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    Calcioscommesse, DDA "Tutto ruotava su Neapolis e Pro Patria"

     

    Calcioscommesse, DDA "Tutto ruotava su Neapolis e Pro Patria". Lotito: io non c'entro

    20 mag 15 "Partendo da Pietro Iannazzo, elemento di vertice dell'omonima cosca di Lamezia Terme, abbiamo intercettato dirigenti del Neapolis e da qui abbiamo esteso l'attenzione a tutta la Lega Pro". Lo ha detto stamattina a Radio Anch'io il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, che ha condotto l'inchiesta che ha portato ieri all'operazione "Dirty Soccer". "Abbiamo scoperto così - ha aggiunto Lombardo - che si erano costituite due associazioni che avevano come obiettivo la frode sportiva, una faceva capo al Neapolis e l'altra alla Pro Patria, società attorno alle quali ruotava tutto il sistema".

    Capitano Pro Patria si oppose. Negli spogliatoi della Pro Patria ci fu anche chi alle combine oppose un netto rifiuto e mosse "un atto d'accusa" nei confronti dei compagni di squadra: era il capitano Matteo Serafini oggetto di una conversazione intercettata tra Mauro Ulizio, gestore di fatto della squadra e il ds della Pro Patria, Fabio Tricarico. Tricarico rispose a Serafini di "sfidare a duello" i colleghi che stava accusando. "La conversazione - annotano gli investigatori dello Sco della Polizia - lasciava trasparire quale fosse la questione che Gerolino (Adolfo, calciatore indagato, ndr.) avvertiva l'urgenza di sottoporre all'Ulizio, ottenendone il soccorso immediato". "Il Tricarico - è scritto nel decreto di fermo - informava l'Ulizio di discussioni insorte nello spogliatoio del Pro Patria, laddove Serafini (Matteo, calciatore in forza al Pro Patria) aveva sollevato obiezioni rispetto al momento che stava attraversando in campionato la squadra, coinvolgendo taluni compagni, tra cui Adolfo Gerolino". Il ds del Pro Patria riferiva a Mauro Ulizio, "al quale, non si dimentichi, non faceva capo alcuna qualifica in seno alla società se non un potere di gestione di fatto, che Matteo Serafini aveva mosso un atto d'accusa contro suoi compagni di squadra che il Tricarico non esitava a definire 'uomini' dell'Ulizio, avverso i quali muoveva accuse che li rendevano meritevoli della messa al bando dalla società". Tricarico "andava oltre e illustrava all'Ulizio, per sommi capi, la discussione avuta al riguardo con Serafini asserendo di avere suggerito al calciatore di risolvere la faccenda sfidando a duello i colleghi che stava accusando, pur di scansare, a suo dire, l'obiezione che il Serafini aveva sollevato".

    Lotito "Io non c'entro": "Basta! Basta! Che deve fare Lotito, eh? Deve sparire, puff! Deve annientarsi, vaporizzare? Perché mi tirano sempre in mezzo a qualche schifezza, perché? Lei non scriva niente, niente di niente. Però, io sono proprio stufo, io Brescia non so manco 'ndo sta, capito? Dove sta Brescia? Boh. Ce so' mai stato a Brescia? No, mai messo piede a Brescia...". Parole di Claudio Lotito, i un'intervista pubblicata dal Corriere della Sera. Il presidente della Lazio parla delle intercettazioni emerse dall'inchiesta sul calcioscommesse tra Vittorio Galigani, ex direttore sportivo di numerose società e commentatore della rivista TuttoLegaPro.com, ed Ercole Di Nicola, direttore sportivo de L'Aquila, e pubblicate nell'ordinanza della Dda di Catanzaro. Galigani, intercettato, sostiene che Lotito sia proprietario oltre che di Lazio e Salernitana, anche di Bari e Brescia. "Siccome il presidente del Bari mi chiama - protesta Lotito - io divento automaticamente pure il presidente del Bari! La verità è che il sottoscritto, Claudio Lotito, dà un fastidio tremendo", "perché con Lotito il risultato è ga-ran-ti-to! Schiattano d'invidia quando vedono quello che ho fatto con la Lazio e la Salernitana, due veri capolavori, e non riescono a capacitarsi che tutti gli incarichi che ho nelle istituzioni del calcio italiano non li ho estorti". Sulla frase secondo cui ricatterebbe Macalli e Tavecchio, Lotito afferma: "Chiamateli e chiedeteglielo: vi ricatta Lotito? Facessero tutti gli accostamenti che vogliono. Io sono una persona che ha un solo scopo: mo-ra-lizza-re il calcio". "Bisogna scartavetrare via tutto il marcio".

    Lotito e Tavecchio. Lui si definisce il "moralizzatore" del mondo del pallone: ma per chi conosce i giochi di potere che avvengono nelle stanze che contano in via Allegri è "il magno Claudio", "che continua ad imperversare" fino a "ricattare" il presidente della Figc Carlo Tavecchio e quello della Lega Pro Mario Macalli. Nelle carte dell'inchiesta di Catanzaro sull'ennesimo scandalo scommesse - come se tutti i precedenti non avessero neanche sfiorato certi ambienti - spunta Claudio Lotito. Il presidente della Lazio non è indagato, ma di lui e del suo ruolo negli apparati che governano il calcio parlano uno degli arrestati, il direttore sportivo dell'Aquila Ercole Di Nicola, e Vittorio Galigani. Quest'ultimo è stato direttore sportivo di diverse squadre, dalla A alla C, e attualmente scrive sulla rivista on line TuttoLegaPro.com, un sito che segue fin nei minimi dettagli quel che accade in Lega Pro, proprio quel campionato dove, hanno accertato gli investigatori, 17 incontri sono stati truccati. Il 15 gennaio scorso, Galigani pubblica un articolo in cui parla di una "governance" della Lega Pro "in grande confusione" e di "un misero tentativo di golpe" da parte di Macalli in relazione al voto dell'assemblea di un mese prima, che aveva respinto il bilancio. Golpe che "si frantuma nel silenzio assordante della Figc". L'articolo si chiude con un paragrafo su Lotito che, "dicono i bene informati per la Lega Pro stia cambiando strategia: all'ultimo momento vorrebbe ricandidare Macalli e affidare il direttivo ai soli presidenti. Sul tavolo pone però una pregiudiziale: il voto. In cambio, dice lui, porterebbe in Lega Pro uno sponsor". Gli stessi argomenti finisco nella telefonata con Di Nicola, ma affrontati con tutt'altri toni. Galigani infatti, scrivono gli investigatori, "lamentava una diffusa quanto generale atmosfera di prevaricazione e malaffare imperante in seno agli organi di potere della Lega Pro". Dando prova "di quanto radicato fosse il malcostume nelle stanze del calcio professionistico italiano". A dare il via allo sfogo è Di Nicola: ho visto il tuo editoriale su tutto Lega Pro - dice - ...hai attaccato Lotito a tutto andare!". "Ma deve andare a casa deve andare - risponde Galigani - racconto storie vere, non è che racconto favole...Lotito ha rotto i coglioni...il motivo del dissidio è Lotito, non è Ma...Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti in mano alle...come si dice...si in mano a Lotito, che li ricatta, c'è pure che lui pensa che aveva diritto di fare il vicepresidente". L'ex ds spiega poi come stanno le cose: "in Federcalcio, se lui lascia la sua poltrona a Macalli, c'è un motivo, se lui perde...una cosa che molti non hanno compreso ..questa maggioranza della Lega, della Federcalcio, esiste in funzione del 17% della Lega Pro, se lui perde il 17% della Lega Pro salta tutta la Federcalcio...la sua stanzetta che ha lassù al quinto piano di via Allegri, lo cacciano". Claudio Lotito non è l'unico argomento della telefonata. I due infatti parlano anche di Adriano Galliani e di Infront, advisor della Lega calcio nonché società leader in Italia nella gestione dei diritti sportivi. Non un soggetto qualunque ma il vero motore del pallone. "Dimmi una cosa - chiede al suo interlocutore Di Nicola - lui (Lotito, ndr) è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia?". "Lui adesso - risponde Galigani - con Infront insieme a Galliani, che è un paraculo Galliani, hanno preso anche il Brescia. Infront è Galliani. Infront è Galliani!". "Quindi - chiosa Di Nicola - Lazio, Salernitana, Brescia e Bari!".

    Codacons "Tifosi parte lesa". "Il Codacons presenta una formale richiesta di costituzione di parte offesa nel procedimento sul calcioscommesse aperto dalla Procura della Repubblica di Catanzaro". Ne dà notizia, con un comunicato, l'associazione dei consumatori "che nella vicenda - si aggiunge - rappresenta gli utenti e i tifosi, evidentemente danneggiati dal fenomeno delle partite truccate". "Ci costituiamo oggi parte offesa - afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - in rappresentanza della categoria dei tifosi italiani, soggetti lesi sul piano morale e patrimoniale dalle alterazioni delle partite e chiederemo un risarcimento danni milionario nei confronti dei responsabili di quella che è a tutti gli effetti una truffa a danno della collettività". Il Codacons annuncia anche la pubblicazione di un modulo sul suo sito "attraverso il quale - si afferma ancora nel comunicato - i tifosi delle squadre coinvolte nell'inchiesta della Procura potranno chiedere un indennizzo per gli incontri pilotati. Il danno subito da una moltitudine di soggetti è evidente: chi ha speso soldi per accedere agli stadi, per abbonamenti, trasferte, scommesse relative alle partite truccate, potrà chiedere un risarcimento ai responsabili degli illeciti, oltre che il danno sul piano morale, per la lesione della buona fede con cui un tifoso segue la propria squadra del cuore".

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