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    Bergamini fu ucciso, lo dicono i RIS

     

    Il papà e la sorella di Denis in una manifestazione a Cosenza

     

    Bergamini fu ucciso, lo dicono i RIS. L'amico Simoni "Presentai io Isabella a Denis"

    16 mag 13 Il tipo di ferite inferte e l'analisi degli oggetti e degli indumenti indossati nel momento della morte. Sono gli elementi alla base della perizia dei carabinieri del Ris di Messina che hanno determinato la svolta nelle indagini sulla morte di Denis Bergamini, con l'esclusione dell'ipotesi del suicidio e giungendo alla conclusione che il calciatore del Cosenza fu ucciso. Il Ris di Messina ha lavorato meticolosamente su tutti gli elementi raccolti e confrontando anche alcune fotografie del ritrovamento del cadavere con gli esiti dell'autopsia sul corpo del calciatore. Le indagini scientifiche hanno escluso in modo categorico che Bergamini, come fu detto all'epoca, si sia gettato davanti ad un camion Fiat Iveco 180, venendo poi trascinato per una sessantina di metri. Per confutare questa ricostruzione sono state prese in esame, in primo luogo, le ferite sul calciatore, che per i Ris sarebbero state inferte con il corpo già sdraiato a terra. Ci sono poi alcuni oggetti che Denis aveva addosso nel momento della morte e che sono stati custoditi dai familiari fino al giorno in cui sono stati consegnati ai carabinieri della sezione scientifica dell'Arma. Per i Ris è impossibile che le scarpe, un paio di mocassini, l'orologio e la catenina di calciatore non abbiano riportato alcun danno nel trascinamento del corpo sotto le ruote di un mezzo pesante. Il giorno della morte di Bergamini pioveva e, secondo i verbali dell'epoca, il calciatore camminò sul terreno fangoso prima di morire. Ma terriccio, sulle scarpe, non ne sarebbe stato trovato. Su quest'ultimo particolare, dalle indagini emerge anche un particolare inquietante. Negli anni scorsi il padre del calciatore ha ricevuto un lettera con all'interno delle fotografie che ritraevano del terriccio. Anche sul fronte dell'ora della morte i Ris hanno dovuto compiere meticolose ricerche. Sono state infatti analizzate alcune fotografie del cadavere di Bergamini in cui si vede l'orologio che il calciatore aveva al polso nel momento in cui é morto. Le lancette segnano un'ora diversa rispetto a quella (le 19.30) che fu indicata dai carabinieri per il decesso di Bergamini.

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    L'amico Simoni "Presentai Isabella a Denis". E' stato l'artefice del loro primo incontro, il più caro amico nello spogliatoio e con il quale ha condiviso quattro anni di vita sportiva nella stessa casa, tra allenamenti, ragazze, feste e tante confidenze. Gigi Simoni, ex calciatore e omonimo dell'ex allenatore interista, era uno degli amici più fidati di Donato 'Denis' Bergamini morto - suicida, si disse all'epoca - il 18 novembre 1989, sodale nella vita calcistica come in quella quotidiana e non ha mai creduto a quella versione. Oggi, appreso dell'avviso di garanzia per concorso in omicidio volontario notificato a Isabella Internò, ex fidanzata di Donato, non cade dalle nuvole: "E' il primo passo verso la verità, una verità attesa 24 anni - dice Simoni al telefono con l'Ansa - Adesso spero che Denis trovi finalmente pace nell'aldilà e la sua famiglia la giusta serenita". "Ho sentito delle ultime novità e sono contento che qualcosa si stia muovendo anche se tutti siamo innocenti fino all'ultimo grado di giudizio. La tesi del suicidio non ha mai retto - ripete l'ex n.1 del Cosenza - chi conosceva Denis non ha mai pensato che potesse fare un gesto del genere, lo pensava all'epoca e a maggior ragione lo pensa oggi, ancor di più dopo le decisioni della magistratura. In noi amici non è mai morta la speranza di vedere un giorno la verità uscire fuori e di pensare che Denis non si sia tolto la vita". Il rapporto tra Denis e Isabella, ricostruisce Simoni, "é sempre stato tumultuoso, ma è normale considerando che noi calciatori siamo comunque personaggi 'appetibili' per le ragazze. Isabella la ricordo come una ragazza possessiva e gelosa, come tutte le ragazze del sud. Io ho vissuto 4 anni con Denis, compagni di casa e ho visto passo passo l'evoluzione del loro rapporto che è stato a volte litigioso ma mai 'pericoloso'. Io all'epoca del fatto ero a Pisa, ero stato ceduto l'anno prima, e mai, ripeto mai, avrei pensato potesse accadere una cosa del genere. Nei 4 anni anni in cui ho vissuto con lui a Cosenza non ho mai visto quel rapporto come un pericolo. Uscivamo insieme, andavamo a cenare e a ballare insieme, ho assistito a qualche litigio, ma poi tutto tornava come prima. Denis veniva da me, un giorno mi diceva che si era lasciato e tempo dopo tornava e ripeteva che aveva ripreso a vedere Isabella "perché - mi diceva - mi piace troppo". Donato era un tipo chiuso e riservato e non ha mai negato, a me per primo, che Isabella gli piacesse tanto. Denis era un professionista serio, per lui prima di tutto veniva il calcio e poi il resto, zero scappatelle. Mai stato playboy o sciupafemmine anche se aveva 20 anni e come tutti i ragazzi di quell'età le ragazze gli piacevano. Sono stato io tra l'altro a presentare Isabella a Denis. Io ero a Cosenza già da un anno e l'avevo conosciuta. Quando lui arrivò una sera gliela presentai e da lì è cominciato tutto. Diciamo che sono stato io, purtroppo, l'artefice del loro incontro. Certo, quello che successo dopo è accaduto ben 4 anni dopo, un rapporto tra altri e bassi ma mai un rapporto 'pericoloso'. Io poi fui trasferito al Pisa e con Denis ci sentivamo spesso anche se non la quotidianità che oggi possono permettere il cellulare o internet che all'epoca non c'erano. Ricordo che lo sentii pochi giorni prima ed era sereno e tranquillo, nulla che potesse far presagire quello che poi è accaduto"

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