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    Io resto in Calabria aderisce a 1° maggio a Rosarno

     

     

    Io resto in Calabria aderisce a Primo maggio a Rosarno

    29 apr 10 La scelta del sindacato di tenere a Rosarno la manifestazione nazionale per la celebrazione della Festa dei lavoratori non può che riempirci di soddisfazione. È un segnale questo, insieme a quello lanciato dallo Stato con le operazione anti-caporalato e contro i clan, che va nella direzione giusta per una reale presa di coscienza di quello che la Calabria è diventata. Un territorio dominato dal malaffare e dalla commistione tra malapolitica e criminalità che ha reso anche il mercato del lavoro una terra di nessuno assoggettata alla legge del più forte. Ripartire da Rosarno con parole chiave come lavoro, legalità e solidarietà ci sembra un’utile presupposto per dare voce a quella parte della Calabria che ha apertamente manifestato la volontà di non piegarsi alla logica perversa che contempla lo sfruttamento e la schiavitù, ma anche la prepotenza mafiosa e le clientele, come mali necessari da cui non è possibile liberarsi. I fatti di Rosarno ci mostrano, in questo senso, l’ormai ineludibile necessità di intraprendere una nuova azione sociale e politica, grazie alla quale attivare progetti per il rispetto della dignità umana e del lavoro come massime espressioni del ruolo dei cittadini, migranti o autoctoni che siano, nel progresso economico e sociale dell’intera comunità. Ed è compito delle associazioni stimolare incessantemente le Istituzioni a sentirsi parte di questa azione e a supportarne le iniziative. L’associazione Io resto in Calabria intende andare oltre la manifestazione del Primo maggio chiedendo alla Regione Calabria di impiegare razionalmente ed efficacemente i finanziamenti nazionali ed europei volti al miglioramento delle condizioni di lavoro per tutti, alla completa eliminazione di ogni forma di sfruttamento e all’integrazione tra cittadini europei ed extra-comunitari, concertando iniziative e progetti con le associazioni e i sindacati. Fenomeni come il lavoro nero e lo sfruttamento degli immigrati possono diminuire se si diffonde una cultura del lavoro diversa, nella quale è la valorizzazione del lavoratore ad incrementare i profitti dell’azienda, e se gli aiuti economici per far emergere il lavoro sommerso vengono concretamente applicati.

     

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