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Colpo alla cosca Piromalli: 33 arresti dei CC
Colpo alla cosca Piromalli: 33 arresti dei CC 26 gen 17 Blitz del Ros contro la cosca Piromalli, considerata dagli investigatori una delle più potenti della 'ndrangheta: sono 33 i provvedimenti di fermo emessi dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria e che i carabinieri stanno eseguendo in queste ore. I fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Al centro delle indagini del Ros le attività criminali di una cosca egemone sul mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, con diramazioni in Lombardia e negli Stati Uniti, dove l'Fbi sta ora svolgendo "approfondimenti investigativi". Gli accertamenti hanno documentato, in particolare, la penetrazione della cosca nel tessuto economico della piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e la sua capacita' di esercitare un "radicale controllo sugli apparati imprenditoriali, nei settori immobiliare e agroalimentare, con riferimento anche al mercato ortofrutticolo di Milano". Agli arresti: SCIACCA Francesco, PRONESTI Alessandro, PIROMALLI Antonio, SCIACCA Loredana, SCIBILIA Giovanni, SCIACCA Carmela, SACCA’ Rocco, RUCIRETA Nicola, D’ELIA Paolo Vincenzo, D’AGOSTINO Michele, TRUNFIO Francesco, BARBARO Giuseppe, BARBARO Domenico, PIROMALLI Grazia, CORDI’ Francesco, STANGANELLI Domenico, DATO Rocco, MAZZAFERRO Teodoro, FUMO Amedeo, GUERRISI Pasquale, GALLO Pietro, SCIACCA Annunziata, BAGALA’ Carmelo, BAGALA’ Vincenzo, MARTINO Maria, MAZZAFERRO Teodoro, MAZZAFERRO Girolamo, GANGEMI Giuseppe, SERGIO Giovanni, ALVARO Carmine, ARCURI Francesco Cafiero: Antonio Piromalli figura di spicco. Uno degli elementi di spicco che figura nell'elenco dei 33 fermati nell'operazione "Provvidenza", condotta dai carabinieri del Ros contro la cosca Piromalli, é Antonio Piromalli, di 45 anni, figlio di uno dei capi storici del gruppo criminale, Pino, di 72 anni, detenuto al 41 bis da oltre vent'anni. Antonio Piromalli, dopo avere scontato una condanna per associazione mafiosa, era uscito dal carcere nel 2014. Appena lasciata la prigione, per imposizione del padre, Piromalli si allontana da Gioia Tauro, nominando suo braccio destro il cognato Francesco Cordì, e chiede la residenza a Milano, per avviare le attività di riciclaggio dei proventi della cosca. "Dal momento in cui Antonio Piromalli lascia il carcere - ha detto, in conferenza stampa, il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho - viene costantemente seguito, direi passo dopo passo, dai carabinieri del Ros di Roma e di Reggio Calabria, che riescono a ricostruire minuziosamente tutti i suoi contatti. Nonostante i precedenti interventi sanzionatori e di prevenzione, Antonio Piromalli, con spirito suadente e dimostrando grandi disponibilità economiche, convince un gruppo di tecnici e responsabili del gruppo Pradamano di realizzare un centro commerciale all'altezza dello svincolo di Gioia Tauro dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, sui terreni di cui era proprietario il barone Livio Musco, assassinato nel marzo del 2013. Il suo tentativo viene però bloccato dalle indagini del Ros". Il procuratore aggiunto, Gaetano Paci, ha detto che "l'indagine è stata avviata grazie anche alle testimonianze di sei collaboratori di giustizia e conferma la strutturazione internazionale della ndrangheta. Tra i fermati anche sei donne che assicuravano al gruppo la filiera comunicativa attraverso i colloqui in carcere e la consegna dei pizzini agli altri membri della cosca. Un ruolo certo non di secondo piano e suscettibile di ulteriori analisi". Secondo il comandante del Ros, generale Giuseppe Governale, "l'inchiesta di oggi rappresenta un nuovo tassello di una serie di iniziative volte a colpire una volta per tutte la cosca Piromalli. Antonio Piromalli teneva insieme un raggruppamento criminale composto, allo stesso tempo, di elementi più anziani ed altri più giovani, come dimostra l'età dei fermati. Un'organizzazione che gestiva i suoi interessi anche in territorio americano, da Chicago a Detroit, passando per il New Jersey". Sequestrati beni per 40 milioni. eni per un valore complessivo di 40 milioni di euro sono stati sequestrati nel corso dell'operazione antimafia del Ros contro la cosca Piromalli. L'indagine dei Carabinieri e della Procura di Reggio Calabria ha evidenziato, affermano gli investigatori, "la peculiare struttura organizzativa della cosca, imperniata su una base operativa nella piana di Gioia Tauro e una emanazione economico-imprenditoriale attiva a Milano". Le indagini hanno documentato il controllo delle attività del traffico di droga all'interno dello scalo portuale e la penetrazione della cosca nel tessuto economico ed imprenditoriale, con particolare riferimento al settore agroalimentare: accertate l'infiltrazione nel mercato ortofrutticolo di Milano e l'esistenza di una rete di distribuzione di prodotti oleari negli Stati Uniti, facente capo ad un imprenditore italoamericano organico alla stessa cosca. Le risorse di provenienza illecita venivano poi reimpiegate in società di abbigliamento, collegate a noti marchi francesi, e in imprese attive nell'edilizia e nella gestione di strutture alberghiere. Le indagini hanno infine messo in luce la partecipazione della cosca Piromalli nel progetto di realizzazione di un centro commerciale a Gioia Tauro, all'altezza dello svincolo autostradale della Salerno-Reggio Calabria. In mercato agroalimentare business da 16 mld. Gli interessi illeciti nel settore agroalimentare con l'infiltrazione nel mercato ortofrutticolo di Milano e la rete di distribuzione di prodotti oleari negli Usa facente capo ad un imprenditore italoamericano organico alla cosca Piromalli sono la punta di un iceberg del business della criminalità organizzata nell'agroalimentare che vale 16 miliardi all'anno. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente il blitz del Ros contro la cosca dell''ndrangheta con 33 i provvedimenti di fermo emessi dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria. "La malavita si appropria - sottolinea la Coldiretti - di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma compromette in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy". Per la Coldiretti, "gli aspetti patologici dell'indotto agroalimentare, come la lievitazione dei prezzi di frutta e verdura nella filiera che va dal produttore al consumatore, sono - continua la Coldiretti - la conseguenza non solo dell'effetto dei monopoli, ma anche delle distorsioni e speculazioni dovute alle infiltrazioni della malavita nelle attività di intermediazione dai mercati ortofrutticoli ai trasporti". "L'ortofrutta - conclude l'organizzazione - è sottopagata agli agricoltori su valori che non coprono neanche i costi di produzione, ma i prezzi moltiplicano fino al 300% dal campo alla tavola anche per effetto del controllo monopolistico dei mercati operato dalla malavita in certe realtà territoriali". L’intervento, che ha interessato la Calabria, la Lombardia e la Basilicata, ha previsto la contestuale esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 40 milioni di euro. i provvedimenti, eseguiti dal raggruppamento operativo speciale, scaturiscono da un’articolata manovra investigativa avviata in direzione dei vertici dell’ndrangheta reggina, già concretizzatasi: il 15 luglio 2016, con l'arresto nei confronti di 8 indagati per associazione di tipo mafioso e scambio elettorale politico mafioso, nel cui ambito, oltre ad accertare l’operatività di una struttura direttiva occulta della ‘ndrangheta, veniva riscontrato il funzionamento di un organo collegiale denominato “santa” ideato dai vertici delle cosche De stefano e Piromalli (operazione Mammasantissima); il 15 novembre 2016 ed il 19 novembre 2016, con l’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 53 affiliati alla cosca Condello, indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni ed altri delitti, tutti aggravati dal metodo mafioso (operazione Sansone). Il 19 gennaio 2017, con l’esecuzione di un provvedimento di fermo nei confronti 35 soggetti, contigui alla cosca Piromalli responsabili dei reati associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati aggravati dal metodo mafioso (operazione Cumbertazione) L’indagine, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, ha documentato le dinamiche associative e gli assetti mafiosi della cosca Piromalli, accertandone l’ormai definitivo e incontrastato dominio sul locale di gioia tauro e l’egemonia sull’intero mandamento tirrenico, assicurata anche dai rapporti di interazione con le più qualificate articolazioni ndranghetiste della piana di Gioia Tauro. Sul fronte economico, è stata evidenziata la penetrazione della cosca nel tessuto economico e sociale dell’area gioiese e la sua capacità di esercitare un radicale controllo degli apparati imprenditoriali, con specifico riferimento al settore agro-alimentare. L'attività è riuscita inoltre a delineare il quadro degli interessi illeciti gestiti in ambito nazionale e transnazionale dal sodalizio indagato, verificando la disponibilità di ingenti risorse finanziarie reimpiegate in numerose iniziative imprenditoriali e commerciali nel nord-italia e negli stati uniti. L ’indagine, che ha preso le mosse dagli esiti delle operazioni “Cent’anni di storia”, “Maestro”, “Mediterraneo” e “Mammasantissima”, ha accertato la peculiare strutturazione dell’organizzazione, imperniata su una base operativa nella piana di gioia tauro e su un’emanazione economico-imprenditoriale attiva a milano, controllate dal principale esponente della cosca, piromalli antonio classe ‘72 (figlio di uno degli esponenti storici, Piromalli Giuseppe classe ’45), da molti anni residente nel capoluogo lombardo. sul fronte calabrese, le basi operative dell’organizzazione sono state individuate a gioia tauro negli uffici della società edile di pasquale guerrisi, uomo di fiducia di antonio piromalli, e nel casolare di Campagna Girolamo e Teodoro di Mazzaferro, cugini di Giuseppe Piromalli cl’45, ove veniva documentata la costante presenza di esponenti apicali della ‘ndrangheta reggina. In particolare, mazzaferro girolamo e guerrisi pasquale costituivano l’interfaccia calabrese di piromalli antonio, per conto del quale, in aderenza alle direttive che provenivano dal capoluogo lombardo, curavano il complesso degli affari illeciti della cosca, garantendone la leadership sull’intero mandamento tirrenico. i collegamenti con la propaggine milanese erano infatti assicurati da francesco cordi’ e francesco sciacca, cognati del piromalli, anche attraverso un sistema di comunicazioni basato sui cd. pizzini, che il guerrisi aveva il compito di ricevere e instradare ai destinatari finali. A Mazzaferro girolamo, esponente storico della cosca, era stato affidato il compito di: dirimere i contrasti sorti tra gli affiliati alla cosca e costituire altresì un punto di riferimento per risolvere controversie o problematiche anche in ambito non prettamente criminale; gestire, unitamente al fratello mazzaferro teodoro, le operazioni immobiliari e di compravendita di terreni, in molti casi estorti con il ricorso all’intimidazione mafiosa o come contropartita per i prestiti erogati a tasso usurario; prendere decisioni per la conduzione delle attività illecite della cosca, con particolare riferimento al traffico di stupefacenti, pianificando altresì agguati o azioni intimidatorie nei confronti delle compagini criminali che andavano ad interferire sul controllo delle banchine e dei piazzali dello scalo portuale. In relazione a tale ultimo aspetto, le indagini hanno dato conto dei rapporti contrastati tra i Piromalli e Domenico Stanganelli, già organico alla cosca Mole’, per il controllo di alcuni gruppi specializzati nella gestione e fuoriuscita delle partite di cocaina dal porto di gioia tauro. Il dissidio aveva fatto registrare due un attentati a colpi di arma da fuoco all’indirizzo di gaetano tomaselli e giuseppe antonio trimboli, entrambi contigui alla cosca piromalli e dipendenti della società mct di gioia tauro, attiva nelle operazioni di transhipment all’interno dello scalo portuale. in tale contesto, si accertava come i vertici dell’organizzazione, tra cui Girolamo Mazzaferro e Francesco Cordi’, avessero costituito un gruppo di fuoco, pianificando l’omicidio di Michele Zito, braccio destro dei citato Stanganelli, individuato quale esecutore materiale dell’azione intimidatoria. l’evento, ad ogni modo, veniva scongiurato grazie ad una serie di servizi predisposti sul territorio dalle forze di polizia e per l’intervenuta carcerazione dello stesso Zito. Le indagini, anche con il contributo dell’agenzia delle dogane, hanno inoltre messo in luce le infiltrazioni dell’organizzazione criminale in alcuni settori agroalimentari, sia in ambito regionale che nazionale, documentando anche i rapporti transnazionali strumentali allo sviluppo di tali importanti traffici commerciali. Piromalli Antonio, attraverso la società “P.P. Foods srl,”, specializzata nell’operazioni di import-export di prodotti olivicoli ed ortofrutticoli, riusciva ad esercitare un controllo rilevante sulla produzione calabrese in tali settori. Nel comparto oleario, è emerso il prioritario interesse della cosca nell’attività di intermediazione nella vendita dei prodotti di alcune società calabresi, arrivando a controllare di fatto una buona parte della filiera produttiva e commerciale, stabilendo a monte i prezzi di vendita dell’olio, i quantitativi da esportare e le somme da incassare in base al prodotto venduto. E’ stata inoltre individuata la rete di instradamento degli ingenti quantitativi di tali prodotti negli stati uniti, in relazione alla quale gli accertamenti dell’agenzia delle dogane hanno fatto emergere l’esistenza di condotte illecite in ambito commerciale, fiscale e doganale, con presupposti evidenti di riciclaggio di denaro. Grazie alla cooperazione con l’Fbi, è stata compiutamente delineata la struttura organizzativa estera incaricata della distribuzione, facente capo a rosario vizzari, imprenditore residente nel New Jersey, organico alla cosca ed a capo di un’articolata holding, costituita da società di stoccaggio e distribuzione merci, una delle quali con una sede operativa in provincia di Milano. Il predetto, grazie ad una salda rete di contatti tra Boston, Chicago e New york, è risultato in grado di curare l'introduzione di ingenti quantità di prodotti provenienti dalla lavorazione dell’olio di oliva da inserire nel circuito della grande distribuzione collegata alcuni ipermercati americani. in tale quadro, il collaterale organismo statunitense ha in corso una serie di approfondimenti volti ad individuare le operazioni di riciclaggio di denaro di provenienza illecita e riscontrare i delitti di frode in commercio e contraffazione alimentare. altro settore coltivato da antonio piromalli, per il tramite di società di riferimento P&p foods srl, è risultata l’esportazione di prodotti ortofrutticoli verso i mercati del nord Italia, controllando le aziende Ortopiazzola srl” e la Polignanese s.r.l., (sottoposte a sequestro) inserite nel mercato ortofrutticolo milanese, a cui assicurava, per il tramite del consorzio Copam di Varapodio (rc), la fornitura dei prodotti, garantendo, con le note tecniche di intimidazione, prezzi di acquisto concorrenziali e il buon esito delle operazioni commerciali. Sul fronte patrimoniale, le indagini hanno accertato inoltre il reimpiego dei proventi illeciti in società di servizio operanti in Calabria e Basilicata, riconducibili agli affiliati francesco cordi’ e nicola rucireta, documentando come la struttura criminale fosse riuscita ad inserirsi, in modo fraudolento, nella gestione dei servizi di pulizia e catering di alcune strutture turistiche riconducibili ad importanti società di settore. Inoltre, nel campo immobiliare sono stati individuati i prestanome del patrimonio occulto della cosca piromalli ed è stata verificata la disponibilità in capo all’imprenditore alessandro pronesti’ di numerose società di abbigliamento, collegate ai marchi francesi “jennyfer” e “celio”, con punti vendita in alcuni centri commerciali della provincia di Milano e Udine. Da tale segmento investigativo, è emersa infine la partecipazione del vertice dell’organizzazione al progetto di realizzazione di un importante centro commerciale all’altezza dello svincolo gioiese dell’autostrada salerno-reggio calabria, ove i lavori edili nel loro complesso sarebbero stati affidati a ditte locali. l’indagine, oltre ad accertare il pervasivo controllo della cosca piromalli sul tessuto economico e sociale dell’area, con la gestione di ampi settore della produzione agro-alimentare locale, documenta un’inedita operatività criminale transnazionale e costituisce un ulteriore riscontro al primario interesse della cosca nel controllo del porto di gioia tauro. tale inserimento e’ in grado di garantire, infatti, la gestione delle rotte dei traffici illeciti ed una posizione di forza nei rapporti con le altre consorterie criminali.
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