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Catturato dalla Polizia a Rosarno il latitante Antonino Pesce
Catturato dalla Polizia a Rosarno il latitante Antonino Pesce 10 mar 18 Antonino Pesce, 26 anni, appartenente alla omonima cosca della 'ndrangheta, latitante dallo scorso aprile, è stato arrestato dalla Polizia a Rosarno. Ricercato per associazione mafiosa, Pesce è stato bloccato dagli uomini della squadra mobile e del Servizio centrale operativo (Sco) in un appartamento. Pesce era sfuggito alla cattura durante l'operazione della Polizia e della Dda di Reggio Calabria che un anno fa ha portato in carcere diversi esponenti della cosca. Secondo gli inquirenti, gestiva assieme ad altri il trasporto su gomma degli agrumi da Gioia Tauro alle regioni italiane. Non ha opposto resistenza all'arresto. E' stato arrestato all'alba, a Rosarno, dai poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria e dai colleghi del Servizio centrale operativo e si è subito arreso alzando le mani. Con l'arresto di oggi, sono stati tutti catturati i latitanti della cosca Pesce. Gli investigatori lo stavano cercando da un anno con il coordinamento della Dda reggina guidata dal procuratore facente funzioni Gaetano Paci. Quando hanno avuto conferma che l'uomo si nascondeva in un appartamento a Rosarno, i poliziotti hanno isolato il condominio e poi hanno fatto irruzione. Alla loro vista Pesce si è subito arreso. Gli agenti adesso, stanno vagliando la posizione di altre persone che erano nell'appartamento. Elemento di spicco. Antonino Pesce, nonostante la giovane età, è ritenuto dagli investigatori un elemento di rilievo della cosca, in considerazione anche del fatto che tutti i boss sono detenuti. L'uomo, secondo l'accusa, dalla latitanza, avrebbe assunto, di fatto, la direzione della cosca. Tra l'altro era incaricato di gestire con metodologia mafiosa, insieme ad altri esponenti di spicco della 'ndrina, il trasporto su gomma dei prodotti agrumicoli dalla Piana di Gioia Tauro verso altre regioni d'Italia. Latitante da aprile '17. Pesce si era dato alla latitanza dall'aprile dello scorso anno quando sfuggì alla cattura nell'operazione "Recherche" con la quale fu smantellata la rete dei fiancheggiatori che per anni avevano protetto la latitanza del boss Marcello Pesce, di 54 anni, considerato il capo strategico del clan, attivo in importanti settori criminali e con diramazioni nel nord Italia, soprattutto in Lombardia, arrestato nel dicembre 2016 dopo 6 anni di latitanza. Da latitante dirigeva affari crimiinali. E' stato sorpreso in un appartamento in un condominio di case popolari, alla periferia di Rosarno, il latitante Antonino Pesce, di 26 anni, già condannato in via definitiva a sedici anni di reclusione per associazione mafiosa. "Con questa cattura - ha detto il vicario del questore Roberto Pellicone - possiamo dire di avere chiuso il cerchio attorno all'ultimo dei Pesce latitante, che aveva già assunto la direzione delle attività criminali di una delle cosche di 'ndrangheta tra le più agguerrite". La squadra mobile di Reggio Calabria aveva da tempo individuato il rifugio di Antonino Pesce, filmando i suoi spostamenti, spesso accompagnato da uno dei figli maggiorenni della coppia che lo stava proteggendo. "All'interno dell'appartamento - ha detto il dirigente della squadra mobile Francesco Rattà - non abbiamo rinvenuto armi, ma soltanto una somma cospicua che serviva al latitante per i suoi spostamenti quotidiani". Antonino Pesce è fratello di Savino e figlio di Vincenzo Pesce, di 59 anni, da tempo detenuti con pesanti condanne, e gli inquirenti li definiscono come il ramo cadetto della "cosca madre", capeggiata dal cugino Marcello Pesce, arrestato l'1 dicembre dl 2016 a Rosarno e considerato boss di primissimo livello, lettore di filosofi e autori classici come Sartre, Garcia Marquez, Bolano e Tolstoj, i cui libri furono rinvenuti sul comodino accanto al suo letto. Antonino Pesce faceva infatti parte del gruppo soprannominato i "pecora", particolarmente attivo nel settore dei trasporti, dove imponevano i loro automezzi per il movimento delle merci, soprattutto le derrate alimentari e i prodotti agricoli, in entrata ed uscita nell'area della Piana di Gioia Tauro. "La leadership dei Pesce - ha sottolineato il dirigente della sezione criminalità organizzata della Questura di Reggio Calabria Fabio Amore - è ancora molto forte a Rosarno ed in molti centri vicini, ma l'azione dello Stato continuerà per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico".
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