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    La Corte dei Conti fa le pulci alla Regione: inadempiente su taglio costi, doppi pagamenti

     

    La Corte dei Conti fa le pulci alla Regione: inadempiente su taglio costi, doppi pagamenti

    13 ott 16 Anche per il 2015 la Corte dei conti conferma criticità nell'esercizio finanziario della Regione Calabria. È quanto emerge dalla relazione della magistratura contabile presentata questa mattina a Catanzaro in occasione del giudizio di parificazione del rendiconto dell'ente. Le conclusioni della Corte sono state presentate dal presidente Tommaso Salamone, dai giudici Massimo balestrieri, Michela Muti e Elisabetta Usai e dal procuratore regionale Rossella Scerbo. Particolare attenzione è stata dedicata alla situazione delle società partecipate. La Regione, si legge nella relazione, risulta "gravemente inadempiente" in materia di riduzione dei costi degli enti sub regionali. Tra gli altri, la Corte ha segnalato il caso di Calabria Verde che "ha incrementato notevolmente la propria spesa per il personale, per missioni, per la manutenzione di mobili, acquisto e manutenzione di macchine e attrezzature e per la pubblicazione di studi, ricerche, manifesti e latri documenti". Altro punto critico riguarda la spesa per il personale non a tempo indeterminato che secondo le norme in materia andrebbe diminuita del 50%. Invece la Corte ha rilevato che per quanto riguarda la Giunta regionale il totale della spesa per il lavoro flessibile è aumentata a oltre 46 milioni di euro. Giudizio negativo anche sul sistema dei controlli interni. Nello specifico i giudici hanno sottolineato come il piano delle performance venga approvato sempre in ritardo il che "non consente di procedere ad adottare tempestivamente le misure correttive necessarie". Da parte sua la Procura regionale ha focalizzato l'attenzione sulla mancata inventariazione del patrimonio immobiliare della Regione. Al 31 dicembre 2015 la consistenza dei fabbricati inventariati è di 128 milioni mentre quella dei fabbricati non inventariati ammonta a oltre 2 miliardi di euro. In questo stato di cose, secondo il procuratore Scerbo, non si può escludere che vi siano immobili detenuti a vario titolo da terzi con il rischio di usucapione senza che l'ente ne ricavi alcuna entrata. In conclusione per la magistratura contabile catanzarese è concreto il rischio che "le criticità evidenziate si estendano con effetto domino" alle altre amministrazioni come le Asp, enti o organismi partecipati.

    Non spesi 2.7 mln per disabili. La Regione Calabria non è riuscita a spendere i fondi destinati a garantire il diritto allo studio e al lavoro delle persone con disabilità. È quanto emerge dalla relazione della Corte dei conti di Catanzaro chiamata a esprimere il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario del 2015. Secondo quanto scrivono i magistrati, l'ente calabrese "ha restituito allo Stato l'importo complessivo di 2.693.000 euro in quanto non sono state effettuate spese vincolate a favore dei beneficiari". Più in particolare non sarebbero stati investiti fondi pari a un milione e mezzo di euro per l'attuazione degli interventi per il diritto allo studio. Altri 550 mila euro, destinati agli studenti con disabilità, non sarebbero stati spesi. Stessa sorte per i 619 mila euro destinati al diritto al lavoro dei disabili. "La Regione - si legge nella relazione - non è stata in grado di gestire le suddette risorse provenienti dallo Stato".

    Ingiustificabile superficialità, anche doppi pagamenti. La relazione della Corte dei conti di Catanzaro certifica che per i pignoramenti della Regione Calabria "sono avvenute duplicazioni nei pagamenti". Per i giudici emerge "una ingiustificabile superficialità nel gestire le esigue risorse di una delle regioni italiane più povere e disagiate". Particolarmente grave sarebbe "l'inerzia" dei dipartimenti che, secondo quanto si legge nella relazione, causa "maggiori oneri a carico del bilancio regionale e dispendio di risorse che invece potrebbero essere utilizzate a beneficio della collettività". Allo stato il valore del contenzioso ammonterebbe, in considerazione di alcune controversie di valore indeterminabile, a oltre 250 milioni di euro.

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