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Mons. Morosini "No a false sirene dell'antimafia di professione"
Mons. Morosini "No a false sirene dell'antimafia di professione" 04 set 13 ''Non lasciamoci ammaliare dalle false sirene dell'antimafia di professione, alla quale importa la lotta, felici di lottare; a noi importa la salvezza della persona, perché Gesù ama il peccatore e vuole che si converta e viva. Scrivano quel che vogliono, esprimano pure i loro giudizi velenosi e critici: noi restiamo forti dalla parte di Cristo, purché naturalmente da quella parte ci stiamo veramente''. E' questo uno dei passi del messaggio di saluto rivolto ai fedeli della Diocesi di Locri-Gerace da mons. Giuseppe Fiorini Morosini che si appresta a diventare arcivescovo di Reggio Calabria-Bova. ''Mi ha amato, dice Paolo di Gesù. E' con questo sentimento di Gesù - ha aggiunto - che in questi anni ho cercato di guidare la nostra Chiesa diocesana nell'affrontare la piaga dolorosa della 'ndrangheta. La Chiesa non può inchinarsi sul male che con il cuore amorevole di Gesù, che ha proclamato con forza e rigore l'urgenza della conversione, ma che poi ha allargato il cuore al perdono e alla misericordia. Anche per questo siamo stati attaccati, giudicati male, condannati, messi qualche volta alla gogna mediatica. Prima si diceva, la 'ndrangheta fioriva perché la Chiesa taceva; adesso che parla, la 'ndrangheta cresce perché la Chiesa è facile al perdono. Di tanto in tanto sono sorti degli esperti pastoralisti, si fa per dire, del mondo laico che pretendono salire sulle cattedre di teologia e dire se dobbiamo dare i sacramenti o rifiutarli, se dobbiamo etichettare come mafiosi e chi. Sono sirene che non ci ammaliano: la Chiesa sa ciò che deve fare. Camminiamo diritti sulla strada intrapresa della formazione delle coscienze e sulla denuncia, ed avremo assolto al nostro compito''. ''Un impegno - ha sostenuto mons. Morosini - non lasciamo cadere: quello di stimolare i responsabili della cosa pubblica a non portare avanti nella Locride solo una politica anti, cioè repressiva, ma pro, cioè di promozione del territorio. In questi cinque anni sono intervenuto più volte in tal senso, ma non vedo ancora cambiamenti rilevabili''. Il presule ha anche sostenuto che ''e' con spirito di fede che ho accettato il trasferimento da Locri: la sede di Reggio non era nei miei pensieri, nei miei desideri, nelle mie aspettative o nelle mie speranze. Egoisticamente cominciavo a pensare a qualche frutto, desiderato non tanto per gratificazione personale, ma come spinta a percorrere altra strada e andare avanti sicuro e pieno di entusiasmo. Così non è stato, e la mia speranza si è infranta in Nunziatura, quando ho ricevuto l'invito a lasciare Locri per Reggio. Non sono valse le mie osservazioni, tra le quali quella condivisa da tanti di voi, che cioè anche alle piccole Diocesi bisogna garantire di compiere un tranquillo percorso di crescita sotto la guida di un Vescovo, senza cambiare continuamente. Mi rimaneva l'arma del rifiuto. Ma mi sono ricordato della frase citata di Paolo: Vivo nella fede. E allora, come Abramo, ho detto: lascio e parto, nel nome della fede nel Signore Gesù''.
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del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto |