Con la Casertana ll Cosenza ritrova il pubblico ma esce dai play off

19 mag 13 "Voglio esordire ringraziando tutti il popolo rossoblù, ancora oggi avete dimostrato di non meritare queste categorie, siamo un pubblico straordinario io in questi 2 anni sono veramente orgoglioso di avere indossato la maglia rossoblù, quella maglia che fin da piccolo sognavo di averla sulla pelle..... purtroppo sul futuro nn posso darvi nessuna certezza dipenderà da tante cose.... ma una cosa la posso dire con certezza che nn dimenticherò mai il vostro attaccamento e il modo in cui sono stato trattato questi 2 anni......SIETE MERAVIGLIOSI......." Con queste parole, il capocannoniere della serie D, il centravanti del Cosenza, Manolo Mosciaro, ha dipinto plasticamente, sulla sua pagina facebook, una intera sagione culminata con una festa che il San Vito non vedeva da anni. Comunque è finita c'è un messaggio solo da veicolare, una sola considerazione: Cosenza ha voglia di calcio che conta e merita molto di più di una serie D. Molto di più di una stagione piena di errori, orrori e pasticci a non finire. Molto di più di una situazione precaria figlia di altri tempi. Una somma che porta a condensare altre nubi sul'ateneo meridionale del tifo che risponde al nome di Stadio San Vito. E' ora di voltare pagina. Di chiudere un capitolo e mettere sul piatto forze ed energia, qualora ce ne fossero, per dipingere l'immediato futuro. Subito. A tinte chiare e possibilmente unite. Giochi di parole che vogliono significare una sola cosa: chiarezza e programmi certi. Aver rivisto il San Vito dei bei tempi oltre che riempire il cuore di gioia, allo stesso tempo lo riempie di amarezza. Amarezza per un risultato che non è arrivato. Una gara stregata, partita al meglio delle possibilità e conclusa con il peggior risultato. Usciti battuti ai calci di rigore. Nessun dramma e nessuna colpa devono andare a Marano e Guadalupi, i due rossoblù che non hanno fatto centro. Anche un certo Baggio portò l'Italia fuori dai mondiali per un calcio di rigore alle stelle. Capita. Può succedere. Ma non sono certamente loro i colpevoli di una stagione finità così. Errori di tutti, nessuno ecluso, che hanno portato a perder un campionato vinto in partenza e lasciato sfuggire domenica dopo domenica. Ognuno c'ha messo del suo. Dai dirigenti ed alle loro indecisioni, alle guerre intestine, al pasticcio Arcidiacono, per finire ai giorni nostri con le ultime schermaglie verbali di una coppia di separati in casa, dirigenza e staff tecnico, che fa pagare a tutti lo scotto più grande. Il Cosenza esce in una partita giocata contro una squadra quadrata, la Casertana, che ha messo a nudo i limiti di questo Cosenza. La fatica per essere arrivati con una panchina corta a play off che non avrebbe dovuto giocare. I campionati si vincono con i calciatori. Quando si "spera" di portare a termine una stagione puntando solo su due individualità, il risultato è quello che abbiamo visto stasera. E' vero, bravi tutti ad aveci provato, ma di miracoli non può essere costellato tutto un campionato. Anche stasera la moltiplicazione dei pani e dei pesci era quasi riucita. Con un gol, quello annullato a Paonessa, che ci stava tutto, che qualunque altro arbitro avrebbe convalidato. Poi la stanchezza di undici giocatori che alla terza gara tirata di fila senza adeguati cambi ha fatto il resto. Stanchi ma non colpevoli. Il Cosenza esce a testa alta dai play off e può solo sperare in un cataclisma di non iscrizioni che ne permetterebbe il ripescaggio. Ancora un miracolo? Non è così, con i miracoli, che si programma. Lo si fa mettendo insieme tutte le componenti necessarie per arrivare ad un obiettivo e non improvvisando ogni domencia. Come questa sera in sala stampa dove bisognava fare la guerra, addirittura, per poter far un intervista. Un caos che non meritiamo noi che facciamo questo lavoro e non merita il pubblico che deve essere correttamente informato. La punta di un iceberg di una stagione in cui tutti abbiamo provato a mettere una pezza a colore. Ma in serie A non si va con il vestito rattoppato. Ora tocca a voi. Provate a smentirci con i fatti.