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Tallini "Cantiere Calabria è il canto del cigno"
Tallini "Cantiere Calabria è il canto del cigno" 14 set 17 "Non c'è la Calabria negli obiettivi della kermesse di Cosenza del centrosinistra di Oliverio. Il 'cantiere-Calabria' sembra più il canto del cigno di una legislatura che prima finisce meglio è". Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale Domenico Tallini. "E non c'è la Calabria - prosegue Tallini - perché non ci sono risultati soddisfacenti da evidenziare. Solo insuccessi su tutti i fronti, come ripetono le forze sociali,le organizzazioni professionali e gli analisti più autorevoli. E' penoso, per esempio, ascoltare Oliverio lamentarsi della burocrazia. Dov'è la riforma della burocrazia tanto annunciata? E come avrebbe potuto realizzarla, se ha eliminato i politici eletti dal popolo dal governo della Regione e il suo cerchio di comando brilla per mediocrità e incompetenza? Anche questa volta, il canovaccio delle manifestazioni della Giunta, come quella organizzata alla Cittadella, è un mantra noioso di promesse, proclami e comizi. Questi signori hanno fallito su tutto, perciò non gli restano che le manovre distraenti: il 'circo' per l'opinione pubblica e il 'pane' per i clienti". "D'altronde, a Cosenza - sostiene ancora Tallini - sono stati tramortiti dalla vittoria di Mario Occhiuto e a Catanzaro dal successo di Sergio Abramo e cosi in altre cento realtà. Se non comprendono la lezione, è solo perché la cupidigia di potere e poltrone che li sorregge nell'unico anelito visibile, l'autoconservazione di poltrone e incarichi, li acceca a tal punto da non comprendere che la rotta tracciata li porta al disfacimento. Questa del 'cantiere Calabria' altro non è che un grido di disperazione lanciato dalla Giunta regionale al governo 'amico' e ai parlamentari d'area. Come dire: sosteneteci, per esempio consentendo ad Oliverio di mettere le mani sulla sanità, altrimenti il voto del 2018 sarà una debacle. Ma è tutto inutile: Oliverio e compagni contano a Roma quanto il due di coppe con la briscola a denari. Nessuno se li fila più. E certe volte le toppe sono peggiori del buco da coprire. Il buco, tra l'altro, è ormai una voragine, e questa voragine, se la politica non vuole regalare chance al populismo disfattista, può essere responsabilmente sanata ridando la parola agli elettori".
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