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    Riordino Province, reazioni e commenti

     

     

    Riordino Province, reazioni e commenti

    01 nov 12 Nessun arroccamento, ma no alle forzature: così il presidente dell'Unione delle province italiane (Upi), Giuseppe Castiglione, commenta i tagli alle province decisi dal Governo. "Noi non ci siamo arroccati - ha detto Castiglione a Tgcom 24 - e abbiamo detto che ci vogliono province con dimensioni più grandi e con risorse per assolvere ai compiti. Il governo ha risposto con delle forzature alle proposte delle autonomie locali. Noi non contestiamo i tagli, ma come sono stati fatti. Siamo a un punto focale per l'innovazione del Paese. Per noi questo è un progetto da portare avanti, ma il governo deve ascoltare i territori perché è inaccettabile procedere così".

    "Ha cominciato a dare i primi frutti l'iniziativa politica condotta in Parlamento, nel Paese e in Calabria. Le determinazioni del Governo cominciano a mostrare una visione più equilibrata del problema, anche se esistono ancora aspetti da chiarire e comprendere, sui quali mi adopererò alla Camera dei Deputati per proporre emendamenti correttivi che rendano la legge davvero efficace e rispondente alle esigenze dei cittadini". Lo afferma il capogruppo del Pd in Commissione agricoltura di Montecitorio, Nicodemo Oliverio, a proposito delle decisioni di ieri del Consiglio dei Ministri per il riordino delle province. "E' apprezzabile però che, pur mantenendo l'impegno di ridurne il numero - prosegue Oliverio - l'esecutivo abbia adottato la strada di scaglionare nel tempo il processo. Questo fatto potrà consentire al Parlamento attuale, a quello che emergerà dal voto di primavera e all'esecutivo politico che si formerà dopo le elezioni politiche, un esame della questione all'interno di un necessario piano di riordino generale dell'impianto delle autonomie, così da realizzare scelte razionali che evitino penalizzazioni e squilibri tra le diverse aree del Paese e tra i diversi territori della Calabria". "Appare, comunque, inopportuno aver decretato l'azzeramento, già dal prossimo mese di gennaio - aggiunge il deputato del Pd - di tutte le giunte provinciali e la fissazione della data delle elezioni a novembre 2013. Sarebbe stato più opportuno mantenere gli organi in carica fino alla scadenza naturale del mandato, consentendo, in questa fase di transizione, di lavorare nella pienezza delle funzioni. La democrazia ha un costo, al quale bisogna apportare una significativa sforbiciata, ma non può essere del tutto abbattuto, se non penalizzando i necessari servizi che devono essere assicurati ai cittadini e la stessa qualità della rappresentanza politica se non addirittura la democrazia. Insomma una sola avvertenza: evitiamo di buttare l' acqua sporca con il bambino".

    "Se fosse dipeso da me, sarei stato più radicale. Ideale sarebbe stato eliminarle completamente e trasferire tutte le competenze alle regioni, che poi sarebbero state libere di decidere se istituire o meno dei distretti amministrativi senza cariche elettive". Lo ha detto il consigliere regionale Salvatore Magarò commentando il Decreto Legge di riforma delle province italiane approvato ieri dal Consiglio dei Ministri.

    "La semplificazione amministrativa e la riduzione dei costi hanno indotto il Governo ad accorpare le province riducendone sensibilmente il numero totale. Stesso criterio va ora applicato alle regioni, perché le 20 attuali sono troppe per una popolazione che non arriva a 60 milioni di abitanti": lo afferma la senatrice Maria Ida Germontani, componente dell'ufficio di presidenza nazionale di Fli. "Ferma restando la validità dell'art.114 della Costituzione - prosegue Germontani - è evidente che l'accorpamento per via amministrativa con una disposizione di legge del Governo si presenta come lo strumento più valido e immediato. Accorpare l'Abruzzo con il Molise e il Piemonte con la Liguria non dovrebbe rappresentare un problema. Così si potrebbe fare per altre Regioni più vicine ed omogenee per struttura socio-economica e territoriale, per affinità climatica e struttura orografica. Infatti 150 anni fa, prima dell'unità, l'Italia era suddivisa in 8 Stati". "Oggi - conclude la parlamentare - è possibile trovare un giusto equilibrio tra le attuali 20 regioni e gli Stati di allora".

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