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    Salerno: "Risanamento con manovra comporta prezzo altissimo"

     

     

    Salerno: "Risanamento con manovra comporta prezzo altissimo"

    05 dic 11 "Le motivazioni che hanno spinto alla 'nomina' di Mario Monti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri poggiavano sull'esigenza di recuperare la credibilità a livello internazionale e di ridare fiducia ai mercati scongiurando un potenziale pericolo di default". Lo afferma in una nota il presidente della Commissione del consiglio regionale 'Attivita' sociali, sanitarie, culturali, formativé, Nazzareno Salerno, circa la manovra economica. "In realtà, la credibilità di una Nazione - aggiunge - è più tangibile quando il funzionamento della democrazia può dirsi pieno e sostanziale ovvero quando il Governo ed il Parlamento sono la completa ed inequivocabile espressione delle preferenze dei cittadini. Uno scenario in cui la scelta del leader viene di fatto imposta dall'esterno, facendo immaginare quasi un commissariamento, non giova alla crescita democratica e, anzi, alimenta il sospetto che a dominare debbano essere interessi non sempre direttamente identificabili. La crisi economica, d'altra parte, non è stata generata da una specifica politica economica dell'esecutivo italiano né è stata diretta conseguenza di determinati provvedimenti in campo finanziario. Essa è invece sorta in un contesto globale che ha coinvolto tutti i Paesi ed è stata alimentata da quei flussi speculativi che, purtroppo, adesso influenzano pure le decisioni in campo politico". "L'esposizione alle difficoltà - prosegue Salerno - è stata maggiore per quei Paesi che, come l'Italia, presentano un debito pubblico assai consistente, accresciuto nel corso dei decenni anche per effetto di modelli del passato che hanno prefigurato stili di vita al di sopra delle possibilità. Altro fattore che ha inciso sulla situazione attuale è l'esistenza di una moneta comune a tanti Stati che, però, hanno una storia diversa, tradizioni culturali e sociali diverse, sistemi economici e fiscali diversi. L'euro è la moneta di un vasto territorio, utilizzata da una numericamente considerevole popolazione di uno Stato che (ancora) non esiste. Accomunare aree con livelli di sviluppo, tassi di disoccupazione, inflazione, Pil, livelli di deficit e debito pubblico diversi è stato ed è un ostacolo non facile da superare. Le capacità di difesa nell'immediato sono state ridotte proprio perché non è rilevabile una Europa politica, perché non c'é mai stata un'Europa degli Stati né un'Europa dei popoli". Salerno evidenzia inoltre che "sin dal momento della nascita della moneta unica, è emerso chiaramente il prevalere di alcuni interessi nazionali che hanno soffocato le prospettive di altre nazioni. Fissare in 1936,27 lire la quantità della nostra moneta corrispondente ad 1 euro ha ulteriormente rafforzato economie ben strutturare come quella tedesca. Oggi, gli stessi Stati che ieri hanno posto in primo piano le loro egoistiche logiche, continuano ad imporre le loro condizioni pretendendo tempi e modi che possono essere rispettati solo con gli immani sforzi dei cittadini italiani, chiamati nuovamente a sopportare il peso di misure straordinarie". "Le misure adottate - conclude - con la nuova manovra da 24 miliardi di euro costringono, già nell'immediato, a sacrifici durissimi tutti i cittadini frenando le loro capacità di consumo, d'investimento e di risparmio, facendo cadere la loro fiducia e imponendo di rivedere in senso restrittivo le prospettive. Ne consegue che la tipologia di risanamento avviata comporta un prezzo altissimo da pagare in termini di prosperità e scoraggia ed impedisce anche la ripresa economica. Certo, la situazione è complicata e richiede provvedimenti concreti e celeri, ma forse serviva tener conto, oltre che delle indicazioni della severa Europa che traducono e tradiscono la volontà e gli interessi della potente Germania, anche delle esigenze delle famiglie italiane. Vale la pena rimanere nella zona euro?"

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