento ai reati di associazione per delinquere aggravata dall'aver agevolato l'organizzazione mafiosa della 'Ndrangheta. Resta a loro carico, stando alla valutazione del giudice barese, l'accusa di frode sportiva. Sono due le presunte partite truccate contestate ai tre: Brindisi-San Severo del 30 novembre 2014, finita 2-1 e Pomigliano-Brindisi del 14 dicembre, finita 0-4. Le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Agnino hanno valore provvisorio. Gli atti saranno infatti trasmessi per competenza alla Procura di Catanzaro che dovrà, entro 20 giorni, chiedere la conferma degli arresti. Domiciliari a Ridolfi. E' da questo pomeriggio agli arresti domiciliari Giacomo Ridolfi, 21 anni, il giocatore pesarese in forza al Santarcangelo arrestato con l'accusa di frode sportiva nell'ambito dell'inchiesta della procura di Catanzaro sul calcioscommesse. Il Gip Lorena Mussoni ha convalidato il fermo di Ridolfi, ma ne ha disposto i domiciliari per la mancata pericolosità di fuga. Il giovane è rientrato nella sua abitazione, accompagnato da uno dei legali di fiducia. Alcuni amici che volevano salutarlo sono stati tenuti volutamente lontani dal legale per evitare complicazioni o un inasprimento della misura cautelare. Il giocatore ha fatto un cenno di saluto ed è entrato in casa insieme alla madre. Corda (Barletta) respinge accuse. Nega ogni addebito e chiede la revoca dello stato di detenzione Ninni Corda, ex allenatore del Savona Calcio e ora del Barletta, interrogato per un'ora dal gip Francesco Meloni. Corda, arrestato nell'ambito dell'inchiesta "Dirty soccer" sulle scommesse nel calcio, ha risposto alle domande, hanno riferito i suoi legali, ma ha negato con decisione ogni addebito, chiarendo la sua posizione. Gli avvocati Paolo Lavagnino e Alain Barbera hanno quindi chiesto la revoca dello stato di detenzione perché secondo loro non sussistono esigenze cautelari dovute al pericolo di fuga o alla reiterazione del reato. Il gip Meloni si riservato di decidere. Dall'indagine è emerso tra l'altro che una combine sarebbe saltata a causa proprio di Corda che sarebbe anche stato poi minacciato per questo. Davanti al gip ha fatto scena muta invece l'albanese Edmond Nerjaku arrestato a Vado Ligure. E' indicato come uno dei presunti finanziatori delle combine. Deve rispondere anche di estorsione perché, dopo un accordo non andato a buon fine, secondo l'accusa avrebbe costretto il direttore sportivo Ercole Di Nicola a consegnarli ventimila euro come "risarcimento" per il mancato guadagno. Presentata un'istanza di arresti domiciliari che dovrà essere vagliata dal giudice. L'Aquila prende le distanze da Di Nicola. "Non conosciamo ancora la posizione di Ercole Di Nicola, ma da quanto emerso fino ad oggi L'Aquila Calcio non c'entra nulla". Così Flavia Tortorella, avvocato di origini chietine, ingaggiata ieri dall'Aquila Calcio per impostare la difesa in sede di giustizia sportiva per lo scandalo calcioscommesse che ha portato all'arresto dell'ex responsabile dell'area tecnica Ercole Di Nicola, difeso dall'avvocato Libera D'Amelio, di Giulianova (Teramo). "Però dobbiamo dire che è ancora presto per valutare la situazione - continua la Tortorella - si tratta per ora di un caso di coinvolgimento a specchio, per comprendere il tutto serve capire quale 'immagine' ci sia nello specchio". "Non va dimenticato - precisa l'avvocato, tra i protagonisti delle difese nel processo Calciopoli - che la giustizia sportiva ha delle proprie regole e un'autosufficienza nell'operare e nell' amministrare la giustizia, le regole sono loro, ma comunque si ispirano ed ha mutuato tantissimi istituti e principi dalla giustizia ordinaria. Ci sono degli istituti che però vanno rivisti, dei casi concreti negli ultimi hanno dimostrato che c'è questa necessità, uno di questi è la responsabilità oggettiva, il cui processo di rivisitazione è già in atto, era pervicace all'inizio ma oggi si è affievolito". "L'ordinamento sportivo - sottolinea quindi l'avvocato - non dà strumenti alle società per ovviare a certe situazioni, quindi da una parte non può chiedere di rispondere ai propri tesserati se non dà loro modo di vigilare con strumenti riconosciuti - spiega ancora Tortorella - ma è chiaro che il caso concreto debba prevalere sul caso astratto. Qui le società sono vittime inconsapevoli di determinati soggetti e non si può affossare le società stesse, se non c'è collusione va detto e va riconosciuto. E poi, il calcioscommesse ha dei propri moduli che nella fattispecie non vedo, manca qualcosa, può esserci davvero - conclude - uno sganciamento totale fra la società e Di Nicola, per ora l'unico nome 'uscito' per quel che riguarda L'Aquila Calcio". Nuorese: Ne usciremo puliti. "Sono esterrefatto e scioccato, ho appreso la notizia dalla stampa, per quel che mi riguarda la partita Viterbese-Nuorese non può essere messa in discussione: ci metto la mano sul fuoco sulla pulizia e trasparenza dell'operato dei miei calciatori". Così Michele Artedino, presidente dimissionario della Nuorese calcio, dopo aver saputo che la partita di andata Viterbese-Nuorese del campionato di serie D, è sotto la lente della Procura di Catanzaro per il caso del calcio scommesse. "Ho assistito a quella partita personalmente e mi sono arrabbiato moltissimo contro la mia squadra per il risultato finale - dice - Vincevamo 2-1 a 3 minuti dalla fine della partita, e in quei minuti abbiamo preso 3 goal perdendo 4-2. Il goal del pareggio è stato un autogoal, ero nero per la rabbia, poi gli altri due goal e infine l'espulsione da parte dell'arbitro di due dei miei calciatori. Era una partita nervosa fin dall'inizio perché la Viterbese puntava a vincere il campionato e c'era un tifo pazzesco". "E poi - racconta ancora il presidente - siamo usciti dallo stadio scortati mentre il pubblico ci insultava. Le pare che se fossimo d'accordo tra società ci avrebbero dovuto scortare per uscire?". "Non so cosa pensare - conclude Artedino - la magistratura farà il suo corso ma noi ne usciremo puliti perché pulito è stato il nostro atteggiamento in campo". Procuratore Roberti: Indagine solida. "Quando si aprono i vasi di Pandora del malaffare, anche se si tratta del calcio, non si può prevedere dove si arriva". Così il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha commentato l'inchiesta Dirty soccer sul calcio scommesse. "È un'indagine con prove solide - ha aggiunto - che sicuramente avrà degli sviluppi perché i fatti accertati sono in qualche modo fondati". DDA: sviluppi a breve. Scoperchiato il vaso di Pandora del malaffare pallonaro legato alle scommesse, adesso "non si può prevedere dove si arriva". Parole, quelle del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, destinate presto a diventare realtà. L'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, infatti, ha imboccato una strada che lascia intravedere sviluppi anche a breve termine. Dopo avere cristallizzato con 50 fermi la situazione accertate fino a metà aprile, adesso gli investigatori della squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti hanno focalizzato la loro attenzione su otto società non menzionate nel provvedimento di fermo del pm Elio Romano protagoniste di cinque partite giocate tra novembre e gennaio scorso su cui si sono addensati numerosi sospetti. Al centro delle indagini c'è adesso Salernitana-Messina del 21 dicembre scorso, finita 1-0, giunta la settimana successiva alla sconfitta dei campani a Barletta. Ma l'approfondimento investigativo riguarda anche altre sette società, oltre a quella di Lotito: Benevento, Ascoli, Reggina, Messina, Renate, Torres, Viterbese e Nuorese- queste ultime due di serie D - per le partite Salernitana-Messina, Ascoli-Santarcangelo, Reggina-Benevento, Renate-Torres e Viterbese-Nuorese. Il lavoro investigativo portato avanti dalla Mobile con lo Sco confluito nel provvedimento di fermo, infatti, si ferma alla metà di aprile quando, per scongiurare il rischio di fuga o di inquinamento delle prove da parte degli indagati, la Procura ha deciso di procedere con i fermi dopo avere ricevuto una corposa informativa firmata dallo stesso Ruperti. Quelle che però non si sono fermate sono state le intercettazioni, andate avanti, praticamente, fino a martedì scorso quando in tutta Italia è scattata l'operazione "Dirty soccer". E da aprile ad oggi, gli indagati hanno continuato a parlare, e tanto. Tutte conversazioni ormai impresse sui supporti magnetici, ma ancora non analizzate ed approfondite, dalle quali traspare come le cinque partite al centro del mirino fossero considerate aggiustate dai componenti delle due organizzazioni dedite al calcioscommesse. Adesso, quindi, si pone la necessità di riascoltare, trascrivere e verificare quei dialoghi per stabilire la veridicità di quanto captato ed eventuali responsabilità. Un contributo a questo lavoro potrebbe venire dagli stessi indagati, alcuni dei quali, come il dirigente tecnico del Brindisi Calcio Vito Morisco e l'ex presidente del Brindisi Calcio Antonio Flora, hanno già cominciato a fare le prime ammissioni. Atteggiamento che potrebbe far prefigurare una futura collaborazione con gli investigatori. Oltre a questo, c'è tutto il materiale sequestrato nelle perquisizioni fatte ai fermati e ad altri 27 indagati in stato di libertà: fogli, appunti, carte, ma, soprattutto, smartphone e tablet, che nelle loro memorie potrebbero celare spunti e conferme a quanto già delineato. E quello stesso materiale potrebbe fornire indicazioni utili anche su un'ulteriore decina di società, i cui nomi sono ancora rigorosamente riservati ma sulle quali hanno già puntato gli occhi gli investigatori. Lo scandalo, dunque, è destinato ad allargarsi. E lo stesso Roberti non ne fa mistero. "È un'indagine - ha detto - con prove solide che sicuramente avrà degli sviluppi perché i fatti accertati sono in qualche modo fondati". In Italia scommessi 118 mln su LegaPro. Nel 2014 sulla Lega Pro sono state effettuate in Italia scommesse per 118,6 milioni, meno del 3,5% del totale delle giocate sul calcio, pari a 3,4 miliardi. Lo sostiene Agipronews sottolineando che sui bookmaker esteri, secondo le stime degli analisti, questa cifra sale a circa 250 milioni. I campionati Dilettanti valgono invece meno dell' 1% del totale delle giocate, vale a dire una trentina di milioni. "E' impossibile fare i furbi online con i conti gioco degli operatori '.it' controllati in tempo reale - dice Agipronews - mentre nelle agenzie autorizzate la linea di difesa è ben collaudata: innanzitutto chi punta o vince più di mille euro è obbligato a presentare un documento d'identità, attraverso il quale, sarà archiviato in un data base. E poi c'è un tetto sulle vincite: 10mila euro per scommessa singola, e 50mila per le multiple". Inoltre, "in caso di giocate superiori alla media, si chiudono i sistemi di accettazione gioco"
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