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    DNA: Almeno 500 affiliati alla ndrangheta in Lombardia. Ottimo lavoro della Bocassini

     

     

    Direzione Nazionale Antimafia: Almeno 500 affiliati alla ndrangheta in Lombardia. Ottimo lavoro della Bocassini

    09 mar 11 Sono almeno 500 gli uomini affiliati alla 'ndrangheta in 'locali' - territori di base in cui è organizzata l'attività criminale - in Lombardia. E' quanto emerge, fra l'altro, dalla relazione della Direzione nazionale antimafia (Dna). Le indagini hanno accertato che nella regione sono operativi i 'locali' di Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio, e Seregno. Ma certamente - viene sottolineato - ne sono presenti altri. Il 'locale' operante sul territorio lombardo è formato dall'aggregazione di 'ndrine distaccate che hanno riprodotto la forma organizzativa propria dei 'localì di provenienza. Il 'locale' al suo interno ha una forma organizzativa piramidale al vertice del quale vi è il capo locale. Le 'ndrine operanti a Milano e in Lombardia - scrivono i magistrati - a un certo punto hanno avvertito la necessita' di darsi una struttura di coordinamento, in seguito denominata 'la Lombardia', che è diventata il punto di raccordo di tutti i 'locali' esistenti. Peraltro - viene fatto notare - i rapporti con la casa madre non sempre sono stati idilliaci, sono certamente esistite frizioni tra Milano e Reggio Calabria. Tra i tanti particolari interessanti analizzati il fatto che la 'ndrangheta rimane impermeabile, vista la sua struttura su base familiare, al fenomeno del 'pentitismò. E poi il fatto che la Lombardia non è più una 'isola felice' non solo per la presenza delle mafie storiche del Sud, ma anche per la crescente presenza di organizzazioni criminali straniere (composte dapprima da turchi, cinesi, marocchini, sudamericani e quindi da albanesi, russi e slavi). Riguardo invece al narcotraffico la presenza dei tre aeroporti di Linate, Malpensa e Orio al Serio, fa del territorio un crocevia dello sbarco di sostanze stupefacente.

    La 'ndrangheta è presente però anche "in Piemonte, tradizionale territorio di insediamento di numerose cosche calabresi; in Liguria che, assieme al Piemonte e alla Lombardia, fa parte dell’area più produttiva dell’intero Paese; in Toscana, ove è confermata la presenza di ramificazioni dei sodalizi calabresi attivi nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia; nel Lazio ed in particolare a Roma e nel basso Lazio; in Abruzzo, ove sono emersi inquietanti interessi, negli appalti per la ricostruzione dopo il sisma che ha colpito il capoluogo nell’aprile 2009; in Umbria ed Emilia Romagna, ove risultano insediate strutture ndranghetistiche". Per quanto attiene ai rapporti sul territorio, insomma, "è oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale, tanto da rendere sostanzialmente irrilevante, e comunque, in posizione subordinata, ogni altra presenza mafiosa di origine straniera". La 'ndrangheta inoltre, si è da tempo proiettata anche verso l’Europa, il Nord America, il Canada, l’Australia. Le numerose indagini concluse e quelle in corso "confermano il ruolo della organizzzione quale leader europeo nel traffico di cocaina e conclamano l’esistenza di comprovati rapporti negoziali illeciti con potenti organizzazioni straniere spagnole, africane, sudamericane e statunitensi". Le proiezioni all’estero della 'ndrangheta sono riscontrabili in Germania, Svizzera Olanda, Francia, Belgio, Penisola Iberica, Canada e Australia: soggetti che operano per conto delle cosche calabresi, inoltre, sono stati "tracciati" in Europa orientale, Usa, America centrale e meridionale. "Non trascurabile" nemmeno "il rapporto con i paesi dell’Est e con le mafie ivi presenti, in particolare con Bulgaria ed Albania, finalizzato alla creazione di nuovi mercati di approvvigionamento e distribuzione di droga di vario genere".

    La Direzione nazionale antimafia (Dna) valuta, in sintesi, piu' che positivamente le misure di contrasto patrimoniali alla 'ndrangheta applicate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. ''Da evidenziare ulteriormente - si legge fra l'altro nella Relazione annuale della Dna - la particolare efficacia delle metodologie d'indagine utilizzate nell'ambito dei procedimenti penali di cui si è sopra riferito con particolare riferimento alla presenza della 'ndrangheta sul territorio, a far data dall'11.01.2010 e cioé da quando il Procuratore Aggiunto Boccassini ha assunto l'incarico di Delegato alla Direzione Distrettuale Antimafia". Procedimenti che "hanno portato all'aggressione delle singole associazioni criminali sotto il profilo patrimoniale, utilizzando il seguente 'protocollo': a) misure reali (sequestri preventivi per equivalente, sequestri ai sensi dell'art. 12 sexies d.l. 306/92 e sequestri di prevenzione); b) attivando la misura di prevenzione patrimoniale di cui all'art. 3 quater L. 575/1965 (sospensione dall'amministrazione dei beni da parte degli imprenditori che agevolano in qualsiasi modo i soggetti indiziati di appartenere ad associazioni mafiose); c) contestando reati fallimentari, societari e fiscali nei confronti di imprese in decozione gestite in via diretta o indiretta dalla criminalità organizzata; d) contestando gli illeciti amministrativi ex D.L.vo 231/01 a imprese nel cui interesse sono stati commessi reati aggravati ai sensi dell'art. 7 d.l. 152/1991". E ancora "e) la gestione "produttiva" dei beni in sequestro: vendendo immobili o dandoli in locazione a prezzi di mercato; risanando aziende attraverso la cessione di iniziative immobiliari a imprenditori non collusi; sequestrando quote sociali e nominando nuovi amministratori nelle società gestite dall'organizzazione". Vengono quindi ricordati, in una lunga lista, i risultati concreti.

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