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    Ance Calabria denuncia "crolo appalti opere pubbliche per 700 mln di euro"

     

     

    Ance Calabria denuncia "crolo appalti opere pubbliche per 700 mln di euro"

    27 lug 15 Un crollo da oltre settecento milioni di euro. Da più di un miliardo ad appena 359 milioni. Un calo del 66% degli appalti pubblici nel primo semestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Sono questi, è scritto in una nota di Ance Calabria, "i dati che certificano la crisi ormai sistemica che attanaglia l'edilizia calabrese per cause imputabili soprattutto alla malaburocrazia". "Quella abbiamo di fronte - afferma Francesco Berna, presidente di Ance Calabria, in relazione a quanto rivelato dall'osservatorio Cresme Europa Servizi - è una situazione ormai insostenibile che peggiora di anno in anno e che rischia di segnare il definitivo collasso del settore". Nella ricerca spicca l'ultimo posto della Calabria che vede più che dimezzarsi il valore dei lavori pubblici rispetto al primo semestre del 2014, registrando un crollo pari a 2/3 del totale. "Il calo degli appalti - prosegue Berna - è devastante se rapportato anche solo allo scorso anno quando la crisi era già gravissima. Un quadro che, a nostro avviso, è legato sostanzialmente a due fattori fondamentali. Da un lato abbiamo la mancanza di finanziamenti e di progettualità e, per altro verso, la completa inadeguatezza delle stazioni appaltanti e di molte professionalità che vi operano, per certi versi anche poco motivate. Uffici in cui si adottano procedure obsolete e non più al passo con i tempi. Appare del tutto evidente che ci troviamo di fronte ad uno scenario che va addirittura oltre la crisi stessa, configurando di fatto un vero e proprio tracollo dell'intero sistema produttivo. Tutto ciò deve spingerci verso soluzioni immediate e interventi mirati per cercare di rendere finalmente efficiente il sistema degli appalti in una regione come la Calabria che dimostra, purtroppo, di essere il fanalino di coda all'interno del sistema Paese. Abbiamo una burocrazia dal passo troppo lento ed è ora che si svegli e che inizi a riorganizzarsi su modelli operativi innovativi e capaci di stimolare investimenti e crescita. In tal senso ci rivolgiamo alla Giunta regionale, anche in considerazione del nuovo corso politico istituzionale che è appena iniziato, affinché metta mano in tempi brevissimi a questo settore la cui caduta rischia di compromettere l'intera prospettiva di rilancio dell'economia calabrese e di tenuta dei livelli occupazionali. Ci aspettiamo un intervento profondo sul sistema degli appalti che dovrebbe, secondo noi, essere riorganizzato attraverso un'unica stazione regionale davvero efficiente. Un nuovo modello capace di razionalizzare i processi operativi e facilitare l'attivazione degli investimenti, guardando anche alle opportunità che oggi offre la tecnologia. E' a dir poco paradossale che esista una piattaforma telematica di e-procurement tutta italiana, la BravoSolution, che nel nostro Paese non trova quasi applicazione e che ha consentito in soli tre mesi, in Inghilterra, di mandare in appalto una grande opera infrastrutturale da diciassette miliardi di sterline. E noi non riusciamo a bandire gare per cifre infinitamente minori. Ci rivolgiamo in particolare al nuovo assessore alle Infrastrutture e Lavori pubblici, Roberto Musmanno, la cui profonda esperienza nel settore dell'ingegneria gestionale costituirà senza dubbio un validissimo punto di riferimento nell'interlocuzione con le imprese". "Siamo certi - conclude Berna - che il nuovo assessore saprà farsi interprete di queste istanze e aprire un confronto a tutto campo su queste problematiche che sono di natura prettamente organizzativa. Proprio la mancanza di organizzazione è uno dei principali mali della nostra regione. Per questo crediamo che si debba avviare un percorso sinergico che porti anche all'attivazione di un circuito di assistenza tecnica in grado di favorire nuovi progetti. Occorre però imprimere una forte accelerazione su tutti i fronti perché come dimostrano impietosamente tutti gli indicatori economici, di tempo non ne abbiamo più".

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