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Caso Bergamini, chiesta ufficialmente ri-apertura inchiesta
Caso Bergamini, chiesta ufficialmente ri-apertura inchiesta 14 giu 11 Donato Denis Bergamini è stato ucciso: a queste conclusioni sono arrivati la famiglia e il legale che la assiste che dopo oltre un anno di indagini hanno depositato alla procura di Castrovillari la richiesta ufficiale di riapertura dell'inchiesta da rubricare per omicidio volontario per la morte del giovane, giocatore del Cosenza Calcio nato ad Argenta (Ferrara) e morto il 18 novembre 1989 in circostanze mai del tutto chiarite. Le conclusioni furono che si sarebbe lasciato travolgere da un autotreno davanti alla fidanzata. "Ora - ha spiegato l'avvocato Eugenio Gallerani - confidiamo venga riaperta l'inchiesta già archiviata in passato poiché a nostro avviso vi sono tutti gli elementi per poter dare alla vicenda una nuova interpretazione giudiziaria". Il legale si è limitato a definire un "atto corposo, nutrito ed importante" quello che ha depositato, senza soffermarsi per rispetto ai magistrati sugli elementi di prova addotti che tuttavia hanno un solo obiettivo: ribaltare l'ipotesi del suicidio del calciatore o della disgrazia per quella più inquietante dell' omicidio volontario, di cui giornali, tv e tifosi del Cosenza hanno sempre parlato in questi lunghi 22 anni. L'atto depositato consta di più di 200 pagine e si compone di 60 allegati con una documentazione di oltre 100 fotografie ingrandite di diverso genere e corredate da consulenze tecniche, soprattutto per smentire la tesi che la morte di Bergamini fu dovuto ad un incidente. L'atto è stato depositato nelle mani del procuratore capo Franco Giacomantonio, che se ne occuperà facendosi affiancare da uno o due sostituti. Bergamini, classe 1962, quando morì, giocava in serie B tra le fila del Cosenza Calcio ed era in un momento importante della carriera: nell'estate del 1989, si scrisse, rifiutò richieste importanti dal Parma di Nevio Scala, in serie B (prima che diventasse il Parma dello scudetto) e dalla Fiorentina in serie A, perché a Cosenza era ritenuto una bandiera. Morì investito, secondo le inchieste che si sono ripetute negli anni sulla Statale Jonica. Il camionista che guidava il mezzo pesante fu processato per omicidio colposo, ma nei processi che si celebrarono fu sempre assolto e l'assoluzione diventò definitiva. Nelle indagini si parlò sempre e solo di omicidio colposo, per la non accortezza nella guida del camionista, che investì il calciatore che si trovava, sempre secondo gli atti giudiziari dei processi, in compagnia di una ragazza, Isabella Internò con cui aveva avuto una relazione, unica testimone, che sostenne sempre che Bergamini si lanciò davanti al camion dal ciglio della strada. La tesi ufficiale si bilanciò tra il suicidio e l'incidente, anche se all'epoca e nel corso dei decenni seguenti, giornali parlarono sempre di una morte anomala, con l'ombra del calcio scommesse del Toto nero, della droga e anche di ipotesi più legate al privato. La famiglia Bergamini ha sempre sostenuto che si trattò non di suicidio o di incidente, ma di qualcosa di ben più grave: "Per noi - spiega Donata, sorella maggiore di Denis di appena un anno, anche a nome del padre Domizio che da 22 anni cerca la verità sula morte del figlio - qualcuno lo ha ucciso, ne siamo sempre stati convinti e ora anche tecnicamente abbiamo gli elementi per poterlo dimostrare , per questo abbiamo chiesto alla procura di riaprire il caso". "Certo - ha ribadito l'avvocato Gallerani - ora dobbiamo attendere le valutazioni che farà la Procura ma ribadiamo che gli elementi in nostro possesso possono a nostro avviso far riaprire il caso, crediamo sia necessario". La procura dopo aver valutato gli atti potrà chiedere autorizzazione ad un giudice terzo, il gip, per la riapertura. Ma potrebbe anche autonomamente aprire un fascicolo sulla base delle notizie contenute nel fascicolo depositato. La Procura dovrà comunque prendere tempo per studiare gli atti e poi fare le valutazioni, ha ricordato il legale. Già nel lontano 1994 la Questura di Cosenza in modo autonomo chiese la riapertura del caso e la Procura di Castrovillari aprì una indagine contro ignoti rubricata per omicidio volontario, salvo poi archiviarla poiché non emersero elementi probatori per sostenere la tesi accusatoria. Ora secondo la famiglia, questi elementi ci sono. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cerca con nell'intero giornale: -- > Guarda l'indice delle notizie su: "Calcio"
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