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    Papa dai Monaci a Serra San Bruno "Umanità snaturata da realtà virtuale"

     

     

    Papa dai Monaci a Serra San Bruno "Umanità snaturata da realtà virtuale"

    09 ott 11 L'umanità e i giovani subiscono una "mutazione antropologica", sono snaturati dal "rumore di fondo" delle città e dallo sviluppo dei media, con la "virtualità che rischia di dominare sulla realtà". Lo ha detto il Papa nella certosa di Serra San Bruno. Il Papa ha citato il "progresso tecnico" nei "trasporti e telecomunicazioni", il "rumore" sempre presente anche di notte, le "persone immerse in una realtà virtuale, con messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera": i giovani, "nati già in questa condizione", "sembrano voler riempire di musica e immagini ogni momento vuoto", una "tendenza" che diventa "mutazione antropologica": le persone non sono più capaci di silenzio e solitudine"

    Ambiente sociale inquinato da interessi economici. "L'ambiente delle nostre società" va "bonificato", perché è "inquinato" da una "mentalità disumana" "dominata dagli interessi economici". Lo ha detto il Papa, incontrando alcune decine di persone all'esterno della certosa di Serra San Bruno, affidata ai cisternini. Per "bonificare" la società, ha spiegato Benedetto XVI, i monaci svolgono una funzione, e i monasteri sono "indispensabili". "Se nel medioevo i monasteri sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, - ha detto papa Ratzinger dopo aver salutato l'arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, e il sindaco di Serra, Bruno Rosi - oggi servono a 'bonificare' l'ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. In questo clima non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune. Il monastero invece è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo".

    Chiesa ha bisogno dei Monaci: Per il Papa esiste un "legame profondo" tra il papato e la vita contemplativa dei monaci, tra il "servizio pastorale all'unità della Chiesa" che è del pontefice e la vita monastica. Lo ha detto durante i vespri recitati nella antichissima certosa di Serra San Bruno. "La comunione ecclesiale - ha detto - ha bisogno di una forza interiore", e la Chiesa ha bisogno dei monaci, "per far scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell'amore di Dio". I certosini, ha commentato Benedetto XVI, custodiscono "con particolare cura" "il silenzio e la solitudine", e hanno molto da dire a una umanità che il "progresso tecnico", soprattutto "nel campo dei trasporti e delle comunicazioni" "ha reso più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa". La "radicalità" della scelta di questo tipo di vita monastica, ha sottolineato papa Ratzinger, può aiutare gli uomini e i giovani, immersi nel rumore e nei messaggi virtuali, a riscoprire "silenzio e solitudine", contro quella "mutazione antropologica" rischia di snaturarli. Soprattutto i giovani, ha osservato, "sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto".

    Il Papa nel silenzio della Certosa. Piove e fa freddo a Serra San Bruno. Segni tangibili dell'arrivo incipiente dell'inverno dopo le temperature estive dei giorni scorsi. Nonostante questo in diecimila attendono Papa Benedetto XVI che si appresta a visitare la Certosa, luogo simbolo del silenzio, della spiritualità e della contemplazione. Una spiritualità alla quale anela anche il Pontefice, che già nel saluto ai fedeli che lo attendono dice che è un grande privilegio avere nella propria città una "cittadella dello spirito come è la Certosa". Ripercorrendo le orme del suo connazionale San Bruno da Colonia, che qui fondò l'ordine dei certosini nel 1090, Papa Ratzinger, varca il portone in legno massiccio che racchiude i monaci nel loro tradizionale silenzio a bordo della Papamobile. Il mezzo percorre un centinaio di metri, dando modo al Pontefice di ammirare la struttura della Certosa, i resti della quattrocentesca cinta muraria ed i ruderi della facciata rinascimentale della Chiesa, a ricordo del terremoto che nel 1873 distrusse gran parte della struttura. Quando la Papamobile si ferma davanti all'ingresso della chiesa, tra i certosini si nota un certo fermento. Pochi dei 18 che vivono a Serra San Bruno erano qua quando, nel 1984, la Certosa fu visitata da un altro Papa, Giovanni Paolo II. E quando il Santo Padre varca la porta d'ingresso, un applauso caloroso si leva dai monaci, in piedi davanti ai loro scranni in legno che costeggiano le pareti. Il Pontefice entra e sorride. Quindi prende posto al lato sinistro dell'altare. E' il priore Jacques Dupont a porgere il saluto. "Santo e amatissimo papa - dice il priore - la sua venuta ci concede un evento di grazia". Nel suo breve intervento, padre Dupont con parole semplice ricorda la filosofia dei certosini, eremiti per tutta la settimana, quando vivono gran parte della giornata nel chiuso delle loro celle senza scambiare parola con gli altri anche nei momenti conviviali come la messa della notte, per poi vivere in comunità la domenica. "Teniamo accesa la lampada della preghiera - dice - nel silenzio e nella contemplazione. Siamo consapevoli di occupare un posto marginale nella Chiesa ma non cerchiamoo di convincere nessuno. L'amore non si giustifica. La nostra solitudine si apre alla comunità universale". Il Papa segue attento le parole del priore, quindi, insieme ai monaci, recita i vespri con particolare partecipazione. E quando arriva il momento dell'omelia, lancia il suo messaggio a tutto il mondo della Chiesa: "Sono venuto qui per dirvi che la Chiesa ha bisogno di voi e che voi avete bisogno della Chiesa. Il vostro ruolo non è marginale: nessuna vocazione è marginale nel popolo di Dio. Anche voi, che vivete in un volontario isolamento, siete in realtà nel cuore della Chiesa e fate scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell'amore di Dio". A conclusione dei Vespri, il Santo Padre vuole conoscere personalmente tutti i monaci, uno ad uno. Tutti si inginocchiano davanti al Pontefice. E per tutti Papa Ratzinger ha una parola ed un gesto affettuoso. La visita volge al termine. Prima di andarsene, il Pontefice chiede di vedere una delle celle che ospitano la vita immersa nel silenzio dei monaci, quindi riparte alla volta dell'aeroporto di Lamezia Terme per fare ritorno a Roma. Non prima, però, di ricevere nuovamente un saluto gioioso da parte dei certosini che lo accompagnano sino alla Papamobile. La visita si conclude tra i volti sorridenti dei monaci. Ognuno di loro arricchito dalla visita del Papa. Ma anche il Pontefice, sicuramente, ha ulteriormente arricchito la sua spiritualità con la visita nella Certosa di Serra San Bruno.

    Il discorso del Sindaco di Serra San Bruno. "Santità, è con grande commozione e profonda gratitudine che Le porgo il benvenuto nella città di Serra San Bruno. A salutarLa e ringraziarLa per la Sua sensibilità per avere fortemente voluto esªsere presente tra di noi, è la città che, a distanza di mille anni, nonostante il contiªnuo evolversi di un mondo pieno di insidie di ogni genere sopratutto per i giovani e dove il consumismo spesso offusca i valori dello spirito, continua a custodire gelosamente ed ancora intatto l'inestimabile patrimonio spirituale lasciato in ereªdità da San Bruno, Suo connazionale e fondatore dell'Ordine Certosino, e testiªmoniato dalla Certosa (che rappresenta, senza timore di smentita, l'eccellenza delªla Calabria) e giorno dopo giorno portato avanti con grande sacrificio e assoluta dedizione dai Padri Certosini". Così Bruno Rosi,Sindaco di Serra San Bruno nel suo saluto al Papa. "Santità, l'aver voluto concludere la Sua visita qui, farà di questa giornata, non solo per Serra San Bruno ma per la Calabria intera, una data memorabile che rimarrà scolpita nei secoli avvenire in maniera assolutamente indelebile. Ciò è teªstimoniato dal fatto che, dopo solo appena 27 anni e 5 giorni la visita del Beato Giovanni Paolo II, che di per sé era stato un evento eccezionale, un miracolo per Serra San Bruno, Lei, Santo Padre, suo successore, ha sentito il bisogno di riperªcorrere la medesima strada, Onorando con la Sua presenza il meraviglioso e straordinario luogo che mille anni fa San Bruno ha scelto per servire Dio nel silenzio e nella solitudine e da dove poi, alla fine dei suoi giorni, si è a lui ricongiunto. La Sua presenza qui oggi, Santità, rappresenta per Serra San Bruno un'altro dono di inestimabile valore, un altro miracolo che San Bruno, già Protettore ed oggi Patrono di questa città, con la sua intercessione ha voluto ancora una volta elargiªre dal Regno dei cieli. Con la consapevolezza che la giornata odierna rappresenta un nuovo impulso per rinvigorire e fortificare ancora di più l'inestimabile patrimonio spirituale di cui questa città è fiera depositaria e beneficiaria, grazie alla benevola intercessione di San Bruno, siamo desiderosi di accogliere, Santità, la Sua parola come prezioso sostegno per il cammino, non sempre agevole, che questa comunità e l'intera Calabria hanno davanti in un momento così delicato.Ancora una volta grazie per aver voluto farci dono della Sua presenza e per aver voluto certificare alla Calabria, all'Italia ed al mondo intero la presenza quotidiana di Dio in questo luogo, tramire l'opera di San Bruno testimoniata dalla Certosa e portata avanti dai padri Certosini suoi seguaci. A nome della città che fù del Santo, di cui porta il nome, ancora una volta grazie, Santità".

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