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Furbetti del cartellino a Cosenza, 7 impiegati della Regione beccati da Gdf
Furbetti del cartellino a Cosenza, 7 impiegati della Regione beccati da Gdf 30 nov 17 Sette obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria sono stati emessi nei confronti di altrettanti impiegati della sede di Cosenza della Regione Calabria accusati di truffa aggravata per essersi assentati arbitrariamente dal posto di lavoro. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica che ha condotto l'inchiesta, sotto le direttive del Procuratore Mario Spagnuolo, sulla base delle indagini svolte dal Comando provinciale di Cosenza della Guardia di Finanza. In particolare, i militari del Nucleo di Polizia tributaria, attraverso attività di appostamento ed osservazione, hanno accertato, secondo quanto riferisce la Guardia di finanza, le condotte illecite di alcuni dipendenti consistenti sia nel far attestare falsamente la propria presenza in servizio, sia nell'allontanarsi dal posto di lavoro senza autorizzazione. Si tratta di Salvatore Magnelli, 65 anni di Cosenza (ex consigliere comunale); Giuseppe Campana, 46 anni di Longobucco; Giovanni Gervino, 43 anni di Lappano; Teresa Ambrosi, 58 anni di Castiglione Cosentino; Gerardo Sena, 64 anni di Luzzi; Antonio Caruso, 63 anni, di Cosenza; Daniele De Cicco, 58 anni, di Montalto Uffugo. L’attività investigativa, condotta anche attraverso l’installazione di microtelecamere opportunamente occultate poste a presidio degli ingressi della struttura e del locale adibito a timbratura dei “badge” nonché pedinamenti ed osservazioni occulte, ha consentito di rilevare gli effettivi comportamenti dei dipendenti infedeli che, o omettendo la timbratura o cedendo il proprio “badge” ad altri colleghi riuscivano a risultare presenti al posto di lavoro mentre in realtà si allontanavano illegittimamente. Gli impiegati, attraverso ingressi tardivi ed arbitrari allontanamenti a piedi od in auto, si assentavano durante l’orario di lavoro, senza autorizzazione, per dedicarsi ad attività di carattere privato quali soste prolungate al bar o a casa, oppure per fare acquisti presso vari esercizi commerciali. Le condotte illecite accertate dai finanzieri, oltre al danno economico cagionato, rappresentano un grave nocumento all’efficienza del servizio offerto all’utenza nonché al buon andamento della pubblica amministrazione, compromettendo il legittimo affidamento e la fiducia che la collettività ripone in chi svolge funzione pubbliche.
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